Le vittorie con Juventus e Inter avevano illuso un po' tutti ma il Sassuolo non ha saputo andare oltre e si è fermato a San Siro. L'ultima vittoria dei neroverdi ormai oltre 40 giorni fa per un altro girone d'andata che rischia di trasformarsi in un incubo, come l'anno scorso (furono 17 i punti dopo le prime 19, il Sassuolo è 'perfettamente' in media dopo 11 giornate). Due soli punti dopo l'exploit con la capolista con 3 gol segnati e 7 subiti. Troppo poco, specie se si considera il calendario, perché il calendario era l'alibi del brutto inizio di stagione con 4 sfide alle big nelle prime 6. Poi tanti impegni, sulla carta, in discesa (ad eccezione della Lazio) ma la strada invece è diventata sempre più ripida e sempre più in salita. Il Sassuolo proprio non riesce a imparare dai suoi errori e anche contro il Torino finisce vittima della sua stessa presunzione.

Prima della gara avevo chiesto a Dionisi: "può essere un'idea quella di partire forte, visto il momento delicato del Toro e la contestazione dei tifosi, per provare a togliere certezze ai granata?". Forse mi ha ascoltato Ivan Juric perché a partire forte è stato proprio il Torino, che ha fatto capire le sue intenzioni al Sassuolo sin dalle prime battute. Sotto di un gol dopo 5 minuti, il Sassuolo ha passato un primo brutto quarto d'ora, salvo poi trovare il pari al 18' in una delle poche occasioni avute durante il match. Ma l'efficacia e l'efficienza neroverde, sia in attacco che in difesa, in questo momento sono due optional che faticano a entrare in azione e anche chi guida l'auto a strisce nero e verdi forse fa fatica a schiacciare i giusti pulsanti.

Ma si fa presto a criticare Dionisi (apprezzabile il suo mea culpa dopo la gara) se Racic, messo in campo per dare più aggressività in mezzo e per provare a reggere l'urto, crolla inesorabilmente sotto i colpi granata e fa peggio di chi era in campo. Piuttosto bisogna interrogarsi come e perché questa squadra fatichi a tirare fuori gli attributi, fatichi a lottare unita da squadra, con il possesso o senza. Ieri Juric l'ha preparata bene, sfruttando la superiorità numerica sul lato sinistro del Sassuolo generata dalla pigrizia di Armand Laurienté (e non solo, ma lui è uno degli emblemi), che proprio non ne ha voluto sapere di correre all'indietro su Bellanova e compagni. Ma, come ha detto Dionisi, "Non possiamo essere una squadra con la palla e un'altra squadra senza palla".

Sono d'accordo con Fabio Bazzani, che dopo la partita su DAZN ha sentenziato: "Il Sassuolo deve ritrovare uno spirito, un'anima, quella determinazione che aveva chiesto Dionisi e non c'è stata". Poi si può discutere su quel cambio o su quell'altro, su quell'errore in impostazione o in attacco, su quel giocatore atteso e quell'altro meno atteso, su chi ha giocato dall'inizio e su chi è entrato dopo, ma se non c'è un'anima non si va da nessuna parte. Anzi, da una parte si può anche andare, ma è meglio non conoscere quella direzione.

Sezione: Editoriali / Data: Mar 07 novembre 2023 alle 10:32
Autore: Antonio Parrotto / Twitter: @AntonioParr8
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