Mister Alessio Dionisi ha ricevuto ieri nella 'sua' Varese il premio VareseSport, giunto alla dodicesima edizione. Entusiasmo, sala piena e tanti sorrisi al MIV per il tradizionale appuntamento con gli “awards” dello sport cittadino e provinciale varesino ha visto la partecipazione di centinaia di persone, atleti, campioni affermati e future stelle. Il tecnico del Sassuolo era tra gli ospiti d'onore della serata. Passerella per l’allenatore neroverde, ex biancorosso da giocatore (stagioni 2005-2007) e ora tra le guide più stimate del panorama calcistico nazionale: "Bello ritornare qui, Varese è la mia città d’adozione: sono partito da qui e sono sempre la stessa persona. Non mi aspettavo di andare in A. Ho iniziato ad allenare, non dico per sbaglio, ma non pensavo di allenare a 34 anni poi ho cavalcato questa cosa che in 7 anni mi ha portato in Serie A dalla Serie D. Ho visto allenatori premiati oggi, magari con più esperienza di me, non dico che per loro può succedere la stessa cosa perché hanno percorsi diversi ma io sono l'esempio che perseverando potrebbe succedere".

SCELTI DA SASSUOLONEWS:

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L'anno prossimo? Dobbiamo ancora finire...
"Sinceramente forse sì forse no".

Ho visto un servizio in cui sei stato accostato al Napoli?
"Non ho visto il servizio, prima ci credevo un po' di più a quello che scrivevano, ora che sono più vicino...bisogna vendere e quindi si scrive".

Piaci a tanti, qual è il segreto? Quanto contano le origini?
Io spero di piacere a mia moglie e alle mie figlie, poi il resto lascia il tempo che trova perché si viene giudicati dai risultati ma non sempre il risultato decreta il giusto. Io ho iniziato a fare l'allenatore, spero di rimanere sempre lo stesso, credo di esserci riuscito per ora e sono molto fermo su questo perché credo che non bisognerebbe mai dimenticare da dove si parte. Io sono quello di 20 anni fa, 10 anni fa. È bellissimo e appagante quello che sto facendo ma allo stesso tempo è abbastanza impegnativo. Ho fatto molto velocemente la strada in salita e ora che ci sono spero di rimanerci. Non mi inneggio a dare consiglio agli altri ma sicuramente a tutti i livelli arrivare è difficile ma confermarsi ogni giorno è molto più importante e più difficile, questo è il mio obiettivo, fermo restando che il mio primo obiettivo è rimanere quello che sono sempre stato".

Quando hai capito che volevi fare l'allenatore?
"Sicuramente non ho mai pensato di fare l'arbitro, lo dico con una battuta. Nello sport è il mestiere più difficile, è quello meno gratificante, il perdente si sente sempre penalizzato e fare l'arbitro è più impegnativo del fare lo sportivo. I miei compagni credevano che lo potessi fare, ad oggi ho allenato di più in D, sono più dilettante che professionista. I miei compagni di C e D avrebbero scommesso su di me allenatore, pensavo che l'avrebbero persa. La passione e la personalità c'erano, lo pensavo, ma un conto è pensarlo e un altro è testarlo. L'altra cosa per la quale ho iniziato è che, non è bello da dire, ho avuto allenatori bravi che mi hanno lasciato, altri invece...e quella è stata la spinta, 'se ce l'ha fatta lui allora provo anch'io' ma non faccio nomi".

Ti senti arrivato? Insomma, quando capisci di avercela fatta?
"Quando guardo mia moglie, senza di lei non sarei riuscito in questo. Noi siamo gli stessi. Io alleno il Sassuolo non alleno il Milan ma la televisione dà visibilità, quindi ti fermano, ti guardano, le foto, gli autografi, quasi andrei io da loro a dirgli 've lo faccio'. Questo non mi fa capire che ce l'ho fatta ma che qualcosa attorno a me è cambiato. Non mi sento il più bravo o il migliore ma le esperienze aiutano" ha detto sul palco prima di essere insignito di un premio speciale.

Sezione: News / Data: Mar 16 maggio 2023 alle 12:24
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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