"Veneziano, passa la palla". A Jeremie, chissà perché, non l’hanno mai detto: "In effetti no – ridacchia l’esterno del Sassuolo –. Non sapevo nemmeno che veneziano fosse la definizione per chi non passa la palla". Nello scorso campionato Jeremie Boga ha provato il dribbling 232 volte: primo in classifica per distacco (il secondo, Kulusevski, si fermò a 152). Di questi 232 tentativi, ne sono andati a buon fine 132. Il calciatore del Sassuolo ha parlato alla Gazzetta dello Sport di questo e molto altro ancora. Ecco le sue parole.

Boga, secondo De Zerbi solo Messi è più bravo di lei nel dribbling. Ha ragione?
"È un buon complimento, che ne pensa...? Però anche Neymar, Hazard e Ben Arfa sono fortissimi nel dribbling".

Passare o dribblare: come lo decide?
"Seguo l’istinto. E di solito l’istinto mi porta a dribblare. Fin da ragazzino ho l’abitudine di puntare il marcatore. Gli allenatori mi dicevano di divertirmi. Da piccoli bisogna provare ogni giocata, da grandi è più dura".

Il dribbling si può allenare?
"Tutto si può allenare, ma il dribbling è soprattutto istinto e talento. Devi però esercitarti sempre: io lo facevo a casa con mio fratello".

Come si sta al secondo posto in classifica?
"La posizione ci regala ottime sensazioni. Già lo scorso anno il Sassuolo meritava di più dell’ottavo posto, ma ci era mancato qualcosa. Adesso dobbiamo continuare a lavorare con serietà ed entusiasmo, partendo dalla partita con l’Inter. Il mister ci ripete da tempo che siamo forti, è stato bravo a farci prendere coscienza dei nostri mezzi".

Con il gol al Verona è iniziata ufficialmente la sua stagione?
"Sì, oltre al gol ho dimostrato di stare meglio fisicamente. La vittoria è stata un segnale importante. Una partita come quella di Verona l’anno scorso l’avremmo persa. Non è possibile giocare sempre bene e si deve vincere anche nelle giornate meno brillanti se vogliamo qualificarci per le coppe. L’allenatore ha detto che il nostro obiettivo è l’Europa e noi lo seguiamo su quella strada".

Lei è stato bloccato dal Covid dal 20 agosto al 5 ottobre.
"Un periodo triste. Ero molto giù, non potevo fare niente anche se solo i primi tre giorni ero stanco e avevo mal di schiena. Un giorno sembrava tutto risolto: ero negativo, ma il secondo tampone fu di nuovo positivo".

Se non avesse avuto il Covid, magari adesso non sarebbe più al Sassuolo. È stato molto vicino al Napoli.
"Il mancato trasferimento non è dipeso dal virus. Ho parlato con il Sassuolo e abbiamo deciso che per la mia crescita sarebbe stato meglio restare un altro anno. Qui si migliora tanto: Locatelli e Berardi sono in Nazionale grazie al Sassuolo. E a me piace giocare in avanti con Berardi e Caputo".

A proposito di Nazionale, lei è stato convocato dalle giovanili della Francia e poi ha scelto la Costa d’Avorio. Perché?
"La Costa d’Avorio è il Paese delle mie origini, lì sono nati i miei genitori. Ci tenevo, era un mio sogno. Drogba era uno dei miei giocatori preferiti, anche se gli idoli erano Messi, Hazard e Ben Arfa".

Chi tira meglio a giro sul secondo palo, lei o Insigne?
"Insigne: ha segnato tante volte così. Consigli mi dice che quelli sono i gol alla Del Piero".

Il Chelsea la fece andare via. Si sarà pentito?
"Chissà... A 12 anni mi trasferii vicino Londra con tutta la famiglia per giocare nel Chelsea. All’inizio non fu semplice, avevo lasciato tutti gli amici a Marsiglia, ma poi mi sono adattato".

Com’è stato il primo periodo a Sassuolo?
"Semplice, mi hanno aiutato tutti. Scelsi il Sassuolo perché De Zerbi mi aveva voluto. Ogni giorno mi ripeteva: “Ma lo sai che sei forte?”. Io un po’ lo sapevo ma non ero mica così convinto".

Sezione: News / Data: Sab 28 novembre 2020 alle 12:16
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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