Alberto Malesani ha guidato il Parma con grandi risultati, le esperienze successive furono brevi, alcune brevissime e quasi mai soddisfacenti. Udinese, Empoli, Siena, Bologna, Genoa, Palermo, Sassuolo che è stata di fatto la chiusa della sua carriera con 5 partite nell'interregno tra il primo e il secondo Di Francesco. Malesani ha parlato di questo e molto altro ancora a Gazzetta.it: "Avevo già dato il meglio. Il mio treno è passato a Parma, questo è quello che penso. Dieci anni fa ho deciso di smettere e mi sono dedicato alle vigne. Ho gestito un'azienda che produceva vino e poi l'ho venduta. E adesso mi godo la pensione. Gioco a golf, vado in bicicletta con gli amici e guardo il calcio con occhi distaccati, senza stress". 

Soddisfatto della sua carriera? 
"Sì, anche se ammetto che avrei potuto fare di più". 

Che cosa le è mancato? 
"Non ero un tipo facilmente malleabile. Amavo il calcio, ma amavo anche la mia libertà. Non ho mai curato le pubbliche relazioni e questo si è rivelato un problema. O meglio: un mio limite. Non ho mai avuto un procuratore che mi sponsorizzasse, non ho mai fatto parte di questo o di quel clan. Uno spirito libero, ecco quello che ero e quello che sono ancora adesso". 

SCELTI DA SASSUOLONEWS:

SN - Turati-Satalino-Zacchi: il Sassuolo è ancora in ottime mani per il futuro

Palmieri: "Sassuolo, promozione in A obiettivo primario. Scudetto frutto di lavoro di squadra"

SN - Sassuolo ritiro estivo 2024/25: niente Vipiteno, cambia la sede

Rimpianti? 
"Arrivati a settant'anni come il sottoscritto, chi non ha rimpianti? È normale. Pensi a come avresti potuto gestire una determinata situazione, a come avresti potuto comportarti in un certo momento, e via di questo passo. Il rimpianto maggiore, sono onesto, è non aver dato seguito alla bellissima prima stagione fatta con il Parma. È come se avessimo sparato tutte le cartucce in una sola volta". 

La squadra che le emoziona di più? 
"In Italia dico l'Atalanta. Vincere l'Europa League è stata un'impresa eccezionale. Gasperini mi piace molto come allenatore. E' una squadra che ha tecnica, forza atletica e grandi principi morali. All'estero guardo volentieri il Manchester City e il Real Madrid. Guardiola e Ancelotti, per motivi diversi, sono punti di riferimento per chi fa il mestiere di allenatore. Pep è un martello che sa inculcare nei suoi giocatori le idee che lui stesso ha sviluppato. E Carlo è un autentico maestro di calcio che, attraverso il buonsenso, riesce a farsi voler bene ovunque vada"

Sezione: News / Data: Gio 06 giugno 2024 alle 16:46
Autore: Sarah G. Comotto
vedi letture
Print