Uno degli argomenti sensibili nel calcio femminile è la questione professionismo. Se ne era parlato tantissimo a giugno, quando le ottime prestazioni dell'Italia al Mondiale avevano aperto uno squarcio sulla condizione delle donne, costrette al dilettantismo anche quando praticano sport a tempo pieno. Dalle parole, in Italia, si prova a passare ai fatti. Un primo passo è stato l' emendamento alla legge di stabilità, a fine novembre. Katia Serra, responsabile del settore calcio femminile all' interno dell'Assocalciatore, ne ha seguito l'iter passo dopo passo e ne ha parlato a Tuttosport: "Finora si era sostenuto che il professionismo avesse costi troppi alti, l'emendamento risolve la sostenibilità economica perché, per i primi tre anni, i contributi previdenziali e assistenziali non sono a carico dei club ma del fondo entrato nella legge. E ci sono due strade da percorrere. Con l'attuale legge 91 del 1981 il cambio è a carico delle singole Federazioni. In Figc sono stati organizzati tre gruppi di lavoro per studiare le strategie più efficaci per lo sviluppo del calcio femminile: uno sull'élite, uno sulla base e uno sulle normative. L'ultimo gruppo ha già presentato al presidente Gravina le proposte da introdurre se la Figc volesse modificare lo status: salario minimo, assicurazione obbligatoria, tutela della maternità, tutte quelle tipiche di un contratto di lavoro. Il passaggio è stato fatto, ma è in stand-by".

Una strada praticabile visto che, come richiede la 91, c'è già l' attività retribuita e continuativa.
"L' emendamento è positivo perché risolve la parte economica, visto che sono stati stanziati 11 milioni di euro che assolvono i costi del professionismo, e mette pressione sulle federazioni. Ma se ci fermiamo a questo passo, resta un cantiere. I soldi ci sono, non si possono trovare altre scuse per non andare avanti. Non possono restare lì, lo stato vuole che vengano utilizzati. Se le due strade di prima non sono per corribili, lavoriamo anche sul collegato sport, che prevede un percorso parlamentare in cui entrano in gioco tutti, cercando di evitare un ibrido dilettanti-professionismo".

Solo questione di soldi?
"No, è soprattutto uno questione di status a doppia tutela: per le giocatrici e per le società, che vedono garantito un loro patrimonio".

Che sponde avete trovato?
"Pd e Cinquestelle hanno lavorato a braccetto sull'emendamento. Io, poi, allenando la Nazionale delle donne parlamentari, ho avuto l'occasione di spiegare loro realmente le esigenze del settore".

Come hanno seguito la vicende le ragazze?
"Sanno tutto sempre, sanno quanto sia stato importante e ci hanno messo la faccia: è stato realizzato un video a sostegno con testimonianze delle atlete più rappresentative che spingevano per questo passaggio. Sono felici e contente, ma consapevoli che deve arrivare il resto".

Passiamo al calcio giocato: che impressione ha della Serie A?
"Non è un caso che la Juve abbia staccato le avversarie, giocare insieme da anni fa la differenza. Quando è nata nel 2017 è partita dalle migliori, non c' è stato bisogno di stravolgere: la continuità tecnica della squadra e di chi allena è fondamentale. C'è grande equilibrio, per il secondo posto sarà lotta tra Milan, Fiorentina e Roma. Ma è un torneo in cui si può perdere punti con tutti: lo ha dimostrato la Florentia con Milan e Roma. Le fasce sono delineate per obiettivi, però tutte giocano alla morte e crescono molto. Penso al Sassuolo".

Chi l'ha colpita?
"Una proprio del Sassuolo, Maria Luisa Filangieri. È giovane (compirà 20 anni il 28 gennaio, ndr), ha le qualità per diventare internazionale, ma deve cambiare ruolo. Oggi fa la centrale però le mancano centimetri per competere in Europa. Davanti alla difesa, come mediano, o bassa quarta a destra, può diventare importante".

Sezione: Sassuolo Femminile / Data: Ven 10 gennaio 2020 alle 20:22
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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