Davide Possanzini, vice di mister De Zerbi, è rientrato in Italia con l'ex tecnico del Sassuolo e gli altri membri dello staff, lasciando l'inferno di Kiev. Possa ha parlato al Corriere di Bergamo, raccontando l'avventura tra Kiev e Milano, con il lunghissimo viaggio di ritorno in Italia: "Il 20 febbraio siamo rientrati dalla Turchia dove ci eravamo allenati per la ripresa del campionato, il 27, e dopo tre giorni ci siamo trovati in questa situazione. Tutto è precipitato nel giro di pochissimo tempo. Si sapeva di tensioni, ma lontane, tanto più che la gente si mostrava molto tranquilla e cordiale. Per questo non avevo esitato a invitare anche la mia famiglia a trascorrere con me le vacanze. Mercoledì la Farnesina ci ha comunicato di lasciare il Paese entro 48 ore— racconta— ma gli aerei erano già pieni e così, in attesa di un volo il giorno dopo, siamo rimasti là, sotto i bombardamenti".

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Possanzini e De Zerbi vengono portati (e scortati) nell’hotel di proprietà del presidente della squadra, dove "siamo stati anche fortunati, perché eravamo in un rifugio antiaereo e, trattandosi di un albergo, il cibo non mancava". Prosegue il racconto del vice allenatore ex Sassuolo: "Ci è stato comunicato che l’UEFA aveva organizzato un treno, ma bisognava andare a prenderlo. In pieno coprifuoco, siamo stati scortati per due chilometri dai militari e quelle poche centinaia di metri sono stati i più lunghi della mia vita. Chi si muove durante il coprifuoco viene considerato un sabotatore. Da Donetsk bisogna raggiungere Leopoli. Normalmente è un tragitto di cinque ore, ma a causa dei bombardamenti, ne abbiamo impiegate dieci. Da lì, con un pullman scortato, ci hanno consentito di raggiungere la frontiera ungherese. Un’altra avventura durata ben sette ore, finché finalmente siamo riusciti ad arrivare a Budapest. Per l’esattezza sono state 26 ore, anche se in mezzo a tutte queste traversie, sono passate anche velocemente".

L’Ucraina è lontana, ma ancora vicinissima agli occhi: "Nessuno là si aspettava questa cattiveria da parte della Russia ma lo scenario è qualcosa di indescrivibile, anche se, per fortuna, non ho visto morire nessuno. Penso anche ad alcuni membri dello staff della squadra che si sono arruolati, chissà dove saranno. Non so se tornerò là, non voglio pensarci. Devo recuperare la serenità e un po’ di lucidità di pensiero".

Sezione: Non solo Sasol / Data: Mer 02 marzo 2022 alle 12:43
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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