A tutto Giovanni Carnevali! Intervistato da Il Resto del Carlino, il dirigente del Sassuolo ha parlato del suo Sassuolo, della crescita negli ultimi anni e del mondo neroverde a 360° riavvolgendo il nastro di ricordi. È ancora possibile fare calcio in provincia? "Sì, credo che la nostra ’piccola storia’ ormai lo dimostri. Di certo è complicato, forse lo è anche maggiormente rispetto al fare calcio a livelli più alti. Lo dimostriamo noi come altre società".

Certo, ma il Sassuolo ha realizzato una veloce ascesa cominciata praticamente dalle basi del professionismo
"Nel nostro caso tutto parte sicuramente dalla famiglia Squinzi. La volontà e la visione del dottor Giorgio Squinzi e di sua moglie, la dottoressa Adriana Spazzoli, hanno permesso alla società di crescere, sempre di più, a partire dalle strutture. La famiglia Squinzi ha dato il la a quello che poteva essere il progetto Sassuolo. Un aiuto incredibile sotto l’aspetto economico. Sostenibilità, visione, l’acquisizione dello stadio. Prima c’erano papà e mamma, oggi i figli, ma il modo di lavorare e pensare è lo stesso. Prendo ad esempio la retrocessione: in B per noi non è cambiato nessun tipo di progetto. Non abbiamo fatto una sola cosa in meno rispetto a quando eravamo in A. Questo ci ha portato in un anno a risalire subito".

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Ma avete temuto che il progetto potesse incrinarsi con la retrocessione?
"Nel momento in cui retrocedi ti porti comunque in casa un conto economico importante, da società di Serie A. I diritti tv, poi: noi come società dopo tanti anni prendevamo circa 37 milioni di euro di diritti televisivi in A e siamo scesi a uno. Abbiamo sempre cercato di fare cessioni di giocatori con magari una formula di prestito con diritto di riscatto nell’anno successivo e questo è accaduto anche con Frattesi per cui molto diciamo della vendita di Frattesi è entrato nell’anno della Serie B e questo ci ha dato sostenibilità. La sostenibilità è data dal prendere giocatori giovani, farli crescere e dopo venderli a grandi club. L’importante è azzeccare i ragazzi giovani interessanti, ragazzi bravi. Qui subentra l’area tecnica e lo scuoting".

Giorgio Squinzi, dove sarebbe voluto arrivare?
"Tante volte per me è come se ci fosse ancora. Per cui ci si confronta e cerco sempre di ascoltare quelli che sono i suoi consigli. Sognare non costa nulla, pensare di poter portare ancora il Sassuolo in Europa, come abbiamo già fatto, potrebbe essere già una grandissima soddisfazione".

Berardi è l’ultima bandiera della serie A?
"Forse l’ultima, ma forse anche l’unica. Ben venga che nel calcio ci siano ancora dei ragazzi così legati alla propria società. Con lui non ci poniamo limiti su quello che può essere il nostro cammino insieme".

Anche quando finirà il suo percorso sul campo?
"Non ci poniamo limiti".

C’è stato un momento in cui lei ha vacillato, di fronte a quei club che guardavano con interesse alla sua figura e alla sua esperienza?
"Se non è stato fatto è perché non ho mai trovato le condizioni ideali e qualche cosa che mi potesse far innamorare più di questa società"

Le vittorie sul campo che ricorda di più?
"Le cose più importanti non sono soltanto le partite. Perché io quando penso di essere campione d’Italia con la Primavera è qualcosa di speciale, quando vedi realizzato un centro sportivo come questo, è un qualcosa di speciale. Siamo stati fra i primi a credere nel calcio femminile"

La cessione che le è dispiaciuto di più fare?
"Frattesi, per il legame che c’è, per il giocatore straordinario che è, soprattutto per il fatto che oggi giochi poco nell’Inter"

Un’ultima cosa: voi del Sassuolo rispetto al calcio moderno siete innovatori, idealisti o rivoluzionari?
"Innovatori".

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Sezione: News / Data: Lun 06 ottobre 2025 alle 10:27
Autore: Sarah G. Comotto
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