Missiroli, Missiroli, Missirooooooooooliiiiiii. Era il 18 maggio 2013 e Simone, insieme ai suoi compagni, scriveva una delle pagine più belle della storia del Sassuolo. SassuoloNews.net ha avuto il piacere di intervistare proprio Simone Missiroli, uno dei giocatori neroverdi più amati dai tifosi. Arrivato nel gennaio del 2012 a Sassuolo, in Serie B, dopo un grande investimento da parte della proprietà, è rimasto fino al 2018, fino all'arrivo di De Zerbi. Ha vissuto gran parte della cavalcata neroverde, partendo dalla B, poi la A e anche l'Europa. Simone Missiroli si è raccontato, parlando delle ultime esperienze a Cesena e a Ferrara con la SPAL, ma soprattutto degli anni indimenticabili a Sassuolo. Ecco le sue parole.
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Simone sei ripartito dalla C, accettando la sfida del Cesena. Siamo nella parte finale della stagione per cui ti chiedo un bilancio della tua esperienza in Romagna, sia dal punto di vista personale che di squadra.
"Un'esperienza positiva. Sono arrivato in una piazza importante che non merita questa categoria, per strutture e per la passione che c'è. Sono molto contento. Stiamo facendo un campionato straordinario per quelli che erano gli obiettivi iniziali e dobbiamo cercare di finirlo al meglio per arrivare ai playoff mentalmente e fisicamente al massimo. I playoff sono molto difficili, dobbiamo recuperare qualche infortunato, fare queste partite al meglio per finire la stagione al terzo posto e per avere la giusta fiducia".
Come ti stai trovando con Viali, che allenatore è?
"Bene. È un allenatore che ti fa stare bene, ti fa vivere bene la settimana e ha un'idea di gioco importante e infatti la domenica si vede che sviluppiamo il gioco in una certa maniera. Giochiamo palla a terra, è un allenatore che prepara tutto in fase offensiva e difensiva, non tutti gli allenatori che ho avuto sono stati così e i risultati in campo si vedono perché giochiamo bene".
Ventidue partite, due assist e 0 gol, quasi inusuale per il Missile anche se hai abbassato un po' il tuo baricentro. Ti manca il gol? È un tarlo o non ci pensi?
"Gli ultimi anni ho fatto anche il mediano davanti la difesa e ho abbassato il numero di gol. Sicuramente dovrei farne qualcuno ma non è un assillo per me. Fare gol è una cosa bella ma non la vivo come un attaccante a cui manca tanto fare il gol".
Prima del Cesena sei stato alla SPAL. Sei andato via dicendo: “Non voglio vivacchiare”. E ti fa onore. Cosa non ha funzionato a Ferrara, se c’è qualcosa che non ha funzionato?
"Non c'è stato niente che non ha funzionato. Purtroppo dopo una prima stagione in cui abbiamo raggiunto la salvezza in anticipo è arrivata la retrocessione e poi in B non abbiamo raggiunto i playoff, che era l'obiettivo minimo per la squadra che avevamo. La società ha voluto rivoluzionare l'ambiente, ci sta quando finisce un ciclo. Io avevo rinnovato qualche mese prima, avevo altri 2 anni di contratto ma in ritiro mi era stato detto che c'era questa volontà di cambiare molto, avrei giocato poco e niente e quindi siccome sono gli ultimi anni di carriera me li voglio godere al massimo. Non mi andava di essere un peso per una società con cui ho un rapporto bello. Siamo stati bene a Ferrara, anche la mia famiglia. Io in quelle condizioni sarei stato male e preferivo andavo a giocare per godermi questi ultimi anni".
A Sassuolo invece una delle pagine più belle tua carriera. Sei arrivato nel gennaio del 2012 e sei stato un grande colpo di mercato. Sei rimasto 6 anni e mezzo in neroverde: cosa rappresenta per te il Sassuolo?
"Sassuolo rappresenta il salto di qualità della mia carriera. È stato un percorso importante dove ci siamo conquistati tutto sul campo: la promozione, l'Europa, le salvezze, soprattutto la prima che è stata difficile e poi è stato bellissimo raggiungerla così. Ci siamo conquistati anche l'Europa, è stato tutto bellissimo. Nessuno ci ha regalato niente, siamo partiti dalla B e siamo arrivati in Europa da soli".
Quando sei arrivato a Sassuolo avresti mai immaginato che il club avrebbe fatto qualcosa di simile? Cioè, 9 anni di Serie A consecutivi rischiando la retrocessione solo al primo anno, e poi la qualificazione in Europa e tanti giocatori dati alla Nazionale? Ormai Sassuolo è un riferimento…
"Avendo alle spalle una proprietà come Mapei con il presidente Squinzi che era una persona ambiziosa, gli piaceva vincere. Lui diceva sempre che sarebbe voluto arrivare in Champions League e non in Europa League. Era una società che programmava e programma bene e i risultati si vedono anche adesso. È una società che si è consolidata in Serie A, con una ricerca di giocatori eccezionale. C'era già quest'idea già ai tempi della Serie C e quindi non mi sorprende".
Che rapporto avevi con Giorgio Squinzi?
"Una persona eccezionale. Una persona positiva, cercava di trasmetterti la sua dedizione, la sua voglia di vincere, la sua ambizione, la sua voglia di fare qualcosa di eccezionale, 'fuori dalle righe'. In parte comunque ci siamo riusciti, andando in Europa League. Con il Dottore c'era un legame particolare, era molto legato alla vecchia guardia, partendo da Magnanelli, aveva un certo affetto per quei giocatori lì e aveva un bel rapporto anche con me".
Sei stato uno dei pupilli di Eusebio Di Francesco. Cosa aveva di speciale il mister e secondo te perché negli ultimi anni non è riuscito a ripetere quello che aveva fatto in neroverde?
"Sento spesso il mister, si è creato un rapporto particolare con lui, anche per quello che abbiamo fatto insieme. Il percorso che è stato fatto ci ha fatto arrivare dalla B all'Europa League. Era una persona che ti faceva stare bene. Il suo percorso da allenatore è stato comunque importante, è arrivato in semifinale di Champions League con la Roma, poi negli anni seguenti un po' di sfortuna e qualche scelta sbagliata lo ha penalizzato".
A Sassuolo hai scritto la storia però c’è una data impressa nella memoria di tutti: 18 maggio 2013. Quali sono le tue sensazioni?
"È stato liberatorio perché abbiamo fatto un campionato che ci aveva visto sempre primi e non trasformare quel sogno in realtà all'ultima giornata sarebbe stata una beffa. È stata una giornata difficile da dimenticare per tutti per tutti quanti, anche per come si era sviluppata la partita che si è chiusa poi in 9 contro 10".
Domenico Berardi ha da poco raggiunto i 100 gol in Serie A. Tu lo hai conosciuto bene, lo hai visto crescere: pensavi potesse raggiungere un traguardo simile? E ora è pronto per una big?
"Domenico era già pronto anche prima per un salto in una big, non solo adesso. È stato aggregato alla prima squadra l'anno della promozione in A, siamo stati in camera insieme, in ritiro, per 6 anni. L'ho visto proprio crescere. Si vedeva da subito che aveva delle qualità importanti. Veniva a fare le partitelle con noi, gli sviluppi offensivi e veniva dalla Primavera, non sbagliava nulla, era sempre applicato e segnava sempre, aveva un tiro eccezionale. Poi l'ha dimostrato negli anni e adesso è uno dei più forti della Serie A".
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Quando eri a Sassuolo sei mai stato vicino all’addio, per tua volontà? Mi ricordo che nel 2016 si parlava in maniera importante di Fiorentina…
"Quell'anno a gennaio c'era stata la proposta della Fiorentina (lo voleva Paulo Sousa, ndr). Io ero in scadenza, venivo da qualche campionato fatto ad alti livelli e c'era stato l'interesse della Fiorentina, poi con la società, con il mister, avevo deciso di rimanere perché ci stavamo giocando qualcosa di importante, loro non mi avrebbero lasciato andare quel momento e sono contento di essere rimasto a Sassuolo, stavo bene, e dovevamo concludere quel percorso".
Estate del 2018. L’arrivo di De Zerbi di fatto segna il tuo addio alla maglia neroverde. Io ricordo che uscì la notizia del tuo possibile addio e fu un vero e proprio shock per i tifosi. Ci racconti com’è andata?
"Come ho già detto in passato, il mister mi parlò in ritiro e fu onesto, meglio dire le cose subito che magari tenerti e non farti giocare o essere ai margini, quindi ho valutato altre proposte e arrivò la SPAL che è stata un'esperienza importante ed è andata così. Meglio essere chiari. Chiaramente mi è dispiaciuto, non immaginavo di andare via da Sassuolo, ma meglio così che stare male, sia per me che per il bene della squadra".
Sei ancora in contatto con qualcuno della vecchia guardia? E come vedi il Sassuolo quest’anno: è a -6 dal settimo posto e dopo la sosta c’è lo scontro diretto con la Lazio. Può farcela per l’Europa o è tardi?
"Sono ancora in contatto con quasi tutti i ragazzi, poi vivendo a Modena organizziamo sempre qualche cena con Berardi, Peluso, Magnanelli: qualche grigliata ci scappa. Il Sassuolo di solito in questo periodo, con la Primavera sboccia, speriamo sia così anche questa volta. Peccato perché hanno perso qualche punto per strada che poteva far comodo adesso ma stanno andando forte e speriamo che riescano ad agganciarsi per il treno che porta in Europa".
Per finire ti chiedo: cosa farai quando appenderai le scarpette al chiodo?
"Ci sto pensando, quindi vuol dire che qualche anno lo faccio ancora. Sto bene fisicamente, non ho mai avuto grossi infortuni per fortuna, quindi penso a giocare ancora e poi vedremo".
E un saluto ai tifosi neroverdi che ti hanno sempre voluto bene.
"Sicuramente mando un grosso saluto ai tifosi del Sassuolo che mi hanno sempre dimostrato il loro affetto, sia quando ero al Sassuolo che quando ero alla SPAL".
Chiudiamo come sempre con un giochino, 10 domande a bruciapelo per conoscerti meglio. Risposta secca.
Cristiano Ronaldo o Messi?
"Messi".
Film o serie tv?
"Serie tv".
Pizza o sushi?
"Pizza".
Mare o montagna?
"Mare".
Diletta Leotta o Giorgia Rossi?
"Giorgia Rossi".
Guardiola o Mourinho?
"Guardiola".
Musica italiana o straniera?
"Musica italiana".
Gomorra o Romanzo criminale?
"Romanzo criminale, è la mia serie preferita"
Mutande o boxer?
"Mutande".
Piadina o crescentina?
"Piadina".
Si ringraziano Simone Missiroli e il Cesena per la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.
Autore: Antonio Parrotto / Twitter: @AntonioParr8
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