La rivoluzione non è che un sentimento! E quando un pezzo della famiglia si stacca, per andare a seguire il suo percorso, seguendo altre direzioni, c'è sempre un po' di magone. La retrocessione in Serie B ha portato un vento di cambiamento e di novità in casa Sassuolo. Sono andati via alcuni dei pezzi storici del club neroverde e che hanno contribuito alla favola neroverde. È partito Giovanni Rossi che a Sassuolo era arrivato addirittura ai tempi della Serie C, ora è il turno di Andrea Fabris. L'avvocato vicentino, arrivato nel 2013 dopo una lunga esperienza proprio nel Vicenza, come vi abbiamo riportato in esclusiva alcuni giorni fa, saluta il Sassuolo e si accasa all'Atalanta dove avrà l'opportunità di continuare a crescere e di far crescere un club che ormai è in pianta stabile tra le big del nostro calcio. L'ormai ex Direttore Organizzativo neroverde Andrea Fabris ha salutato in questi giorni il Sasol e Sassuolo e da oggi è ufficialmente un nuovo dirigente dell'Atalanta.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva l'ex dirigente che ci ha raccontato i suoi 11 anni a Sassuolo. Era arrivato in neroverde nel lontano 2013, agli albori della Serie A, e dopo oltre un decennio con tantissime iniziative che hanno aiutato il club a crescere fuori dal campo, perché in tanti naturalmente notano solo le cose che succedono nel rettangolo verde, ma il Sassuolo ha dimostrato di avere grande attenzione anche alle dinamiche esterne. Ecco l'intervista esclusiva con Andrea Fabris, al quale auguriamo un grande in bocca al lupo per la nuova avventura, realizzata dal direttore Antonio Parrotto.
Segretario generale, poi direttore organizzativo e anche avvocato. A tanti il suo ruolo può essere ignaro perché lavora dietro le quinte. Ci spiega innanzitutto di cosa si occupa e di cosa si è occupato il direttore organizzativo del Sassuolo?
“Il mio è un ruolo in cui mi sono occupato trasversalmente di tutte quante le aree del club. È prevalentemente un ruolo di coordinamento, di tutti quelli che sono gli aspetti aziendali perché una società di calcio poi ha al suo interno, al di là del discorso sportivo che è seguito poi dall'amministratore delegato e dal direttore sportivo, di tutta una serie di attività che sono legate all'amministrazione, alla comunicazione, al marketing, alla gestione dei magazzini e quindi c'è un'attività che va oltre al discorso calcistico in senso stretto e questo negli ultimi anni è stato il mio focus principale”.
Da Generazione S al progetto Sassuolo nelle scuole ma penso anche alle tantissime iniziative al Mapei Football Center, le iniziative con l’ospedale, quelle nel sociale, tante iniziative per i giovani, gli Abbonati days: la crescita del Sassuolo sul campo è corrisposta anche a quella fuori dal campo…
“Il progetto di Generazione S è stato voluto fortemente dalla proprietà e dall'amministratore delegato. È un progetto a cui tengo particolarmente, ci abbiamo messo tanto impegno nel cercare di fare in modo che si realizzassero un po’ quelli che erano gli obiettivi prefissati, ossia trasmettere un messaggio positivo dal punto di vista non solo sportivo ma anche sociale. Generazione S si è fortificato sempre più anche sul territorio con tutta una serie di attività con le scuole e gli enti locali dando una grandissima soddisfazione alla società”.
Qualcuno vi ha ‘rimproverato’ di esser stati un po’ troppo distanti dal territorio e dalla gente. Forse il progetto Sassuolo nelle scuole è nato un po’ troppo tardi? Si poteva pensare anche prima a qualcosa che coinvolgesse di più il territorio?
“In realtà io credo che fin dall'inizio ci sia stata attenzione a quelle che sono le esigenze anche del territorio, dei tifosi, della gente in generale. Chiaro si deve sempre tenere in considerazione che questa è una società che in dieci anni ha fatto un percorso per il quale da altre parti servirebbero 50 anni. E di questo bisogna essere molto grati alla proprietà, alla visione di chi amministra la società, alla presidenza, perché in dieci anni si sono realizzati tantissimi progetti concreti che hanno dato comunque una grande stabilità e visibilità alla società. È chiaro che poi molte iniziative hanno bisogno anche di un ottimo sviluppo, hanno necessità di tempi congrui e io credo che questo sia un argomento che adesso ormai è entrato in pianta stabile in quella che è l'attività del Sassuolo Calcio e per cui darà sicuramente ancora più frutti dei tanti che ha già dato in questi ultimi anni”.
C’è un’iniziativa della quale va più orgoglioso o che magari sente più sua?
“Tutte le attività legate al mondo del sociale, di cui magari non c'è stata grande attenzione. Personalmente sono stato molto gratificato, ad esempio, dallo sviluppo del progetto di 4ª categoria, perché ricordiamo che il Sassuolo Calcio ha sposato questo progetto e ha una squadra che sostiene fortemente, che sta dando grandissime soddisfazioni a noi ma soprattutto ai ragazzi che sono supportati dal club. Oltre a questo, ricordo anche il contributo fattivo che è stato dato a tante realtà del territorio. Abbiamo supportato l'ospedale di Sassuolo in diverse iniziative, di recente abbiamo supportato le società sportive dilettantistiche dell'Emilia Romagna che hanno avuto delle difficoltà a seguito dell'alluvione con un contributo economico importante. Per cui credo che al di là ripeto dell'aspetto sportivo per il quale devo dire che personalmente ho vissuto undici anni fantastici, anche tutte le altre attività mi hanno dato davvero una grande soddisfazione”.
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È arrivato nel 2013, il Sassuolo era appena arrivato in A, potremmo dire che era un neonato in fasce, va via con un Sassuolo che sta entrando in piena adolescenza. Se si volta indietro com’è cambiato il club dal suo arrivo?
“Eh sì, diciamo che il club mi ha accolto al primo anno di serie A e ricordo che la sede era allo stadio Ricci poi, progressivamente, c'è stato uno sviluppo anche da quel punto di vista lì in maniera importante. Poi la sede è stata portata nel meraviglioso centro sportivo del Mapei Football Center. Con soddisfazione ho potuto seguire il tema legato allo stadio che si è sempre di più rivelato una struttura in grado di ospitare più attività. Ricordo le partite della Nazionale ma anche la straordinaria organizzazione della prima finale di Champions League femminile in Italia con grandissimi risultati anche grazie al contributo e alla collaborazione del territorio. A livello sportivo, se mi guardo indietro posso dire di aver vissuto momenti indimenticabili: la conquista dell’Europa League così come la partecipazione stessa alla competizione, vedere la crescita di giovani calciatori diventati poi elementi importanti della Nazionale azzurra, gli undici anni in Serie A… credo che siano complessivamente un segnale dell’incredibile lavoro fatto da questa società”.
E Sassuolo invece come ha cambiato Andrea Fabris?
“Mi ha cambiato profondamente perché ho trovato una famiglia eccezionale. Il Dottor Squinzi e la dottoressa Spazzoli, poi tutta la famiglia Squinzi con Veronica e Marco Squinzi, Simona Giorgetta, l’avvocatessa Laura Squinzi, tutti loro mi hanno trasmesso dei valori molto importanti. A Sassuolo posso dire di aver vissuto appieno la città, ho stretto anche delle amicizie importanti, vere, che porto con me. Sicuramente undici anni di vita non si possono assolutamente dimenticare, anche perché sono stati undici anni pieni di valore al di là del discorso sportivo. Per questo mi sento di dover ringraziare Sassuolo per quello che è, per quello che mi ha dato da questo punto di vista. Ovviamente questo discorso riguarda anche tutte le persone che lavorano in società, dalla prima all’ultima, e che sono veramente la colonna portante del club e che portano un valore aggiunto a tutto quanto il lavoro che viene fatto dalla società”.
A proposito di cambiamenti. Lei ha vissuto anche la transizione alla guida del Sassuolo, dal compianto Giorgio Squinzi insieme alla moglie Adriana Spazzoli ai figli Veronica e Marco. Che visione hanno portato i figli all’interno della società?
“C'è una visione di continuità nel portare avanti il progetto, c'è una visione di grande vicinanza alla società, di grande partecipazione a quelle che sono le vicende sportive ed extra sportive, da parte di tutta la famiglia, non solo da parte di Veronica e Marco ma anche da parte di Simona Giorgetta e dell’avvocatessa Squinzi. Se devo esprimere un concetto io credo che quello della continuità e della visione proiettata al futuro sia la cosa che c'è stata fin dal primo momento e questo è sicuramente un valore importante e di questo credo che Sassuolo debba essere profondamente grato, perché una proprietà di questo tipo è molto rara a livello nazionale”.
È stato 11 anni a Sassuolo, era uno dei dirigenti più longevi. Giovanni Rossi è stato qui tantissimi anni, Carnevali è qui da tanti anni, idem Palmieri e anche tanti altri ragazzi che lavorano in società. Mi verrebbe da pensare che a Sassuolo si sta davvero bene…In parte mi ha già risposto ma cos’ha di speciale questo club e cosa ha rappresentato per lei?
“Ha di speciale quello che dicevo prima, la possibilità di lavorare con una visione importante dettata dalla proprietà che dà la possibilità di creare un nucleo di lavoro molto forte. Devo dire che ho avuto la fortuna di poter lavorare con dei professionisti e delle persone straordinarie con cui ho stretto, al di là del discorso lavorativo, un grande rapporto di amicizia che è una cosa abbastanza complicata talvolta da raggiungere in ambito lavorativo: credo che la forza di questo club sia proprio dettata da queste componenti. Una società forte, dall'alto ottimamente amministrata e composta da Persone con la P maiuscola, oltre che da Professionisti con la P maiuscola. Credo che questa sia stata un po’ la colonna portante e quello che ho avuto la fortuna di vivere in questi undici anni”.
Da giornalista la curiosità deve essere alla base, non posso non farle questa domanda: tutto molto bello ma allora perché va via?
“Vado via perché credo che sia giusto accettare tutto, sono una persona molto molto curiosa che ama affrontare anche nuove e interessanti sfide professionali, che ama conoscere nuovi ambienti, che ama rimettersi in discussione, che ama soprattutto cercare di imparare sempre qualcosa di nuovo, con grande umiltà. Di certo se una persona dovesse chiedermi perché vado via, ripeto non è perché sto male al Sassuolo ma perché c'è la voglia di fare una nuova esperienza, di vedere, conoscere una nuova realtà e di mettersi in gioco per vedere che cosa si può portare di buono in un nuovo ambiente. Questo il motivo di questa scelta importante per me”.
Se i suoi undici anni numero verde fossero una fotografia, che istantanea verrebbe fuori?
“L'istantanea che mi porto nel cuore è lo sguardo delle persone che ho salutato in questi ultimi giorni, tutti sguardi carichi di affetto, di stima, e questa sicuramente è la cosa che porto con me e che porterò sempre con me perché credo che poi, l’aspetto lavorativo sia fondamentale ma lasciare un buon ricordo nelle persone è una testimonianza sia della qualità del lavoro svolto ma anche della capacità di trasmettere qualche valore umano significativo, e questa è la cosa cui tengo particolarmente”.
Ce l’ha un rimpianto invece?
“Rimpianti? No, credo che non ci siano rimpianti perché penso che siano state fatte tutte le cose che speravo potessero essere fatte. Ho soltanto il dispiacere di lasciare una società seria. Ho la consapevolezza e la certezza che comunque per tutti i motivi che vi ho detto prima, il Sassuolo è una società straordinaria che continuerà a fare cose eccezionali sia dentro che fuori dal campo. Questo è ovviamente anche l'augurio che mi sento di fare per tutti, dalla proprietà, al presidente, all’amministratore al nuovo direttore sportivo e a tutti i componenti della società a cui auguro ovviamente di ottenere dei grandi risultati sportivi ma anche di continuare a tracciare la strada che è stata impostata in tutti quanti gli altri ambiti lavorativi”.
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