Leonardo Pavoletti, ospite sul palco allestito in Piazza Colombo a Costa Rei, ha parlato col giornalista Lele Casini della stagione che sta per cominciare. Ecco le parole dell'ex giocatore del Sassuolo, ora al Cagliari, che ha ripercorso le tappe della sua carriera: "Il ginocchio sta andando meglio - riporta TMW - sto lavorando per farmi trovare pronto dopo la sosta ed essere nel gruppo. Speriamo, non voliamo troppo alto, lavoriamo con calma e vedremo come risponderà il ginocchio e il fisico".

Poi ha aggiunto: "L’entusiasmo è quello di sempre, la voglia di giocare e farsi trovare pronti è sempre tanta, poi chiaro che dipende dal fisico, dall’età, ma si può fare una mano alla squadra anche fuori dal campo e cerco di farlo ogni giorno con l’aiuto dei compagni, del mister e dello staff".

SCELTI DA SASSUOLONEWS:

Mapei espande i confini: è il nuovo sponsor del Getafe. Sono 5 i club oltre al Sassuolo

Multinazionale Mapei, multinazionale Sassuolo. Come è cambiata la strategia sul calciomercato

Sassuolo-mania in Indonesia: oltre 100k followers su Instagram dopo l'annuncio di Idzes

Sugli inizi di carriera: "Ho iniziato dal basso, dalla Cuoio Pelli, quindi non era certo una società professionistica ma dilettantistica. Iniziai e non ero il più bravo, il migliore, ho imparato da subito a dovere sudare, lottare, guadagnarmi lo spazio partendo dalla panchina, sono stato bravo a non mollare. Quando poi arrivi a ridosso della maggiore età conta la perseveranza, io sono partito anche dalla Serie D, per me era un qualcosa da provare e che molti magari vedevano di cattivo occhio. Ci vuole anche fortuna, io ebbi quella di trovare un tecnico che mi diede fiducia".

Sul primo gol: "Dopo dieci minuti, sul filo del fuorigioco, pensavo che ci fosse gioco fermo, il guardalinee con la bandiera abbassata e non credevo ai miei occhi. Ricordo il giorno dopo l’emozione a scuola, andavo alle superiori, mi fermò la Polizia mentre ero in motorino e il poliziotto mi disse che il cognome gli suonava familiare. Io rimasi sorpreso, gli dissi che forse era perché avevo segnato la domenica con l’Armando Picchi, invece no era perché conosceva mio padre (risata e applausi della folta platea di Costa Rei)".

Sull'importanza della famiglia: "La famiglia mi ha supportato in modo incredibile, anche bacchettandomi talvolta, ma conoscendo quello che potevo dare in campo e nella vita. A scuola? Sapevano che non avrei fatto molta strada, ma anche lì ho sempre lottato per ottenere il risultato. Le amicizie storiche sono quelle che contano di più, ho la fortuna e il privilegio di avere amici da quando ero bambino e si andava ogni giorno al mare. Un patrimonio dal valore inestimabile".

Sulle squadre in cui ha giocato: "Un aggettivo per ogni mia squadra? Viareggio è 'divertimento', ci divertivamo molto eravamo ancora molto giovani, si usciva spesso la sera, partimmo senza pressioni e poi ci giocammo il playoff per la Serie C; Pavia? Ebbi un momento non semplice, c’era poco feeling col mister di allora, non capiva certi miei atteggiamenti tipici di un giovane, feci abbastanza bene con 9 gol ma il feeling non fu splendido; Sassuolo = gratitudine; Juve Stabia non l’ho vissuta tanto, è stato breve e non ho assaporato quel calore meridionale che poi per sei mesi, sempre poco ma intenso, ho vissuto a Napoli anni dopo; Lanciano è la mia nascita; Varese è la mia consacrazione come attaccante che poteva fare qualcosa nel calcio; Genoa = grande amore, in poco tempo ho avuto un affetto enorme da parte della gente; Napoli è 'esperienza', un'esperienza umana bellissima ma non era calcisticamente il mio livello e quindi era giusto che non giocassi, mi sarei messo in panchina anche io".

Sull'arrivo a Cagliari: "Quando sono arrivato venivo dal Napoli, in uscita perché giocavo poco. Mi chiamò il direttore sportivo di allora Giovanni Rossi e rimasi colpito perché non pensavo che il Cagliari mi potesse cercare, c’erano delle richieste dall’estero e il mio procuratore mi chiese cosa preferissi fare, se la Spagna o il Cagliari. Non ebbi dubbi, spinsi per venire a Cagliari, sentivo che era una piazza calda e vogliosa, dove stare bene. Trovai una folla pazzesca all’aeroporto , incredibile, rimasi di sasso. Nacque una bella storia".

Sulla Nazionale: "Ho vissuto una bella esperienza, al tempo c’erano anche Barella e Cragno, con Nicolò la vissi con orgoglio e affetto, condividevamo la stanza, noi tre rappresentavamo il Cagliari, fu bellissima quella parentesi, lì abbracciai dopo il gol a Parma in azzurro, loro più di tutti sapevano quanto tenessi a quella esperienza. Era un gruppo super che poi vinse gli Europei, non mi stupì perché pur non essendo la squadra più forte aveva una unità enorme. Rammarico? Nessuno, c’era Immobile che era un attaccante di altissimo livello, non è stato coccolato abbastanza, quella era una Nazionale che giocava sul collettivo e non sul centravanti principe, ecco perché magari in azzurro ha reso meno di quanto fatto con la Lazio".

Il gol più bello: "Sicuramente quello di Bari e la rovesciata al Sassuolo, due reti importantissime e anche belle, perché no che non guasta".

Un numero di maglia che gli sarebbe piaciuto avere: "Il numero 8, mi piace molto, l’ho avuto al Sassuolo e basta, non c’entra niente col centravanti ma la sognavo da bambino e ho avuto modo di averla a Sassuolo coronando un piccolo sogno".

Tutti gli AGGIORNAMENTI sul Sassuolo Calcio in TEMPO REALE!
Aggiungi SassuoloNews.net tra i tuoi canali WhatsApp: clicca qui

Sezione: News / Data: Ven 15 agosto 2025 alle 13:20
Autore: Manuel Rizzo
vedi letture
Print