Alessio Dionisi, allenatore del Sassuolo, ha parlato ai microfoni di Sportitalia e della rubrica "Mister SI nasce". Dopo le anticipazioni ieri, ecco l'intervista integrale al tecnico neroverde che andrà in onda oggi alle 20.30 e troverete le sue parole complete trascritte qui: “Non direi che il paragone con De Zerbi sia stato e sia ancora un fardello. Di certo però è un qualcosa di pesante. Da allenatore sentir parlare tutti i giorni, ma proprio tutti quanti i giorni, di paragoni è davvero molto fastidioso. Non me ne voglia nessuno, non è carina come situazione. È come se un fidanzato parlasse sempre della sua ex con la nuova fidanzata. Se lo fa è uno scemo, c’è poco da dire. Non è bello sentir parlare sempre del passato. È come se ogni volta parlassi ad Alvarez di quanto era forte Raspadori. Alvarez avrà i suoi tempo, i suoi spazi e poi verrà fuori. O come se facessi lo stesso con Pinamonti riguardo Scamacca. Devo dire però che ero pronto a tutto questo. Anche perché i giocatori più o meno sono rimasti gli stessi, penso anche all’ambiente esterno. In più la squadra aveva fatto bene, un triennio che ha portato la squadra a crescere sempre di più anno dopo anno. Avevo messo in conto quindi il paragone, normale fosse così. L’ho presa anche come una sfida, perché non mi era mai capitato di allenare una squadra reduce da una stagione molto positiva. Avevo sempre ereditato squadre da ricostruire e rilanciare, sia mentalmente sia tecnicamente. Sassuolo è stata una opportunità diversa, un’opportunità di crescita per me. C’è stato in questo senso anche un pizzico di incoscienza da parte mia, perché sapevo che non sarebbe stato facile. Avevo però bisogno di misurarmi con una realtà diversa”.

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Scamacca?
“Secondo me Scamacca avrebbe fatto bene a rimanere un altro anno qui con noi a Sassuolo. Lo scorso anno ha fatto benissimo, è stato il nostro miglior marcatore calciando solamente un rigore, una punizione e aggiungendo a queste ben 14 gol. Avrebbe avuto quest’anno la possibilità di ripetersi, poi però gli è capitata questa occasione di crescita in Premier. E rimane un’occasione di crescita anche se quest’anno sta facendo meno bene rispetto a quello che tutti si aspettavano. Dovrà essere bravo a prendere questo tipo di esperienza e a metterla nel suo bagaglio personale perché è destinato a fare bene. Ha qualità e anche umanamente è molto diverso da come molti lo descrivono. In tanti non lo conoscono, io stesso l’ho conosciuto lo scorso anno. Non credevo fosse così forse come gli altri che lo vedono da fuori. È un ragazzo affabile, che ha voglia di lavorare. Quest’anno ha trovato poca continuità, ma ci sta visto che gioca nel campionato più competitivo d’Europa”.

Napoli e Raspadori?
“Credo che neanche il Napoli stesso si aspettasse una stagione così, magari ci speravano tutti. Questo è certo. A prescindere da come andrà la stagione il Napoli ha già fatto cose straordinarie. Merito di tutti: ambiente, giocatori e ovviamente anche di Raspadori. Lui all’inizio non è entrato in punta di piedi, anzi, hanno avuto bisogno subito di lui e si è fatto trovare pronto. Su Giacomo non ho mai avuto dubbi, l’ho sempre detto: mentalmente è un grande, un vincente. Le qualità le ha, le ha sempre avute, a differenza però di tanti altri giovani lui ha già la mentalità da adulto. Anche se non sta trovando tantissimo spazio vista la concorrenza e anche se ha avuto qualche piccolo problema fisico questa è un’esperienza che non può fargli altro che bene”.

Che bambino eri?
"Credo solare, di compagnia e abbastanza iperattivo, poi è sempre meglio chiedere agli altri di se stessi. Mio papà mi aveva comprato il primo paio di scarpe, le portavo anche a letto. Avevo 4 anni, ho iniziato a giocare e non ho più smesso. Fortunatamente poi ho smesso presto di giocare dedicandomi poi ad allenare, sono riuscito a fare di una passione un lavoro".

La gavetta?
"Non mi aspettavo partendo dalla D di allenare in Serie A in così poco tempo, poi se succede vuol dire che c'è un mix di scelte giuste, meriti, fortuna, ecc. Per me è un bagaglio importante di aver fatto la D, è la categoria che ad oggi ho allenato di più e non la dimentico, ci ho giocato anche per diversi anni e ci ho allenato per 4 anni. Credo che il valore la persona non lo perda se non si dimentica le sue origini, io arrivo dalla provincia di Siena, anche se ho cambiato residenza per ragioni familiari e lavorative, e sono un allenatore che ha giocato in D e ha allenato per tanti anni in D e non dimentico davvero le mie origini perché anche questo mi ha permesso di arrivare ad allenare il Sassuolo, ad oggi".

Venezia?
"Per me tutte le esperienze sono belle, poi parlarne dopo quando vanno bene è più semplice, ma tutte le esperienze hanno cose positive e negative, se uno riesce a prendere il positivo dal negativo è importante. È stata la mia prima esperienza in B, è stata un'esperienza formativa, è stato l'anno del Covid, è stato particolare, come per tutti". 

Empoli?
"Una stagione fantastica. Non ce l'aspettavamo. Si parla di Empoli e se gioca in B deve lottare in B per vincere. L'anno prima sulla carta era molto più favorita. La fortuna è stata la voglia di rivalsa dei giocatori rimasti. La squadra sembrava indebolita e invece i giovani che sono arrivati erano giocatori che dovevano avere tempo, possibilità e visibilità, poi le cose son venute, risultato porta risultato ed entusiasmo e quando parti con l'obiettivo dei playoff e per tutto il girone di ritorno sei primo, non perdi mai in casa, è tutto bellissimo. La pecca è stata solo che abbiamo giocato solo a porte chiuse per il Covid e quindi non riesci a condividerlo con la gente, al tempo stesso per la città, per Empoli, si viveva questo entusiasmo. Poi quello che rimane è i rapporti che si creano e si consolidano con il gruppo, il gruppo che parte con una buona identità e finisce con un'identità incredibile. Delle partite le vincevamo per merito del gruppo senza dover preparare chissà che cosa, è stata una stagione bella e importante perché ci ha permesso a tutti di approdare in Serie A. I gol di Mancuso e La Mantia? Mancuso aveva già fatto diversi gol prima ma mai come quell'anno, niente viene per caso. Merito dei ragazzi, Moreo, Olivieri, Matos, non vorrei dimenticare nessuno, sono debitore verso tutti i giocatori che ho allenato perché è grazie a loro che un allenatore può ottenere risultati, poi l'allenatore deve metterli in condizione".

Sassuolo?
"È stato un bel passo. A malincuore per certi aspetti dico ho lasciato Empoli, per altri dico che il Sassuolo per me era un'opportunità importante, da tanti anni in A, giocatori bravi. Quindi alla fine ho deciso di provare questa esperienza e devo dire che avevo visto bene".

Rivincita su Mourinho?
"Si tende sempre a portare il discorso su altri punti di vista e si parla poco di calcio, si parla di arbitri, si parla delle sostituzioni se non c'è stato il risultato. Non si chiede il perché di alcune scelte in funzione della settimana o della partita, capisco che è meno interessante ma io preferisco parlare di calcio ma non del resto. Se devo rispondo".

L’allenatore che mi piace di più?
"Facile ora come ora dire Spalletti, è sicuramente tra i più bravi. Per me però Sarri è il migliore. Fa giocare bene le sue squadre, è il meno televisivo di tutti, abbiamo avuto un percorso simile e soprattutto riconosco sempre la sua mano nelle squadre che allena. Mi ci rivedo un po’, anche se ovviamente stiamo parlando di un tecnico molto più preparato e più esperto. Allegri mi piace, ho sempre parlato bene di lui. Gestire un club e una società che ha sempre l’obbiettivo più alto non penso sia facile, lui questo lo fa benissimo. Poi se mi chiedi se la sua squadra possa giocare meglio ti dico che è possibile. Ma non credo che possa ottenere risultati migliori di quelli che che sta già ottenendo, dipende. Per questo penso che è un allenatore bravissimo”.

Frattesi?
"Sta diventando un giocatore importante, ha dimostrato già l'anno scorso e ora con le prestazioni lo sta dimostrando. Sta trovando ancora più continuità dell'anno scorso, ha acquisito consapevolezza e deve essere bravo a gestire la sua esuberanza perché ogni tanto la riporta in campo in maniera positiva. Per me è un giocatore con qualità, corsa, la capacità di inserimento che ha pochi eguali in A, forse non l'ho vista. Deve migliorare, deve passare dalla volontà, dal livello e credo che questo suo secondo anno sia importante per capire dove può arrivare, poi siamo a marzo ed è presto per parlare di mercato".

Il saluto di mister Vecchi: "Volevo farti i complimenti per la grandissima carriera da allenatore. Ti auguro di continuare su questa strada e di vederti sempre più in alto. Stai facendo un girone di ritorno incredibile. Abbiamo vissuto assieme due stagioni vincenti, so che meriti tanto come uomo e persona e come allenatore lo stai dimostrando. Un grosso in bocca al lupo. Tieni botta, voglio vederti sempre più in alto".
"È un allenatore che cito spesso nelle interviste perché è stato uno degli allenatori più importanti da calciatore. Quando parla di persona e uomo per me è una cosa bellissima, per me è più importante essere credibile. So di essere un buon allenatore, poi se ho fortuna posso anche essere più bravo, ma per me è più importante essere una persona credibile, è più appagante questo. Io lo seguo, allena la Feralpisalò, so che è scaramantico e non dico nulla. L'ho visto alla panchina d'oro, è stato mio allenatore alla Tritium e abbiamo vinto due campionati. La frase che mi ha fatto smettere di giocare e iniziare ed allenare e la frase giusta me l'ha detta lui. Io ho sentito due allenatori, pensavo di giocare fino a 40 anni, poi l'Olginatese mi ha fatto una proposta 'indecente', era maggio, non avevo previsto questo e lui mi ha detto 'Ti piacerebbe farlo? Pensi che quando deciderai di smettere ti potrà capitare un'opportunità uguale in D?'. E io ho detto: 'non credo che quando smetterò riceverò una proposta simile'. E quella è stata la frase che mi ha fatto iniziare ad allenare. Poi è coinciso col primo esonero, spero che sarà l'ultimo. Io al primo anno sono stato esonerato e spero che sarà l'ultimo".

Mister si nasce o si diventa?
"Miei amici ti direbbero si nasce, loro me lo dicevano da tempo, quando ho smesso qualcuno prevedeva già che sarei riuscito in questo. Per me erano dei folli e devo confermarti che mister si nasce ma ogni giorno si può diventare migliori".

Poi mister Dionisi conclude: "È cambiato il calcio con la decisione di far giocare la palla anche nell'interno dell'area di rigore con il rinvio dal fondo e per me questo è stato un cambiamento importante. Noi costruivamo dal basso già quando ho iniziato ad allenare, poi vince si è lavorato tutti cercando di valorizzare al meglio attraverso le regole e poi il movimento del portiere, che ogni tanto si è dimenticato che il portiere la qualità migliore deve essere parare, ma deve diventare migliore di quello che erano, perché deve parare e giocare. L'area giocabile ha allungato il campo, il pressing è diventato più difficoltoso e va organizzato meglio e la costruzione del gioco è diventata più stimolante perché hanno allungato il campo e per un allenatore come me è stata una bella crescita perché mi sono messo lì a pensare come poter uscire, come poter coinvolgere i giocatori. Con l'uomo su uomo il portiere viene utilizzato anche per la costruzione ma questa regola cambiata mi ha incuriosito e ancora mi incuriosisce e alle volte diventa una sfida tra me e me per poter permettere alla squadra di costruire dal basso con l'obiettivo di portare la palla nella metà campo nei piedi dei giocatori più importanti che abbiamo".

Sezione: News / Data: Mar 28 marzo 2023 alle 19:41
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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