"Mamma Roberta o nonno Giorgio mi accompagnavano fino al pulmino. Il tragitto non era breve, ma non è mai stato un sacrificio. La passione era ed è enorme. Il sogno più ricorrente, durante i viaggi, era proprio quello di riuscire a diventare un calciatore: tutto il resto veniva di conseguenza". Inizia così l'intervista di Giacomo Raspadori alla Gazzetta dello Sport. L'attaccante neroverde è il grande protagonista della settimana dopo la doppietta al Milan e ha raccontato i suoi sogni, gli inizi e il suo momento. Ecco le sue parole.

Giacomo, tra Castel Maggiore e Sassuolo quante doppiette a San Siro ha sognato?
Mica tante... Questa è una cosa talmente grande che la sogni raramente. Sono davvero felice, anche perché il Sassuolo ha vinto".

Il secondo gol al Milan è una giocata alla Aguero, il suo modello.
"Sì, è un movimento tipico di Aguero. Mi piace molto per il suo modo di giocare con la squadra oltre che per il gol. Mi ispiro a lui, un po’ anche a Tevez e Di Natale. Una cosa che mi ripete spesso De Zerbi è che la completezza è importante: bisogna saper fare tutto sul campo da calcio".

A San Siro ha segnato prima di sinistro e poi di destro. Vogliamo spiegare a tutti che per lei è davvero la stessa cosa?
"Proprio così. Le racconto il segreto. Da piccolo ero tutto mancino, anche per scrivere. Mio fratello più grande (che è stato nelle giovanili del Sassuolo e gioca in Eccellenza) era invece destro e non sopportavo questa differenza, così ho cominciato a imitarlo. Adesso scrivo con la destra e calcio con entrambi i piedi: è un vantaggio anche nello smarcamento, perché il difensore non può intuire dove andrò. In passato i rigori li ho tirati quasi sempre col destro, ma mi sto allenando a batterli con il sinistro. Per questa qualità dovrò ringraziare per sempre mio fratello Enrico, che è una persona importantissima per me: il primo con cui parlo dopo le partite".

Sa chi era Andy Brehme?
"Certo, il terzino tedesco dell’Inter che era mancino ma segnò di destro il rigore nella finale del Mondiale ‘90. Io ero interista, mi piaceva Eto’o. Ho ancora una simpatia per l’Inter".

Sta imparando a “rubare i portafogli” come vuole De Zerbi?
"Ahahah... Il mister vuole che io sia più malizioso. Con me è stato eccezionale: mi ha dato fiducia anche quando giocavo poco. A San Siro dopo la partita mi ha abbracciato e mi ha fatto i complimenti. Io ho la fortuna di essere allenato da lui e di passare giornate intere con gente come Caputo, Berardi e i tanti altri grandi giocatori del Sassuolo. Se sei intelligente, il tuo bagaglio si arricchisce in fretta".

A proposito di lezioni da imparare, è vero che non ha mollato gli studi?
"Sì. A Bologna avevo cominciato il Liceo delle Scienze Umane. A Sassuolo non c’era e allora ho preso il diploma al Liceo Scientifico e poi mi sono iscritto alla Facoltà di Scienze Motorie: ho dato tre esami finora. E’ molto importante lo studio".

Raccontano di leggendarie sfide su punizione tra lei e Berardi...
"Punizioni, tiri da fuori, tutto... A volte vince lui, a volte vinco io".

Lei e Kean siete nati a 10 giorni di distanza: vi ritroverete prima o poi in azzurro?
"Sarebbe bellissimo, tra l’altro siamo complementari. Moise è veramente forte. Finora abbiamo giocato insieme solo una volta nell’Under 17".

Possiamo vincere l’Europeo Under 21?
"Siamo un grande gruppo. Non giocheremo da favoriti, ma vedremo cosa succederà dando il massimo sempre". 

Il Sassuolo, intanto, può vincere lo scudettino (l’ottavo posto dopo le sette grandi) per il secondo anno di fila.
"Sarebbe uno splendido risultato. Siamo stati bravi a superare il periodo di crisi di inizio anno. Ma noi non ci accontentiamo e vogliamo chiudere al massimo la stagione".

Haaland è la punta di riferimento per la generazione Z?
"Ha qualità, forza e continuità: bravissimo. A me piacciono molto anche Sancho e Foden".

Giacomo, se prendesse adesso quel pulmino quale sarebbe il sogno ricorrente?
"Il gol è come il pieno di benzina: ti ricarica. E ti fa andare a mille. Però adesso penso solo ad andare avanti per la mia strada: i sogni li ho, certo, ma li tengo per me. Io sono fortunato, anche durante la pandemia ho potuto continuare a fare quello che mi piace. I bambini, invece, sono stati chiusi in casa per tanto tempo, ingabbiando la loro passione per lo sport. I bambini hanno bisogno di normalità: ecco, questo sogno speriamo che si avveri presto".

Sezione: News / Data: Ven 23 aprile 2021 alle 11:08
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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