Ciccio Caputo, circa un anno fa, il 9 marzo 2020, esultò con un cartello: "Andrà tutto bene. #RestateACasa". Nessuno avrebbe poi immaginato che la situazione sarebbe degenerata in una pandemia mondiale, anche se i segnali non erano incoraggianti. E il centravanti del Sassuolo ha raccontato quel cartello e anche la sua esperienza al Sassuolo Calcio a La Repubblica: "Il messaggio che volevo mandare era: restate a casa, bisogna farlo. E non dobbiamo mollare: stiamo attenti, indossiamo la mascherina, prendiamo tutte le precauzioni. Se adesso dovessi invece mostrare un cartello, scriverei "Vacciniamoci tutti", a prescindere dai dubbi che la gente può avere. E' la soluzione giusta per liberarci dalla pandemia".

Ormai da un anno si gioca con gli stadi vuoti. “Alla fine ti abitui a tutto, ma giocare senza l’atmosfera del pubblico è stata davvero dura. Ci mancano i tifosi, persino gli insulti. Però la salute viene prima: non è ancora tempo di riaprire”. Parla di insulti che mancano, ma Ciccio Caputo, anche se fa male alle difese avversarie, piace anche dalle tifoserie rivali .“Non lo so neanch’io il perché. Avverto questa simpatia, mi rendo conto di quello che trasmetto, ma boh. Forse dipende dalla spontaneità. Può darsi che qualcuno si identifichi in me”. Prosegue Ciccio Caputo parlando della sua carriera, dei suoi inizi difficili: "Sono cresciuto sui campi in terra battuta, e forse a guardarmi viene voglia di credere nei sogni. Sono del parere che i numeri dicano la verità, e sei i numeri dicono che sono tra i migliori qualcosa di vero ci sarà. Ma il più delle volte queste statistiche me le fanno notare gli altri. Tanto se ti focalizzi troppo su un obiettivo poi le cose non ti vengono. Bisogna prenderla così come viene, allenarsi bene e dare il massimo. Se penso all'Europeo? Non posso dire di no". 

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E a proposito di Nazionale: "Tutti sanno che impazzivo per Del Piero e che abbiamo in ballo una mitica cena che per colpa della pandemia non abbiamo ancora fatto. Oggi ammiro molto Immobile. E poi è italiano, e io sto sempre con gli italiani. Non ho mai avuto l’assillo di diventare un calciatore, ho sempre giocato per divertirmi, ma con serietà e cercando di migliorarmi. Poco alla volta ho fatto la mia strada. Le due maglie azzurre che ho indossato le ho appese in casa, sono le uniche che ho esposto: se ne arriveranno altre o meno mi rimarrà per sempre dentro l’emozione di aver difeso i colori della mia nazione". Tra gli allenatori decisivi per la sua esplosione, cita “Andreazzoli, con cui a Empoli giocavamo un calcio divertentissimo, è stato fondamentale, come poi De Zerbi anche se al Sassuolo non è stato facile inserirsi nel contesto: devi essere bravo a legare il gioco, a giocare tra le linee, dare sostegno ai difensori. De Zerbi mi dice che so fare cose che in pochi fanno, soprattutto a livello di movimenti. Il fatto è che lo faccio senza pensare, mi viene spontaneo”.

© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Sezione: News / Data: Sab 06 marzo 2021 alle 12:32
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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