Il calcio è strano, Beppe. Meno di un paio di settimane fa eravamo qui a maledire il calendario che presentava un trittico lombardo con Monza, Milan e Atalanta (brianzoli e bergamaschi tra i più in forma del momento) e nel mezzo una comunque difficile trasferta a San Siro, e invece sono arrivati 7 punti nelle ultime 3 gare, con un clean sheet contro l’ex bestia nera atalantina, che ha chiuso una serie di 12 gare consecutive con gol subiti. Insomma, il Sassuolo forse, per dirla alla Dionisi, non sarà ancora guarito ma sicuramente può essere considerato un paziente che sta per essere dimesso dopo essersela vista brutta. Non bruttissima, perché le cose poi sono svoltate prima che tutto diventasse più pesante e più serio. E di questo va dato grande merito all'allenatore, Alessio Dionisi, che ha saputo rimettere in carreggiata una macchina depotenziata, come si diceva qui qualche tempo fa, ma che può benissimo tagliare il traguardo alla sua maniera.

A Monza è cambiato qualcosa. Lo si è capito dagli atteggiamenti dei giocatori. Lo si è capito dai loro occhi. Ma anche dai fatti. Una pacca sulla spalla in più per il compagno, un gesto di comprensione e non di arrabbiatura. Sembra niente, ma invece fa la differenza. Senza dimenticare gli esempi sul campo, come quello positivo di Berardi che al 94' va a chiudere sulla linea di fondo e guadagna rimessa (della sceneggiata con l'arbitro per l'ingiusta ammonizione abbiamo già parlato). Dionisi ha anche cambiato qualcosina dal punto di vista tattico, tornando di base al 4-2-3-1 con il trequartista però che deve necessariamente dare una mano in fase di copertura e deve legare il gioco. Riusciva a farlo Raspadori, Traoré stava imparando il mestiere. Ora toccherà a Bajrami, che si è presentato con due buone occasioni davanti a Musso. Positivo però l'ingresso in campo. Così come positiva è stata la prova di Zortea sulla fascia destra.

Una vittoria importante che arriva in un momento importante che potrebbe addirittura ribaltare tutto nel giro di poche settimane. Prima di Monza, ma anche dopo la gara, c'era preoccupazione per i 5 punti di vantaggio sul Verona terzultimo. Quei punti ora sono diventati 10 (l'Hellas deve ancora giocare) ma soprattutto si può tornare a rialzare la testa. Queste vittorie non devono illudere ma dare consapevolezza perché questa è la strada da percorrere. La domanda lecita da porsi sarebbe una sola: perché prima le cose non hanno funzionato? Ma forse ci vorrebbe un altro editoriale per rispondere, o addirittura due. Ma non è il momento. Seconda vittoria interna consecutiva contro la Dea con Dionisi in panchina (in precedenza solo Di Francesco era riuscito a battere i bergamaschi in casa, 10 anni fa). Le polemiche per il rosso a Maehle le lascio perdere (prima del rosso il Sassuolo aveva il pallino del gioco in mano con 5 tiri contro gli 0 della Dea). Tante volte la formazione neroverde si è trovato dall'altra parte della barricata. Ora l'episodio è girato a favore. Un altro segnale da non sottovalutare.

P.S.

Per i pochi che se lo stessero chiedendo. Il titolo è una doppia citazione, ovvero: “Pere che il pompelmo feccia mele” di Lino Banfi nel film "Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia" del 1973 e l'altra, più recente, JuveSassuolontus del profilo Twitter della Dea.

Lino Banfi
Sezione: Editoriali / Data: Dom 05 febbraio 2023 alle 11:25
Autore: Antonio Parrotto / Twitter: @AntonioParr8
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