Manuel Locatelli, centrocampista del Sassuolo, si racconta ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Una lunga intervista per parlare del passato ma anche del presente e del futuro con uno sguardo al Sassuolo ma anche alla Nazionale e a un futuro che potrebbe essere lontano dalla formazione neroverde. Ecco le parole del Loca.

Manuel, alla Gazzetta il c.t. Mancini ha detto: "Locatelli è cresciuto molto, può diventare importante per noi dopo l’Europeo". Reazione?
"Grande orgoglio e un pieno di motivazioni per spingere di più e coronare quel sogno. Adesso sono capitano dell’Under 21 e la fascia ha un valore enorme. Però l’ambizione è quella di meritare la Nazionale di Mancini".

Lei debuttò in A quasi quattro anni fa. Da allora è cresciuto più come uomo o come calciatore?
"Come uomo: sono più riflessivo, anche se sono sempre stato incline al ragionamento. Pure troppo: sapesse certi viaggi mentali... Anche come calciatore sono maturato e finalmente rivedo il vero Manuel".

Già, il vero Manuel. Dov’era finito?
"In una situazione più grande di me. All’improvviso sembrava fossi una superstar, c’erano aspettative eccessive. Le critiche sono logiche se giochi nel Milan, ma un ragazzo di 18 anni può soffrirne. Io non ero pronto e non potevo nemmeno essere il salvatore della patria".

Ha avuto paura di perdersi?
"Avevo la sensazione di non riuscire a tirare fuori quel qualcosa in più che ho sempre avuto dentro. Doveva scattare una molla soprattutto a livello mentale. E a Sassuolo è scattata. È stato importantissimo De Zerbi, che mi insegna tanto, mi dà fiducia, ma mi ha anche lasciato in panchina perché non facevo quello che voleva. Ho sofferto, non ero felice di me e della situazione, ma ho capito che aveva ragione lui. Adesso so che l’allenamento è lo specchio della partita: prima mi allenavo senza quel fuoco dentro che sento adesso".

Qual è il suo ruolo ideale?
"Mediano di sinistra nel 4-2-3-1. Ma gioco anche nel centrocampo a tre. In passato ho fatto la mezzala sinistra e il play".

Perché il Sassuolo fa meno punti di quanto potrebbe?
"Forse ci manca un po’ di cattiveria. E con la Sampdoria dobbiamo vincere: è fondamentale per la salvezza. A giugno vorrei fare il salto in un grande club, ma adesso penso solo al Sassuolo".

Lei, Tonali, Pellegrini, Barella, Sensi, Castrovilli, lo stesso Zaniolo anche se gioca più avanti: finalmente tanti centrocampisti giovani e forti.
"È uno splendido momento e dobbiamo godercelo. In Italia purtroppo c’è una mentalità che spesso frena i giovani. Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato".

La Juve ricorre nella sua carriera: il gol più importante, la prima finale persa (Coppa Italia), la prima finale vinta (Supercoppa), il primo rosso.
"E anche l’esordio mancato. Io ho debuttato in A con Brocchi, ma già Mihajlovic voleva lanciarmi. Contro la Juve mi scaldo, lui mi chiama, tolgo la tuta, il team manager Vittorio Mentana prepara il tabellone luminoso con il mio numero. Ma il mister cambia idea, entra Luiz Adriano e io torno in panchina. La sera a casa scoppio a piangere. Dodici giorni dopo, contro il Carpi, Mentana prepara di nuovo il tabellone con il mio numero e mi dice: ‘Stavolta è vero’. E io: ‘Fammi entrare e ne parliamo’. Non vedevo l’ora".

Lasciare il Milan è stato come andare via da casa?
"Proprio così. Piansi insieme alla mia ragazza, ma è stata la decisione migliore. La società non aveva fiducia in me e io avevo bisogno di cambiare». Prima di salutare Manuel, gli facciamo vedere le sue statistiche stagionali a cura della Opta. «Mi inorgoglisce la percentuale di passaggi giusti e anche quella delle occasioni create. Mi sorprende positivamente la cifra sulle palle recuperate. E mi fa arrabbiare lo zero dei gol realizzati: dovrei segnare di più. Anzi, dovrei segnare e basta, non lo faccio da tempo".

Sezione: News / Data: Sab 25 gennaio 2020 alle 10:23
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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