"Comanda Sarri ma per i giochisti è un anno flop" scrive La Gazzetta dello Sport in edicola oggi: "Dio è morto, Marx pure, e anche il "gioco" non si sente troppo bene. I "giochisti" nemmeno. Anzi, pure peggio. L'estate, come sempre, è stata piena di buone intenzioni: tante società di Serie A si sono affidate ad allenatori intenzionati ad applicare uno stile ben preciso, un calcio raffinato e manovriero, all'andare a prenderli nella loro metà campo'. Poi le illusioni svaniscono, si capisce che i complimenti non producono punti, la classifica pretende il sacrificio sull'altare della panchina. Il "progetto", termine con cui tanti si riempiono la bocca, diventa un orizzonte che non va oltre la prossima giornata di campionato. E nel frattempo si riscopre il caro vecchio calcio "pragmatico", che sta vivendo un momento particolarmente felice soprattutto nella classe media: il Parma di D'Aversa e dei suoi velocisti in contropiede si è affacciato alla zona Europa, l'Udinese del realista Gotti ha infilato tre vittorie consecutive allontanandosi dalla zona calda, frutto di tanta sostanza. E poi lo spettacolo, va detto, per tanti coincide con il risultato, e infatti in Friuli si è riacceso l'entusiasmo. Come a Cagliari o Verona.

E i giochisti? Già tante le vittime sacrificali. Eusebio Di Francesco ha lasciato presto per l'Aggiustatore Claudio Ranieri, che per prima cosa ha pensato bene di sistemare la difesa, e tanti saluti - per il momento - ai pericoli del fondo classifica. Sull'altra sponda genoana, doppio esonero: prima Andreazzoli, che si era ri-guadagnato la A dopo la retrocessione "con gioco" a Empoli, poi Thiago Motta. In sella dunque Davide Nicola, fautore di un gioco più verticale e immediato. Cambio di rotta anche alla Fiorentina, con ribaltamento di panchina e filosofia: da Montella a Iachini. E poi il flop più clamoroso, per l'entità del club: Giampaolo naufragato nella fallita ipotesi di ricostruzione del Milan. Ancelotti non è un giochista in senso stretto, ma le statistiche del suo Napoli erano quelle di una squadra che voleva comandare: s'è visto come è finita.

Non se la passano benissimo nemmeno Roberto De Zerbi al Sassuolo e Fabio Liverani al Lecce. Entrambi amano la costruzione dal basso, l'avvicinamento alla porta avversaria fatto di trame e movimenti precisi, passaggi rapidi e momenti di piacevole calcio. Ma i conti non tornano: Lecce finito sull'orlo della zona-pericolo, Sassuolo reduce da tre sconfitte consecutive, l'ultima proprio con l'Udinese di fisico e ripartenza. I numeri riescono a spiegare almeno in parte le difficoltà. Entrambe recuperano palla troppo in basso rispetto alle intenzioni. Poi, il Sassuolo ha il 57% di possesso palla medio a partita, ma solo la metà dei suoi passaggi viene effettuato nella metà campo avversaria. Più o meno stessa percentuale per il Lecce, con un possesso medio molto più basso (il Genoa, addirittura, scende al 46%). Vero che la costruzione dal basso aiuta ad aprire varchi davanti, ma se gli avversari sono schierati finisce che metà dei passaggi sono inutili palleggi arretrati. 'Ha scatenato offensive praticando il non mai abbastanza deprecato gioco orizzontale... Una squadra, insomma, che per segnare ha sempre bisogno di giocar a modino, in bellezza sempre': sono parole del 1949, a firma Gianni Brera, che sposava la teoria dell'Italia nazione, e dunque squadra, femmina. Gioann avrebbe apprezzato il Parma di D'Aversa: solo il 45% dei passaggi nella metà campo avversaria, possesso palla del 41%, baricentro molto basso. E settimo posto.

Obiezione, vostro onore: in testa alla classifica c'è il più giochista di tutti, Maurizio Sarri. Respinta: il trapianto definitivo non sembra ancora essere attecchito in modo permanente nella testa della Juventus. Ancora poco "sarrista" e ancora molto "allegriana". Le idee si intravedono, però: squadra con la percentuale più alta di possesso palla, maggior numero di passaggi nella metà campo avversaria, si può migliorare sul baricentro medio (quarto posto) e soprattutto sull'atteggiamento di recupero palla (Napoli e Atalanta lo fanno più in alto). L'Inter è un compromesso che funziona. "Accusata" di contropiede da Capello, in realtà è andata in reale difficoltà proprio nelle partite in cui ha avuto meno palla o si è abbassata troppo (con lo Slavia, nel secondo tempo con Dortmund, Juventus, Atalanta). I nerazzurri amano essere verticalissimi ed efficaci: solo il 50% di passaggi nella metà campo avversaria, ma Lukaku e Lautaro se la passano piuttosto bene... Con possesso e corsa Lazio e Atalanta occupano la metà campo avversaria con tanti uomini: è il segreto del loro successo, che unisce all' aggressività (chiave del successo delle squadre "medie") anche tecnica e palleggio. E oggi, qualsiasi cosa voglia dire gioco, non c' è chi diverta più della Dea".

Sezione: News / Data: Mer 15 gennaio 2020 alle 17:55
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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