Roberto De Zerbi compirà, domani, 40 anni. Brescia Oggi ha intervistato il tecnico bresciano e ha parlato della sua carriera svelando anche alcuni importanti retroscena. Ecco le sue parole: "Non farò niente di particolare: non mi è mai piaciuto festeggiare i compleanni. Ho vissuto sempre al massimo, con alti, bassi e poca normalità". Che stia bruciando le tappe anche in panchina non è una sorpresa: "Credetemi: non smanio per andare subito in una squadra che fa l'Europa. Restare a Sassuolo un altro anno mi farebbe bene per la crescita personale. Che fretta c'è? Fin qui ho sempre bruciato le tappe: a 15 anni me ne sono andato di casa, chiamato dal Milan, a 23 mi sono sposato con Elena, a 26 ero già papà di Elisabetta e Alfredo, a 34 allenavo nei professionisti e a 37 ero su una panchina di Serie A". Parole, queste, importanti e che potrebbero portare alla permanenza dell'allenatore bresciano a Sassuolo (oggi ci sarà l'incontro con la dirigenza).

Dietro all' allenatore dalle idee innovative, dal calcio che piace perché spettacolare e in continua evoluzione, c' è una persona con principi non negoziabili: "Onestà, lealtà, coerenza, autonomia nelle scelte. Sono valori che mi ha trasmesso la famiglia e per i quali non sono disposto a scendere a compromessi. Il cuore, l' amore per il suo lavoro vengono prima di tutto. Un allenatore deve essere il primo a credere nelle sue idee, così è più facile essere credibili agli occhi dei giocatori perché quando spieghi le cose hai la faccia giusta. Se invece sei poco convinto, sei altrettanto poco convincente e i calciatori ti sgamano, perché un allenatore è a capo di tutto e deve stare un passo avanti soprattutto quando le cose vanno male. Poi, nel chiuso dello spogliatoio, non ho problemi a sottolineare cosa non va e, se necessario, farmi sentire. Da giocatore non mi andava giù che un tecnico ci mettesse alla berlina in pubblico o mandasse messaggi alla squadra o alla società attraverso i mezzi di informazione. Non lo trovavo corretto e mi comporto di conseguenza".

Mister De Zerbi ha parlato della sua carriera da calciatore: "Sì, da bambino ero etichettato come uno bravo. Ho sbagliato qualche scelta, ma ho sempre deciso in buona fede e in autonomia, essendo sempre Roberto De Zerbi. Quindi non ho rimpianti. Il Brescia? Ero a Napoli, squilla il telefono e dall'altra parte c'è uno che mi dice: sono Gianluca Nani, il direttore sportivo del Brescia. Lo mando a quel paese, chiudo la chiamata in modo brusco, penso allo scherzo di qualche amico buontempone. Dopo 2 minuti mi risuona il cellulare: è Nani che ride di gusto, ha capito tutto al volo. Non mi lascia finire di scusarmi, mi dice: avevamo pensato a te per il Brescia. Rimpianti non ne ho nemmeno in questo caso. Prendete De Rossi: nella sua bellissima lettera di congedo dalla Roma, un signore gli disse: che bella maglia che hai, bambino. Pensa se un giorno giocherai nella Roma. E lui: mi basterà indossarla una volta. Ecco, il fatto di aver indossato quella maglia, per la quale trepidavo fin da bambino, cancella il resto: il fatto di aver giocato meno di ciò che potevo, di non essere andati in A". Il senso di appartenenza è sempre forte: "Io sono felicissimo per il Brescia in A e faccio il tifo perché Corini resti: è un bresciano come me, ha fatto un lavoro incredibile".

Piovani è l' allenatore del Sassuolo femminile. Una colonia bresciana alla corte di patron Squinzi: "A Sassuolo sto bene e, lo ribadisco, non smanio per andare via. Non ho fretta. Questa è una società modello, si può lavorare con tranquillità, portando avanti le proprie idee. Se un giorno cambierò, voglio una società che mi permetta di fare calcio a modo mio. Contatti con altre squadre? Ci sono stati ma li tengo per me".

A Benevento lo avevano accolto con striscioni poco benevoli per il suo passato da calciatore (vincente) a Foggia: "Quelle scritte mi diedero una carica incredibile - dice De Zerbi -. Benevento è la mia cartina di tornasole: ho trovato una società di persone incredibili. Abbiamo vinto a San Siro col Milan, retrocedendo il giorno dopo per i risultati delle altre. E da retrocessi abbiamo fatto 4 punti nelle ultime 3 partite contro rivali che non avevano raggiunto l' obiettivo. Il saluto finale del pubblico come se avessimo vinto il campionato - conclude -: al di là dei risultati, sono queste le cose che contano".

Sezione: News / Data: Mer 05 giugno 2019 alle 11:02
Autore: Antonio Parrotto / Twitter: @AntonioParr8
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