Avete ucciso il calcio! O almeno, ci avete provato. Ma il Sassuolo l'ha resuscitato! Calcio, alzati e cammina ha urlato Giacomo Raspadori a San Siro, alla Scala del calcio! Tanto beffardo il destino perché i neroverdi, una 'piccola' realtà del calcio italiano esclusa dai potenti, dai prepotenti, ha fatto il mazzo al Milan, a chi credeva di avere un diritto - per la sua nobile storia - di poter fare tutto. La storia, caro Milan, va conquistata giorno dopo giorno, va scritta ogni giorno. Quanto fatto appartiene al passato. E il futuro non merita una fine così indecorosa. Per fortuna che qualcosa si è mosso e questo 'super' progetto è naufragato ancor prima di cominciare. E' arrivato di notte, tra sotterfugi, detto e non detto, dirigenti esclusi, comunicati a mezzanotte, e di notte è andato in frantumi. Guarda caso, come i sogni. Che loro volevano distruggere.

E ironia della sorte, il 'piccolo' Sassuolo ha battuto il 'grande' Milan con il 'piccolissimo' Giacomo Raspadori. De Zerbi aveva detto: "Non ho voglia di giocare la partita ma se mi obbligheranno ci andrò". A San Siro si è presentato ed è pure tornato a casa con i 3 punti in saccoccia. Tre punti targati Giacomo Raspadori, prodotto del settore giovanile del Sassuolo. Altro messaggio indiretto della notte di San Siro spedito dal Sassuolo ai potenti del calcio che hanno mandato in rovina il sistema. Si può fare calcio alla giusta maniera. Il classe 2000 neroverde che ribalta il Milan in meno di 7 minuti ne è un chiaro esempio. E se lo gode il Sassuolo Calcio. Ma anche il calcio italiano.

Quel calcio italiano che forse, per qualche anno, rinuncerà al coraggio di mister Roberto De Zerbi. Il tecnico si è esposto tanto, come ha sempre fatto, e naturalmente il suo discorso - giusto o sbagliato che sia (per noi giustissimo) - ha avuto una forte eco, in maniera positiva e negativa. "Fare una SuperLega dove loro decidono chi deve entrare e decidono chi sta fuori, va a togliere l'essenza del calcio. Io sono partito quest'anno spingendo il sogno del quarto posto, del quinto, del sesto. Forse io e la mia società siamo coglioni perché ancora sogniamo ma qualche risultato lo abbiamo fatto e qui si tratta di metterci la faccia". No mister, non siamo coglioni. E non avevamo dubbi. Il 2-1 a San Siro lo ha dimostrato anche agli altri. Coglioni.

Dispiace vederla andar via. Voltandoci indietro, fra qualche anno, sono sicuro che avremo grande nostalgia di questi tre anni. Il destino sembra segnato. Le parole dell'allenatore neroverde, anche ieri dopo la gara, sembrano inequivocabili: "La voglia di restare a Sassuolo è sempre stata tanta, bisogna far andare d'accordo il cervello al cuore, siamo professionisti e dobbiamo portare risultati. Il rapporto tra me, i giocatori e la società va oltre al calcio". Ora però - mi perdoni se le do del tu - prendi una decisione ma non ascoltare il cervello. Ascolta il cuore. Come hai sempre fatto. La ragione non ha sempre ragione. Il cuore è il padrone dei desideri.

Sezione: Editoriali / Data: Gio 22 aprile 2021 alle 09:39
Autore: Antonio Parrotto / Twitter: @AntonioParr8
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