Terza e ultima parte di Magnanelli racconta, intervista in onda su Nero&Verde, in onda su TRC. Il capitano del Sassuolo ha riavvolto il nastro dei ricordi parlando della sua lunga esperienza in neroverde. Ecco le sue parole: "Il calciatore moderno deve avere un po' tutto, deve avere talento, prestanza fisica, intelligenza fisica, se vuole competere a grandi livelli. In una squadra ci sono un mix di calciatore, la bravura di un allenatore sta poi nel cercare l'equilibrio perfetto. Io, pur avendo un altro tipo di caratteristiche, ancora tuttora, la qualità, il talento, la pulizia di gioco e i tempi di gioco siano superiori alla qualità fisica, sono a favore del talento. Per competere a grandi livelli e per giocare con gente dotata fisicamente devi riuscire a tener botta".

Si fanno sentire di più le sconfitte o le vittorie?
"Le sconfitte, gli infortuni, ci sono periodi in cui uno può non essere in condizione, sono più importanti delle vittorie e non è retorica ma in quel periodo cresci".

Qual è la sconfitta che ti brucia di più?
"Quando non siamo riusciti ad andare in A con Pioli. Avevamo fatto un campionato importante, eravamo ai playoff con il Torino e l'andata a Torino eravamo decimati, mille infortuni, abbiamo finito la gara in 8-9, poi abbiamo perso in casa e siamo usciti ma è stato un peccato perché potevamo salire in A due anni prima, però è andata".

Il rapporto con gli arbitri?
"Molto diretto, trasparente, onesto. Sono un po' rompiscatole, lo sono sempre stato. Arbitri che mi arbitravano in C e ora mi ritrovano in A e vedo in loro un saluto sincero, mi gratifica. Ho sempre rispettato il loro lavoro, cercano di fare il loro meglio, come sbagliamo noi sbagliano loro, a volte ti fanno innervosire ma credo che sia la normalità. Ci sono arbitri più permalosi come lo sono i giocatori. Bisogna cercare di avere un rapporto più onesto possibile, confrontandosi e discutendo, ma a lungo andare i rapporti sono stati buoni con tanti. Il Var? Credo sia stato un inserimento giusto, mi piace l'idea. Ci vuole un percorso perché bisogna accettarlo il prima possibile e in parte non è stato accettato. Capisco chi dice che si stiano perdendo delle emozioni ed è vero, ma o accetti che non prendi gol su un fuorigioco di 30 cm, è una ruota, a volte ti va bene e altre volte no, bisogna cercare di accettarla".

La tua famiglia?
"E' una cosa che mi tocca e mi emoziona molto perché capisco i sacrifici fatti dai genitori prima, non morivamo di fame ma sono stati fatti dei sacrifici e capisco molto ma molto ma molto i sacrifici che fa mia moglie. La gente è superficiale e banale quando parlano dei calciatori e delle mogli, non è così e lo difenderò sempre perché mia moglie ha lasciato amici, famiglia, è venuta via di casa per me, si è messa totalmente al mio servizio e non è facile. E' una ragazza che ha studiato tanto, potrebbe praticare il suo lavoro, si è laureata, è ingegnere ma ha messo da parte i suoi obiettivi per me e per i bambini e non smetterò mai di ringraziarla".

LA PRIMA PARTE DI FRANCESCO MAGNANELLI RACCONTA

LA SECONDA PARTE DI FRANCESCO MAGNANELLI RACCONTA

Sezione: News / Data: Mar 19 gennaio 2021 alle 18:35
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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