Dal 2000 ha cambiato 11 squadre in 20 anni e ha indossato anche la maglia del Sassuolo tra il 2014 e il 2016 collezionando 51 presenze e 7 gol, ha vestito le maglie di Messina, Lazio, Genoa, Atalanta, Parma, Sassuolo, Bologna e SPAL. Sergio Floccari, ex coordinatore del settore giovanile del Monza ha parlato alla Gazzetta dello Sport della sua carriera da calciatore: "È stata tosta. Io sono nato a Vibo Valentia negli Anni 80, era un altro mondo. Sia rispetto ad adesso, sia a come si viveva al Nord. Da noi mica venivano gli osservatori. Con papà, per andare ad allenarmi a Catanzaro, facevo più di cento chilometri ad andare e poi altri cento a tornare. Molti miei compagni mi chiedevano 'ma chi te lo fa fare?'. Io avevo fame, volevo emergere e non ho mai avuto paura di sacrificarmi".

Si è pure iscritto all’Università. Nella sua testa era un piano B?
"No, a dire il vero non contemplavo la possibilità di non arrivare. O almeno non ci ho mai pensato. Però mi piacevano storia e filosofia, così decisi di iscrivermi. Esami dati? Zero… ma per colpa del calcio. Me la cavo così dai".

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In passato si è definito 'un operaio del pallone'. Ritratta?
"Può sembrare una cosa ingenerosa, ma credo sia stata interpretata male. Io non intendevo per qualità tecniche, mi riferivo al percorso. Non ho fatto settori giovanili importanti e quando cresci tra i dilettanti è molto più difficile arrivare. Qualche anno fa mi mandarono una statistica: lo 0,2% di chi parte delle serie minori poi riesce a raggiungere la Serie A. Io sono contento di far parte di questa nicchia".

I suoi gol, in effetti, li ha sempre fatti. Il più bello?
"Ne cito due. Quello al Maribor con la Lazio e uno al Milan con la maglia della Spal. Segnai a Donnarumma da trenta metri, mica male".

Dal 2000 ha cambiato undici squadre in vent’anni. C’è una scelta che non rifarebbe?
"Intanto devo dire che non sono sempre stato io a scegliere. All’Atalanta con Delneri allenatore, per esempio, stavo benissimo, ma la società scelse di vendermi al Genoa. Lì ho trovato Gasp, un martello. Mi ha fatto crescere molto. Ma dopo un anno, decisi di cambiare ancora e accettai la Lazio. Non so dirle se ho fatto bene o male, so solo che sono felice del percorso fatto. Il calcio mi ha insegnato tantissimo. Sia a livello di valori sia di esperienze fatte. Ho girato il mondo e conosciuto gente proveniente da ogni dove". 

Ha qualche rimpianto?
"Forse la Nazionale. Ma va bene così. Troppo facile dire ‘ora saresti titolare…’. Io sono stato convocato due volte, ma senza esordire. Ai miei tempi per essere chiamati c’era bisogno che in attacco scoppiasse un’epidemia…".

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Sezione: News / Data: Mer 22 ottobre 2025 alle 17:47
Autore: Manuel Rizzo
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