Alessandro Di Bitonto si sta prendendo la scena in quel di Gubbio. Il difensore centrale classe 2005, arrivato in estate in prestito dal Sassuolo, sta ben impressionando in Serie C. Si è lasciato alle spalle il brutto colpo alla testa rimediato il 25 ottobre a Carpi e per lui sin qui 12 presenze e 1 gol. Intervistato da Il Messaggero Umbria ai microfoni di Massimo Boccucci il centrale ha parlato della sua esperienza in terra eugubina e dei suoi sogni.

Si aspettava di partire così bene alla prima esperienza tra i professionisti?
"Non me l’aspettavo, ero comunque sicuro che avrei dato il massimo per fare del mio meglio".

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Più o meno difficile del previsto?
"Non è stato facile adattarsi al ritmo del livello professionistico rispetto alle giovanili. Si deve andare sempre forte. Non puoi permetterti una giornata o un allenamento sbagliato, ci sono i compagni più esperti che stimolano, ma se non fai bene sono pronti giustamente a sgridarti. La differenza sta soprattutto lì. Il salto non è facile, viene detto continuamente anche nelle giovanili".

L’ambientazione rapida come la spiega?
"Mi sono trovato subito benissimo, ci sono parecchi giovani e abbiamo fatto gruppo. Questo aiuta tanto, poi trovi gli esperti che ti danno una mano e agevolano il percorso. Mi ritengo fortunato, non è scontato inserirsi subito in una realtà nuova".

Cos’è cambiato dall’esperienza in Primavera?
"L’ambiente e i contesti in cui gioca, come ad Ascoli, davanti a migliaia di spettatori. È bellissimo con i tifosi, in casa senti la spinta".

Gioca per il Gubbio, per sé stesso e anche per il Sassuolo?
"Per tutte e tre le cose. Non ho mai vestito la maglia neroverde della prima squadra".

Ha cominciato da attaccante: ha avuto ragione chi l’ha trasformato in difensore?
"Penso di sì. Da piccolo volevo giocare là davanti e fare gol. A 11 anni sono andato al Sassuolo e mi hanno detto che per arrivare a certi livelli dovevo fare il difensore. Ho metabolizzato quattro-cinque anni dopo".

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Sezione: News / Data: Lun 17 novembre 2025 alle 19:30
Autore: Sarah G. Comotto
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