Il Sassuolo è retrocesso in Serie B e sono molti gli aspetti negativi di questa annata. Dopo 11 anni consecutivi in Serie A la formazione neroverde ha salutato il massimo campionato: di chi sono le colpe? Basta l'infortunio di Berardi a giustificare la retrocessione? Poteva fare di più Davide Ballardini? Di questo e molto altro abbiamo parlato con Alessandro Iori, giornalista di DAZN e TRC. Ecco la sua analisi sulla stagione dei neroverdi.
Sassuolo retrocesso in B, ci togliamo subito il dente: basta l’infortunio di Berardi a giustificare la retrocessione del Sassuolo?
"No, assolutamente no, anche perché ci sono tre retrocessioni su 20 e per salvarsi in Serie A basta veramente poco. Io ero abituato, negli anni in cui mi sono appassionato al calcio, a dei campionati infernali con 3 retrocessioni su 16 o 4 su 18 e lì per salvarti dovevi fare una grande impresa, nel calcio di oggi, nella Serie A di oggi, basta veramente poco per salvarti e il Sassuolo non ha fatto nemmeno quel poco, al di là dell'infortunio che è stato pesantissimo c'erano le possibilità per mantenere ma gli errori sono stati evidentemente troppi".
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Quanto ha inciso la scarsa abitudine a lottare e l’ambiente definito sempre troppo tranquillo?
"Hanno inciso sicuramente perché il Sassuolo non era una squadra programmata per fare questo tipo di campionato. Io più che l'ambiente inteso come tifosi punterei il dito sull'ambiente inteso come società che mi sembra, da molti episodi, abbia perso il controllo di una squadra già poco stimolata, poco cattiva, poco reattiva, poco incline a lottare, ma l'assenza di dirigenti di campo, di collegamento tra società e squadra, si è avvertita in maniera palese in quest'ultima parte di stagione e in quest'ultima stagione. Ci sono episodi che fanno riflettere. Tu hai parlato prima di Berardi e il fatto che fosse al Gran Premio nel giorno in cui arriva alla retrocessione ma ancora prima, e questo l'ho visto io con i miei occhi, il fatto che fosse alla Madonnina al Red Padel a giocare a padel il giorno in cui è stato esonerato Dionisi, non era ancora rientrato dall'infortunio al menisco ufficialmente perché si è rimesso a sedere in panchina tre giorni dopo contro il Napoli, ecco mi sembrano tutti episodi che denotino una scarsa capacità da parte della società di tenere sotto controllo i giocatori, l'assenza di una certa linea di comportamento per il gruppo. Io credo che non sia un caso che questa retrocessione arrivi nella stagione in cui è uscito Francesco Magnanelli dallo spogliatoio del Sassuolo e credo che sia il simbolo di un'anima che si era persa, non è stata trasmessa, penso ai giocatori della vecchia guardia che sono rimasti come ad esempio Ferrari con la valigia in mano a inizio stagione e poi da sicuro partente è tornato a essere titolare fisso e anche questo dà l'idea di scarsa programmazione sia tecnica che della continuità della personalità e del comportamento del gruppo".
Quali sono stati secondo te i punti di rottura in questa stagione?
"Cominciare con un giocatore indisponibile per scelta in Coppa Italia e nelle prime due giornate di campionato, non un giocatore qualunque ma il tuo giocatore di riferimento (Berardi, ndr), rappresenta una spia di improvvisazione, superficialità, quasi autolesionismo mi verrebbe da dire. Dal punto di vista puramente tecnico penso che la partita con la Salernitana all'andata rappresenti un campanello d'allarme molto importante, la partita persa all'andata con il Genoa in casa prima di Natale anche e poi la gara con il Verona al ritorno. Era la prima di Ballardini ma con l'infortunio di Berardi, la sconfitta in uno scontro diretto con un gol francamente regalato credo abbia indirizzato pesantemente la stagione del Sassuolo. Nella volata finale credo abbia inciso il 2-2 con la Salernitana al netto delle giuste recriminazioni arbitrali sul gol del 2-2, ma quando sei avanti per 2-0 sul campo di una squadra ultima in classifica, contestatissima, insomma il pallone deve sparire".
Una squadra che ha perso 31 punti da situazioni di vantaggio. Che spiegazione ti sei dato? Mancanza di personalità?
"Avendo fatto per DAZN spesso il Sassuolo devo dirti che questo dato me lo sono portato dietro tra le statistiche con cui prepari una telecronaca e questo dato lievitava sempre più di settimana in settimana ed era un dato che ha pesato, pesava, e alla fine è stato decisivo perché l'incapacità di tenere un risultato in una partita indirizzata in maniera positiva alla fine ha fatto decisamente la differenza. Anche lo stravolgimento dei risultati tra primo e secondo tempo, anche quello è un dato devastante. Il Sassuolo aveva 52 punti alla fine dei primi tempi, poi alla fine ne ha 30, quindi vuol dire essere a metà classifica o poi, com'è, essere da retrocessione diretta. È un problema tecnico e di fragilità difensiva perché il Sassuolo ha una difesa terribile, non adeguata a questo campionato, proprio negli interpreti, ma è un problema di fragilità mentale perché quando sai di essere fragile in difesa questo ti provoca delle ansie, delle paure, che poi si riflettono anche in degli errori che in condizioni normali non commetteresti mai".
A Carnevali sono state contestate le tante cessioni, c’è chi dice che si dovrebbe rivedere la politica ma nei 10 anni precedenti questa strategia ha sempre funzionato. A gennaio sono arrivati solo Kumbulla in prestito e Doig. Pensi che in quel momento sia stata sottovalutata la questione?
"Sì, assolutamente. Il mercato di gennaio credo sia la colpa massima della gestione di questa società perché tu il 2 gennaio devi avere uno o addirittura due difensori centrali pronti da mettere a disposizione all'epoca di Dionisi e invece aspetti il 31 per prendere un difensore che non può giocare per altri due mesi e mezzo e che poi quando gioca fa autogol a Genova e rigore con il Cagliari, sancendo definitivamente la tua condanna. Sembra quasi la chiusura del cerchio e questo per me è inaccettabile per la capacità di lettura di quello che ti aveva detto sin lì la stagione: non rendersi conto che il Sassuolo stava rischiando è stato un errore grave, gravissimo".
E Ballardini? Con lui gioco zero, due vittorie con Frosinone e Inter. La scossa tanto attesa non è arrivata. Ti aspettavi qualcosa in più da lui?
"No perché io credo che le squadre abbiano un DNA che va rispettato, assecondato. Ballardini è fuori dal DNA del Sassuolo ma anche i giocatori che sono arrivati quest'anno come Racic, Castillejo, è tutta gente che non c'entra nulla con il tipo di tradizione tecnica che ha avuto il Sassuolo. Sono giocatori arrivati puramente nell'ottica di player trading, per cercare di mettere in rosa degli elementi che si ritenevano adeguati per sostituire chi era partito ma che hanno tolto anche al Sassuolo la sua mission di società che investe sui giovani, italiani, di prospettiva, che possano garantire una continuità tecnica ed economica alla società. Mi sembra che quest'anno sia stato tutto, tutto, tutto sbagliato così in maniera talmente eclatante da essere a tratti quasi incomprensibile".
Se dovessimo fare il classico grafico a torta per distribuire le responsabilità di questa stagione che ha portato alla retrocessione, a chi daresti la fetta più grossa tra società, squadra e allenatori?
"Carnevali senza dubbio, Carnevali inteso come la società ma mi sembra molto evidente dove siano in questo caso le responsabilità, le colpe. Questa è stata una squadra costruita male, allenata peggio in alcuni frangenti della stagione. Ma anche solo presentarsi con un solo terzino sinistro di ruolo per tutta la stagione: ma come si fa? É vero che basta poco per salvarsi in Serie A ma almeno una squadra completa bisognerebbe presentarla".
Proiettiamoci verso la prossima stagione. Andranno via in tanti, ci saranno cambi in dirigenza probabilmente ma Carnevali dovrebbe restare. Da chi ripartiresti?
"La sovrapposizione Carnevali-Sassuolo sembra che sia quasi inscindibile in questo momento, soprattutto da quando in Mapei non c'è più Giorgio Squinzi e quindi il Sassuolo è delegato all'amministratore delegato a cui sono state delegate molte responsabilità in grande autonomia ma quest'anno il fallimento è stato clamoroso e totale. Il Sassuolo però guardando anche ai giovani in prestito credo possa costruire una squadra competitiva in Serie B, il problema è che in questa situazione qui sei costretto a svendere la maggior parte della rosa, e credo che i procuratori siano già in azione. Credo che i 20 milioni di Pinamonti non ti torneranno mai indietro, ma anche i 12 di Laurienté e i 10 di Thorstvedt, mi sembra che certi investimenti siano inevitabilmente a essere investimenti in perdita perché questa retrocessione è una mazzata da questo punto di vista, ti mette all'angolo dal punto di vista della forza contrattuale nelle trattative perché il Sassuolo ha sempre dettato i prezzi ma ora dovrà subirla questa situazione, l'obiettivo è limitare i danni".
E in panchina? Vivarini può essere il nome giusto?
"Può essere il profilo giusto perché è l'allenatore che quest'anno, e lo dico da uno che ha visto 10 partite per 38 giornate di campionato, al di là della posizione in classifica del Catanzaro, mi sembra la sua squadra quella che ha espresso il gioco più interessante, propositivo e più gradevole. Ovvio che da neopromossa ha avuto anche delle cadute fragorose perché è una squadra che gioca con coraggio, che concede, che si prende dei rischi anche in fase di costruzione dal basso però è sicuramente un allenatore che in Serie B ha fatto straordinariamente bene quest'anno".
Si ringrazia Alessandro Iori per la cortesia e la disponibilità dimostrate per la realizzazione di questa intervista
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