Ciccio Caputo è ormai un bomber affermato. Forse è arrivato un po' troppo tardi in Serie A ma ora se lo gode il Sassuolo. Sul sito gianlucadimarzio.com, parla chi lo conosce bene e chi lo ha visto crescere. Non sono mancate le difficoltà, come racconta Onofrio Colasuonno: "Ero andato ad Altamura a casa dei Caputo per cercare di convincere Ciccio a continuare a giocare a calcio. Parlai con sua mamma. Il ragazzo non voleva più saperne e da qualche settimana non si presentava più agli allenamenti. Andava a lavorare con il padre muratore”. Ma perché Ciccio aveva smesso di giocare? Di mezzo c’era stata una cocente delusione: “Quell’estate aveva fatto il provino con il Grosseto. Lo volevano prendere, ma io mi opposi perché obbligavano i genitori a pagare 800 euro al mese per il convitto. Stoppai tutto”. E l’allora sedicenne Ciccio la prese molto male. “Dovrai continuare a giocare con il Toritto”, si sentì dire. 

Dopo quel dialogo con mamma Filomena, Onofrio entrò in camera di Ciccio, che era ancora deluso per come erano andate le cose. “Se mi vuoi bene fai un altro anno al Toritto, avrai altre occasioni. Andrà tutto bene, te lo prometto”. Una carezza sul volto, un abbraccio. Dopo qualche titubanza Ciccio si convinse a riprendere. Quell’anno fece 12 gol e trascinò la squadra alla promozione. “È come un figlio per me. Mi legai a lui quando Don Pierino Dattoli mi chiamò per allenare nella parrocchia di San Nicola. Era un ragazzo tranquillo e sulle sue. Prendeva l’autobus per venirsi ad allenare a Toritto e poi la sera per tornare ad Altamura. Spesso lo accompagnavo io in macchina”. Poi la chiamata dell'Altamura in Eccellenza con Ciccio che si fa notare sui campi pugliesi grazie al suo fiuto del gol.

Il Melfi lo vuole prendere. Ma Ciccio non firma il contratto perché durante il ritiro gli fanno fare il terzino. Il vero salto di qualità arriva grazie alla coppia Terracenere-Giusto. Il primo è l’allenatore dell’Altamura, il secondo del Noicattaro, squadra di C2: “Angelo (Terracenere) mi chiamò e mi consigliò questo Caputo come quarto attaccante da integrare nella mia rosa” - racconta Pino Giusto - “Io chiamai il nostro DS Daniele Faggiano che acconsentì a fargli fare un provino con noi. Dopo 4 allenamenti gli facemmo il contratto di corsa. Non aveva certo le qualità di Cassano, che da bambino in Puglia già faceva magie, ma si impegnava costantemente e mi poteva tornare utile”.

Con il silenzio e il lavoro Ciccio si conquista una maglia da titolare anche in C2: “Nella mia idea di undici titolare dovevo giocare con la coppia Suarez-Moscelli - continua Giusto - ma dopo qualche partita non potevo più levare Ciccio. Segnava e lavorava per la squadra”. La coppia fissa di quel Noicattaro diventa Caputo-Moscelli. Ed è proprio il compagno di reparto a ricordare quell’anno insieme. “Ogni giorno si è conquistato un pezzo di fiducia e di campo. Attaccava benissimo la profondità. Era bravo senza palla, ma faceva fatica a saltare l’uomo. Abbiamo fatto undici gol a testa e ottenuto la salvezza”. A giugno del 2009 la grande ascesa con la chiamata del Bari in B e la tripletta all'esordio...contro il Grosseto, la formazione che a 16 anni lo aveva scartato.

Sezione: News / Data: Lun 16 marzo 2020 alle 17:55
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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