Nuovo attacco al Sassuolo e a Domenico Berardi. Dagospia, nella sua analisi post Italia-Macedonia del Nord, 'mette in croce' Domenico Berardi e il club neroverde. "LA MEDIOCRITÀ DEL CALCIO ITALIANO È TUTTA NELL'INCREDIBILE AZIONE DI BERARDI CHE NON RIESCE A SEGNARE CON TUTTA LA PORTA SPALANCATA E DOPO CHE IL PORTIERE MACEDONE GLI AVEVA PASSATO LA PALLA - L'ESTERNO 27ENNE, 14 GOL E 10 ASSIST IN CAMPIONATO, È DA 10 ANNI NELLA COMFORT ZONE EMILIANA, SENZA FARE MAI IL SALTO E GIOCARE CON GRANDI SQUADRE IN COMPETIZIONI DI LIVELLO: QUESTI SONO I RISULTATI QUANDO LE PARTITE CONTANO" ha scritto il sito di Roberto D'Agostino, che non utilizza mai giri di parole.

LEGGI ANCHE: Berardi almeno ci ha provato, gli altri si sono nascosti. E ora tutti giù dal carro

Ancora Dagospia: "Gli azzurri possono e devono recriminare solamente nei confronti di se stessi e per avere palesato in oltre 90 minuti una evidente incapacità di andare in gol. La fotografia è quella di Domenico Berardi che a porta vuota accompagna il pallone tra le braccia di Dimitrievski al 30′, dopo che lo stesso portiere macedone aveva a suo modo imitato Donnarumma in Real Madrid-Psg regalando il pallone agli avversari e consegnandosi alla sconfitta. Il bomber del Sassuolo, che in campionato sta facendo faville con 14 gol all'attivo e ben 10 assist che ne fanno tra i più prolifici attaccanti italiani del momento, dietro al solito Immobile, è la cartina tornasole della nostra qualità in campo internazionale: quando si tratta di giocare in Serie A fenomeni, poi assoluti comprimari oltre i confini".

Prosegue Dagospia: "Berardi, insieme a Immobile e a Insigne, a Jorginho e Verratti, non è mai riuscito a scardinare la difesa macedone creando vere occasioni pericolose, con l'Italia che ha sempre tenuto il colpo in canna, inceppandosi puntualmente davanti ad un bersaglio mai mirato con convinzione. Probabilmente sono state determinanti anche le scelte di un Mancini in balìa di se stesso, con 10 esclusioni dal novero dei 23 che avevano fatto (e faranno ancora) discutere. Una disfatta che ha il sapore di un viaggio senza ritorno: è caduta anche l'ultima roccaforte azzurra, quel ‘Barbera' che tanto aveva fatto sperare i tifosi, accorsi a occupare, per la prima volta dopo l'inizio della pandemia, uno stadio al 100% della sua capienza. E che parte da lontano: senza contare la ‘bolla' degli Europei vinti, lo scenario azzurro era desolato e desolante ancor prima della sfida alla Macedonia. Si arrivava con i quattro miseri pareggi nelle ultime cinque uscite nel girone delle Qualificazioni contro Bulgaria, Svizzera e Irlanda e quei due miseri gol (Di Lorenzo e Chiesa), con un'Italia che ha annoverato sempre al 90′ il totale dei tiri in porta in doppia cifra (fino ai 27 nell'1-1 con i bulgari) senza mai raccogliere (quasi) nulla".

La conclusione: "Il punto non è che l'Italia non ci abbia provato nella notte del ‘Barbera', anzi. È proprio questo il discorso (e il problema): i 35 colpi (a vuoto) ne sono testimonianza e nel quarto d'ora decisivo, e in vista dei supplementari, abbiamo finito con tutte le armi da fuoco in campo, cambiando gli attori, inserendo Raspadori e Joao Pedro, Lorenzo Pellegrini e Tonali, in cerca del gesto risolutore. Nulla di tutto ciò è arrivato e se si pensa che in tribuna sono rimasti a guardare allibiti i vari Belotti, Zaniolo, Scamacca, che il gruppo in campo (tolta una difesa dimezzata) era lo scheletro della cavalcata europea, l'amarezza e la convinzione che qualcosa di più e meglio si sarebbe potuto (e dovuto) fare, resta. Perché a volte provarci non basta, bisogna riuscirci".

Sezione: Non solo Sasol / Data: Lun 28 marzo 2022 alle 13:45
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
vedi letture
Print