Domenico Berardi è entrato nel club dei 'centenari' della Serie A. L'attaccante del Sassuolo, classe '94, fa parte della storia dei neroverdi e anche della storia del calcio italiano. Occasione propizia per parlare con uno dei primi che si accorse che in quel giovane mancino proveniente dalla Calabria c'era qualcosa di diverso. Abbiamo avuto il piacere di intervistate Luciano Carlino, uno degli artefici principali dell'arrivo di Mimmo in neroverde, insieme a Pasquale Di Lillo (ora dirigente accompagnatore dei neroverdi) e al compianto Gianni Soli, ex responsabile del vivaio neroverde. Con lui una chiacchierata sulla 'famosa' partita a calcetto che fu il primo passo di Mimmo in Emilia, fino ai giorni nostri. Ecco le parole di Luciano Carlino in esclusiva per SassuoloNews.net, intervistato dal nostro direttore Antonio Parrotto.
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Luciano Carlino, Gianni Soli e Pasquale Di Lillo sono i tre artefici dell’arrivo a Sassuolo, in età giovane, di Domenico Berardi. Fu scoperto durante una partita di calcetto. Ci racconta com’è andata? Cosa l’ha colpita maggiormente?
“La storia è abbastanza complessa. Io ero l’osservatore del Sassuolo, Gianni Soli era il responsabile del settore giovanile del Sassuolo e Pasquale Di Lillo all’epoca non aveva incarichi nel calcio ma era un mio amico del calcetto. Pasquale insieme ad altri compagni del calcetto mi segnalano il ragazzo, che è il fratello di Francesco che giocava con noi, era venuto a trovarlo a Modena e se l’era portato una sera a fare una partita di calcetto. Io ero con i ’94 quell’anno, con Fabio Bedogni allenatore, nel tempo libero facevo lo scouting. Aveva impressionato tutti. Io non l’avevo visto, ho aspettato un paio di giorni, ho chiamato Gianni e gli ho detto che c’era la possibilità di vedere questo giocatore subito. Lui ha fatto un po’ di resistenza all’inizio perché non si provavano così i giocatori, senza un percorso ben delineato, ma alla fine si è convinto. L’ho portato io con la macchina a fare allenamento al Sichenia. Dopo 5 minuti, arriva Gianni, lo guarda e mi dice: ‘è il più forte di tutti, l’è il più bon’ e da lì non è più andato via. Gianni lo ha accompagnato per tutto il percorso e la perdita di Gianni per il settore giovanile del Sassuolo è stata una perdita gigantesca ma i suoi lasciti fanno ancora le fortune del Sassuolo. Oltre a Berardi c’è anche Raspadori. Ancora oggi qualcuno deve dei ringraziamenti a Gianni Soli, noi abbiamo fatto solo in maniera che il talento incontrasse l’opportunità. A me Domenico ricordava me stesso alla mia età. Vengo dal Sud anch’io, io dal Salento, mi sono rivisto alla sua età quando non aspetti altro che un’opportunità per dimostrare quello che vali. Lui faceva fatica a parlare all’epoca, ora è cresciuto anche in questo aspetto, ma in campo ha sempre parlato bene”.
Gianni Soli, ex responsabile del settore giovanile del Sassuolo, scomparso nel 2013, che dirigente è stato? Quanto è stato importante per i neroverdi?
“Era il nonno di tutti i ragazzi del settore giovanile. All’epoca il budget era un decimo di adesso e bisognava sopperire con le idee e la scelta delle persone. Gianni in questo era un maestro. È stato un conoscitore di uomini, prima dei calciatori. Ha sempre valutato le caratteristiche da Sassuolo dal punto di vista umano. É stato una grande persona che ha costruito un grande gruppo di persone, ci si sentiva parte di qualcosa di importante in quell’epoca a Sassuolo. Stefano Fattori e Paolo Mandelli hanno continuato nel solco tracciato da Gianni, io gli avrei intitolato un campo nel Mapei Football Center“.
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Lei adesso cosa fa?
“Io sono uscito tempo fa dal Sassuolo. Ho continuato a fare scouting a Bologna e poi a Modena, una piccola esperienza sovrastata dal Covid. Da quest’anno ho ripreso a collaborare con la SPAL, ho rivisto delle qualità che avevo visto a suo tempo a Sassuolo. Per me è passione, non è lavoro. A Ferrara rivedo molte delle cose che avevo visto delle cose che avevo visto ai tempi a Sassuolo. La qualità delle persone è eccezionale. Ci sono Catellani e Mandelli, ex Sassuolo, c’è Consolati che è un ragazzo che ha le qualità per fare qualcosa di importante nel mondo del calcio giovanile“.
Tornando a Berardi. Mimmo campione d’Europa, 100 gol in Serie A, il primo in Europa a raggiungere la doppia cifra di gol e assist: si aspettava tutto questo?
“Onestamente, aspettavo solo il momento, perché credo che questo sia l’anno di maggiore equilibrio da parte sua. Le qualità le ha sempre avute, a volte bisogna che le cose raggiungano la piena maturazione e credo che questo sia il momento migliore per lui. Si è costruito una famiglia, la consapevolezza di essere un giocatore importante, il contesto Sassuolo è ideale per lui, la forma del gioco, penso che questo sia il momento migliore della sua carriera. Le qualità tecnico-tattiche non sono mai mancate, ora ha raggiunto la piena consapevolezza. Buon per la Nazionale e speriamo bene. Ho molte aspettativa su Giacomo, ho allenato anche lui, e insieme sono una coppia di fuoriclasse. Spero che le prestazioni di questi giocatori facciano le fortune di questa Nazionale perché se fanno quelli di cui sono predisposti a fare, la Nazionale ne gioverà“.
Ora per tanti Domenico è il miglior giocatore italiano. Pensa che la critica nostrana lo abbia sottovalutato in questi anni, complici anche le fastidiose etichette che gli hanno appiccicato addosso?
“È fuori discussione che in Italia quando ti attaccano le etichette fai fatica a toglierla. Lui ha pagato qualche errore di gioventù, aveva un carattere un po’ fumantino che però è stata anche la sua fortuna ma gli è costata qualcosa in termini di reputazione e quando ti costruisci un’immagine anche se non è vera, poi fai fatica a cambiarla. Ora però l’ha assolutamente ribaltata. Al momento è il miglior giocatore a livello italiano, se parliamo di attaccanti, non ha senso fare paragoni con gli altri ruoli. Ha saputo tenere i piedi per terra. Rimanere a Sassuolo è stata la scelta giusta perché se non ti senti pronto è inutile fare passi più lunghi della gamba. Io credo che adesso sia pronto, si senta pronto, a Sassuolo ha dato tanto e ci sta anche la voglia di mettersi in gioco in piazze differenti, per battersi per qualche trofeo importante”.
Domenico ormai è un calciatore affermato, secondo lei però quali sono ancora i suoi margini di crescita? Dove può migliorare?
“È difficile. L’unico fondamentale in cui non eccelle è il colpo di testa, ma ci può anche stare visto il ruolo. Per il resto è difficile migliorarlo. Il suo valore reale è molto vicino al suo valore potenziale: aveva delle lacune “a livello caratteriale che sono state colmate”.
E il Sassuolo? Cosa pensa di Dionisi? Secondo lei i neroverdi riusciranno a tornare in Europa, magari già quest’anno?
“Ho buone sensazioni su Dionisi, come le avevo su De Zerbi, anche quando era criticato. Ha un’impronta meno evidente rispetto a De Zerbi sulla squadra ed è più fortunato perché la qualità degli attaccanti è molto alta. Ha qualche difetto a livello di fase difensiva, non solo a livello di gioco ma anche a livello di uomini e credo che lì sia migliorabile, nonostante ci sia uno dei migliori portieri del campionato e anche altri elementi importanti, ma si possono aggiungere uno-due tasselli per migliorare e renderlo allo stesso livello degli altri livelli“.
Lei conosce anche Raspadori. Immagina un futuro ‘alla Berardi’ per Giacomo? E Berardi resterà o andrà via?
“C’è sempre Gianni Soli al centro del suo arrivo nel settore giovanile, una parte importante l’hanno fatta Papalato e Mandelli. Caratterialmente sono diversi, lui e Mimmo, dal punto di vista dei valori umani sono identici. Giacomo è un calciatore d’altri tempi, è un capitano nato, già dagli esordienti ha fatto il capitano e se resta a Sassuolo sarà capitano per molti anni. Sarà molto difficile perché penso che abbia una voglia di misurarsi in altri scenari molto più evidente rispetto a Domenico, credo che Domenico abbia trovato la sua dimensione a Sassuolo, Giacomo non l’ha ancora trovata e credo che andrà via prima di Domenico. Qualunque decisione prenderanno sarà giusta“.
È ancora in contatto con lui? Vuole mandargli un messaggio per i 100 gol in A?
“Lo sento per gli auguri, non gli sono mai stato addosso. Ognuno deve fare la sua strada. Io sono contento che lui stia facendo la sua e spero che gli vada sempre tutto nel migliore dei modi, a livello umano e calcistico. Gli mando un saluto, un abbraccio e i complimenti, quelli non mancano mai”.
Si ringrazia il signor Luciano Carlino per la disponibilità e la cortesia dimostrate in questa intervista
Autore: Antonio Parrotto / Twitter: @AntonioParr8
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