Roberto De Zerbi, ospite del podcast Supernova di Alessandro Cattelan è tornato a parlare con i media italiani dopo due anni di silenzio e ha parlato della sua esperienza in Francia al Marsiglia ma ha svelato anche dei retroscena ai tempi del Sassuolo. Ecco le sue parole riprese da TMW: "Non credo si possa parlare propriamente di ferie per quanto mi riguarda. Diciamo che la stagione è finita e stiamo programmando quella nuova: dalla campagna acquisti-cessioni, passando per il ritiro e l'organizzazione interne".

Come funziona il mercato?
"Ci deve essere una connessione diretta con il ds, che è l'elemento di contatto fra il tecnico e la società. Poi una volta chiarito quali sono gli obiettivi in base al budget ci muoviamo. A volte segnalo dei nomi io, altre volte è il ds. In più c'è un mio scout che lavora per il Marsiglia e si cerca di trovare tutti insieme la soluzione migliore".

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Parla anche di cose extracampo con i suoi ragazzi?
"A Sassuolo quando morì Maradona facemmo una riunione su di lui, per raccontare chi era stato e non solo come giocatore. Ma anche e soprattutto come persona. Lo stesso è accaduto quando è morto il Papa: eravamo a Roma e mi piaceva come persona. Così ho cercato di trasmettere quello che io avevo percepito di quell'uomo. Dentro lo spogliatoio cerco sempre di essere senza veli: dico quello che mi passa per la testa. Ai tempi delle superiori avevo un grande professore d'Italiano a Brescia che a volte fermava il programma delle lezioni per parlarci di ciò che accadeva in quel momento nel mondo. Questo modo di fare mi è sempre rimasto impresso. E cerco di parlarne con loro come farei come i miei figli. Mi piace renderli partecipi. In questo modo mi faccio conoscere ancora di più, al di là che tu possa essere apprezzato di più o di meno. Finissi oggi di allenare mi rimarrebbe indelebile nella memoria il rapporto con i miei giocatori".

Che rapporto ha con la stampa?
"La comunicazione è importante per un allenatore e non mi riferisco a quella in campo. Questa è la prima intervista dopo due anni e mezzo in Italia. Questo perché sono caduto all'interno di una diatriba fra Daniele Adani che considero mio fratello e un gruppo di giornalisti italiani. Una volta un giornalista importante, con il quale ci siamo chiariti, mi disse che mi aveva attaccato per colpire Adani. È stata una cosa che mi ha dato molto fastidio: Daniele è mio fratello ma non dice cose che io gli suggerisco. Non la pensiamo sempre allo stesso modo ma mi ha dato molto fastidio l'atteggiamento della stampa. Avrei potuto chiamare per capire le motivazioni di quel comportamento oppure chiudermi. Mi ha fatto male quello che è successo ma cerco di andare avanti per la mia strada. Per parlare voglio avere davanti persone oneste, mentre in passato con me si sono comportati in maniera disonesta, incompetente, faziosa, prevenuta. Quando invece non c'era motivo per subire attacchi. Mi hanno fatto passare per ciò che non sono: mi hanno fatto passare come un filosofo quando invece sono tutt'altro. Nella mia vita ho litigato con chiunque. Quando parlano di me come di un integralista poi invece a 10' dalla fine potessi metterei due portieri oppure sia a Marsiglia che a Brighton o a Sassuolo ho giocato anche con la linea difensiva a cinque. So di essere divisivo, lo sono sempre stato, ma mi dispiace. Perché se lo sei per quello che dici o che fai va bene, mentre se mi si usa per colpire altri non mi piace".

Quest'anno in Italia sono cambiati tanti allenatori in Serie A. E ad un certo punto si era parlato di De Zerbi all'Inter...
"Se n'è parlato ma non mi hanno mai chiamato. Anche perché io è già diverso tempo che ho iniziato a pianificare il lavoro con l'O.M., visionando giocatori e dialogando con la proprietà. Ho preso un impegno e volevo mantenerlo. Con la società, la squadra, la città e i tifosi. Nella vita non si sa mai ma per adesso sto bene dove sono".

C'è una squadra che reputa irresistibile?
"No perché non sarebbe corretto. Quello che conta per me è il rapporto: se non ho rispetto e onesta anche se ho un contratto me ne vado. Se però queste cose ci sono io mantengo l'impegno. A meno che non lo si dica in tempo. Non lascerei mai solo perché mi chiama una squadra più bella. Il calcio per me è qualcosa di più grande: sono di Brescia e tifo Brescia che se va bene il prossimo anno giocherà in Serie C, ma non è che cambio squadra perché gioca in C o in Eccellenza".

Ha visto la finale di Champions League?
"No ero a Torino per il concerto di Vasco. Quando c'è lui si ferma tutto. Vasco Rossi mi emoziona anche più del calcio: mi fa piangere, pensare. Non voglio conoscerlo. Quando ero a Sassuolo mi hanno chiesto se volevo incontrarlo e ho detto di no perché non voglio rimanere deluso perché magari non li trovi nel momento giusto, o perché sono timidi. E poi mi emoziona vedere il suo pubblico perché ci sono dentro almeno tre generazioni".

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De Zerbi a Supernova
Sezione: News / Data: Gio 12 giugno 2025 alle 19:05
Autore: Sarah G. Comotto
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