"C'è qualcosa che non va" cantava Vasco Rossi in C'è chi dice no, capolavoro del 1987. Potrebbe tornare d'attualità per descrivere l'avventura di Jeremie Boga all'Atalanta. L'ex Sassuolo, che stava per essere ceduto nelle ultime ore del mercato (c'era il Leicester, a frenare il faticoso accordo che i due club alla fine avrebbero trovato è stato anche Boga) non ha ancora inciso nella formazione di Gasperini. Ventisei minuti in campo in un mese di campionato, tre partite viste per intero dalla panchina (e una da casa, in tv). Ma soprattutto, per ovvi motivi di tempo e di opportunità, un tiro in porta e zero gol, nonostante le speranze di mezza estate.

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Zero come le reti timbrate da quando è arrivato a Bergamo: il mistero dell’uomo della maglia numero 10 che fu di Gomez, il fantasista che partendo dall’altra parte del campo avrebbe dovuto inventare come Ilicic e poi Malinovskyi. Un’eredità pesante come il prezzo del suo cartellino, 22 milioni. Ma non è (solo) quello il tarlo dell’Atalanta: la spina in un inizio stagione da prima in classifica, forse l’unica vera spina, non è quanto è stato dato (al Sassuolo), ma quanto poco si è avuto in cambio (da Boga). È avere in casa da gennaio un giocatore inseguito a lungo, a cui era affidata buona parte delle speranze di vedere una Dea ancora più completa, e non riuscire a decifrare il suo rebus. A capire come farlo uscire dal tunnel. A riferirlo è La Gazzetta dello Sport.

Sezione: Non solo Sasol / Data: Gio 15 settembre 2022 alle 13:28
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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