Stefano Turati, portiere del Frosinone in prestito dal Sassuolo, si è raccontato al canale Twitch di Cronache di Spogliatoio. L'estremo difensore ha parlato dei suoi sogni, come quello mai nascosto di voler vestire la maglia dell'Inter: "Il mio sogno è diventare capitano dell'Inter. Sono malato di Inter. Quando da ragazzino mi scartarono pensai di smettere. Volevo giocare solo lì". Il portiere però ha parlato anche del suo approdo in neroverde: "Mi ha preso Palmieri, che saluto. Sono arrivato a gennaio dei miei 16 anni credo, all'ultima giornata di mercato. Mi ricordo che mio padre venne a prendermi a scuola e mi disse: 'vuoi andare a Sassuolo?'. 'Va bene, andiamo' gli ho detto. Io a 14 anni sono andato via dall'Inter, preferivo rimanere al parchetto con i miei amici, soffrivo da matti vederli uscire, io preferivo andare con loro e divertirmi, non avevo questo desiderio profondo di diventare un calciatore a tutti i costi ed è grazie a mia mamma se sono arrivato sin qui, perché mi portava di peso al campo. Tutti quei discorsi che ce la fanno un ragazzo su 10mila, 20mila, ero convinto dentro me stesso che 'se non ce la fanno questi, figurati io'. Ricordo le litigate con mia mamma, a 14 anni non ero così grosso, avevo paura di lei, mi prendeva di peso e mi portava agli allenamenti".

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Non poteva mancare un commento sull'esordio in Serie A contro la Juventus di Buffon e Cristiano Ronaldo: "La mia giornata è partita dalla sera prima perché De Zerbi mi ha chiamato in hall e mi ha detto che avrei giocato io il giorno dopo. Io gli ho risposto ridendo, eccitato, ero troppo felice. Poi sono andato su in camera e sono riuscito a dormire 3-4 ore di fila, poi verso le 4 dormivo un'ora e mi svegliavo, sempre così fino al risveglio. Sono sceso, ho fatto colazione, guardavo il piatto. La mia fortuna è stata che abbiamo giocato a mezzogiorno e mezzo, se avessimo giocato alle 20.30 non sarei arrivato vivo (ride, ndr). De Zerbi non mi ha detto più di tanto, avevo la sensazione come se si fidasse ciecamente di me, mi aspettavo mi dicesse qualcosa e invece non mi ha detto niente. Poi dopo abbiamo giocato la partita che è stata surreale, finita la partita non riuscivo a capire. Ma come l'ho vissuto dopo, non riuscivo ad analizzare, anche il fatto di aver giocato la gara successiva contro il Cagliari era una cosa fuori dal mondo, talmente superiore a quello che potevo fare nella mia carriera che non mi rendevo nemmeno conto della situazione".

Chiosa sul futuro dei giovani italiani e il paragone con gli altri Paesi: "Io guardo quello che ho fatto io e non sto a vedere quello che succede altrove, in Italia e all'estero. Gavi, altri talenti 2003, 2004, li vedi a questi livelli ma io la vedo più come uno stimolo per capire se posso arrivare ai loro livelli. Non credo che in Italia non ci siano giovani, semplicemente per un discorso di mentalità, la differenza con Germania e Spagna può essere questa. Ci sono tanti giovani forti, ho la fortuna di essere nel gruppo dell'Italia Under 21 e ci sono giocatori veramente bravi. Ognuno ha bisogno di fare il proprio percorso, verremo fuori tutti".

Sezione: Non solo Sasol / Data: Lun 28 novembre 2022 alle 11:06
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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