Il Sassuolo è in Serie B. Fine dell'agonia perché ormai questo era diventato. L'illusione di essere ancora in gioco con 'soli' 3 punti di distanza dalla salvezza, distanza oramai incolmabile ma che pareva incolmabile già da tempo, con una squadra che - questo il dispiacere più grande - non ci ha mai creduto per davvero. O almeno non ha mai dimostrato di crederci per davvero! Bisognava solo guardare l'orologio e attendere l'ora, un po’ come il Papa che guarda l’orologio quando Ligabue canta “Quanto tempo abbiamo”. Quanto tempo abbiamo? Quello del Sassuolo è scaduto! L'ho scritto più volte: 6 vittorie in un campionato intero, questa squadra poteva davvero vincerne 4 di fila nelle ultime 4? La risposta è no anche se speravo vivamente di essere smentito dai fatti.

Dopo quel Sassuolo-Empoli che a fine febbraio ha portato all'esonero di Dionisi le speranze salvezza si erano ridotte al lumicino. Tanti segnali inequivocabili andavano nella stessa direzione e unendo i puntini compariva una sola grande lettera: B. Il Sassuolo torna in Serie B dopo 11 consecutivi di Serie A conditi da una qualificazione europea. Undici anni in cui da favola si è trasformato in un modello, copiato da tanti e invidiato da molti (come testimoniano anche i tanti commenti di gaudio e letizia sui social per la retrocessione, poveretti). Sogni in solide realtà diceva uno spot. E questo è stato anche lo spot del Sassuolo. Credo e sono convinto che questo sia stato solo un incidente di percorso, forse evitabile se si fosse annusato prima il pericolo, ma comunque una piccola macchia in uno sconfinato oceano di bellezza.

La retrocessione non è arrivata ieri dopo la sconfitta con il Cagliari, con un'altra prova senza la giusta voglia per andare a prendersi la Serie A, quella voglia che invece avevano i sardi che hanno vinto ogni contrasto dimostrando di meritare la salvezza. La retrocessione neroverde era nell'aria da mesi, si sentiva la puzza di bruciato a km di distanza, ieri è arrivata solo l'ufficialità di una morte lenta, dolorosa e annunciata. Peccato che non tutti se ne siano accorti per tempo. Peccato che - questo è il mio giudizio - sia stata sottovalutata la questione già a gennaio, quando si poteva porre rimedio a una campagna acquisti che, a differenza di altri anni, non ha dato gli effetti sperati. Servivano almeno 4-5 colpi durante il mercato di riparazione in una squadra nata storta come la Torre di Pisa, con 3 terzini destri e uno mancino (nemmeno di proprietà), e che non è mai riuscita a raddrizzarsi, ma che, a differenza della Torre di Pisa, non resterà un monumento di bellezza.

Ora è caccia ai colpevoli. Anzi, la caccia è già partita da un po'. Nessuno può esimersi, nessuno può sentirsi immacolato o meno colpevole in un fallimento. Anche chi è arrivato qualche mese fa, come mister Ballardini. E il non voler andare sotto la curva al termine della partita insieme alla squadra lo leggo come un non volersi prendere le proprie responsabilità e le proprie colpe, tanto sono solo arrivato alla 27esima e c'è pure la scusa pronta: Berardi si è infortunato e non potevo fare di più. E anche la non-risposta alla mia domanda sull’argomento in questione (“Sbagliato. Non sono d’accordo”) mi fa andare in quella direzione. Eh no caro Ballardini! Per il sottoscritto almeno non funziona così! Si parla tanto di uomini, di ragazzi a posto che ci tengono, e allora è giusto prendersi la propria dose di responsabilità in faccia. Insieme a tutti. Anche lei è salito sulla nave, non la può abbandonare portandosi via tutte le scialuppe di salvataggio! E il discorso vale anche per Berardi, ieri il grande assente. Ovviamente, le colpe non sono tutte di Ballardini. Le colpe non sono tutte di Dionisi. Nessuno ha tutte le colpe, nemmeno il contestato Carnevali. Tutti hanno una fetta di responsabilità nella disastrosa stagione che ha portato in B il Sassuolo, anche chi prova a sottrarsi o a divincolarsi non tenendo conto però che in marcatura non c'è Ruan. Pure Davide Ballardini. Se vogliamo dirla tutta poi, la squadra, che nelle prime sfide aveva mostrato qualche segnale incoraggiante, è andata via via spegnendosi, con prestazioni terribili come quelle con Lecce e Fiorentina, con un gioco che a conti fatti non c’è mai stato, vista anche la grande difficoltà a creare occasioni da gol e solo l’andamento lento delle altre davanti ha permesso ai neroverdi di tenersi a galla fino alla penultima. E quel "furore" tanto sbandierato è rimasto solo un ricordo sbiadito di una trasmissione degli anni '90 sulla Rai.

Ora scapperanno in tanti. Io, anche se sarò impopolare, sono d'accordo con quanto scritto su TMW dal direttore Ceccarini: si riparta da Giovanni Carnevali. L'amministratore delegato, come tutti gli attori di questa vicenda, ha commesso i suoi errori, delle valutazioni sono state sbagliate, ma resta un grande dirigente, uno dei migliori in circolazione, che ha contribuito in maniera importante a creare il miracolo Sassuolo, un modello che ha fatto scuola ed è stato imitato da tanti. Come ripeteva la mia prof d'inglese quando un 'secchione' sbagliava un compito e prendeva un'insufficienza: "Anche i ricchi piangono". Ed è vero. Tutti possono sbagliare ma sarebbe un errore, al netto della sua volontà, non ripartire da lui. E si riparta da Francesco Palmieri, che meriterebbe una grande occasione, e da gente che ha dato tanto a questa maglia e meriterebbe una chance in altri ruoli. Sono tanti gli esempi, a cominciare da Francesco Magnanelli (il suo addio in estate la prima avvisaglia di un'annata fallimentare?), passando per Alberto Pomini, Gaetano Masucci o lo stesso Simone Missiroli. Gente che ha fatto la storia e che 'sente' il club più di tante comparse. Un club che merita rispetto e che ieri è stato calpestato con tutti i tacchi e i tacchetti da qualcuno...

Sezione: Editoriali / Data: Lun 20 maggio 2024 alle 10:06
Autore: Antonio Parrotto
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