Dov'è la vittoria? Il Sassuolo non sarà in crisi ma sicuramente non se la passa benissimo. Sei partite senza vittorie (6 sconfitte nelle prime 12, solo Bucchi ha fatto peggio) per una squadra che continua a subire gol (il gol Ikwuemesi è stato una sorta di déjà-vu), ne incassa da 20 gare di fila, record per il club neroverde (l'ultima volta a reti bianche in campionato risale al 16 aprile nell’1-0 contro la Juve) e anche nei primi minuti di gioco (subito sotto nelle ultime tre sfide con Lazio, Torino e Salernitana). Se nella prima parte di campionato l'alibi per la mancanza di risultati era da attribuire all'assenza di Domenico Berardi, per le note vicende sul calciomercato Sassuolo, e poi al difficilissimo calendario con 4 big match nelle prime 6, nella seconda parte il muro degli alibi inizia a mostrare delle crepe.

Berardi sempre in campo e il calendario non ha presentato, fatta eccezione per la Lazio, sfide sulla carta insormontabili. Anzi. Tre punti con Monza, Lecce, Lazio, Bologna, Torino e Salernitana (ultima in classifica e che non vince da maggio) sono pochi, anche per una squadra che non lotta per l'Europa e lotta per la salvezza perché l'obiettivo, dichiarato, è la permanenza in Serie A. I neroverdi continuano a galleggiare e a rischiare con il fuoco e devono ringraziare il Genoa che in serata ha battuto il Verona (in attesa delle altre) se Dionisi i suoi potranno passare una sosta relativamente tranquilla.

Naturalmente, nel 2-2 di ieri con la Salernitana non tutto è da buttare. È giusto esaltare la rimonta (a metà) perché un'altra squadra in una situazione del genere, sotto di due gol dopo mezz'ora e senza vittorie da fine settembre, forse avrebbe potuto sciogliersi come neve al sole. E invece il Sassuolo delle 4 punte che fatica a trovare il giusto equilibrio e in questo momento fatica anche a trovare la via del gol con i suoi attaccanti ha tirato fuori gli attributi, andando a recuperare una partita che sembrava compromessa. E ha 'rischiato' di vincerla. Anzi, avrebbe meritato di vincerla: 29 tiri totali a 9, 64% di possesso palla (61% di possesso nella metà campo avversaria) e 58% di dominio territoriale. Risposte positive anche dal nuovo assetto con Laurienté, inizialmente in panchina, 'tolto dal campo' con circa 45 minuti di ritardo, Castillejo a sinistra crossatore seriale e Defrel a dare più copertura ma a guidare le ripartenze lì in mezzo.

Però nel nostro mestiere non bisogna lisciare il pelo per sembrare simpatici (chi vuole intendere intenda) ma bisogna essere veri e (si spera) giusti e per questo purtroppo bisogna fare, quando occorre, anche gli 'antipatici' perché non si può far nemmeno passare un 2-2 con la Salernitana come una vittoria al Mondiale e non si può dimenticare la prima mezz'ora di gara, specie per i pregressi della formazione neroverde. E il discorso non sarebbe cambiato in caso di vittoria.

Sì perché dopo la bruttissima prova di quattro giorni fa in casa del Torino bisognava attendersi una reazione. Anche forte. Bisognava iniziare la gara con il sangue agli occhi per vincere contro una Salernitana in difficoltà. E invece il Sassuolo è partito con l'handicap, diventato poi doppio, come se avesse sempre bisogno dello schiaffo per reagire. Ma non sempre trovi di fronte la Salernitana ultima in classifica. Anche con il Torino, in un certo senso, le cose sono andate così. Partenza pessima, svantaggio, poi la reazione. Ma il Toro, seppur granata, non è la Salernitana. E si è visto.

Dopo le prime 12 giornate e con la sosta alle porte si può tracciare un primo mini bilancio. Mezzo voto in più per il passaggio del turno in Coppa Italia (seppur sofferto contro due formazioni di Serie B, la prima ai supplementari contro il Cosenza e la seconda ai rigori con lo Spezia) ma il giudizio sin qui, con lo spettro dei 17 punti del girone d'andata di un anno fa, non è sufficiente.

Sezione: Editoriali / Data: Sab 11 novembre 2023 alle 16:16
Autore: Antonio Parrotto / Twitter: @AntonioParr8
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