“Storie di Rinascita” è la raccolta di interviste approfondite a tre protagonisti della miniserie “Sassuolo – La Rinascita”. Giovanni Carnevali, amministratore delegato del Sassuolo, è intervenuto a SassuoloChannel raccontando la sua versione dei fatti. Ecco le sue parole trascritte integralmente da SassuoloNews.net: "È difficile pensare a quali errori sono stati fatti perché quando tu retrocedi credo che probabilmente di errori ne abbiamo fatti tanti e soprattutto tutti noi. Mi sembra di aver vissuto un po' dentro in una bolla, in una grande bolla dove non si riusciva a venirne fuori e dove non si riusciva a capire che cosa dovevi fare per per riuscire a trovare dei risultati positivi che ti permettessero di risalire posti in classifica che invece non si riusciva proprio a fare. Per cui gli errori sicuramente partono prima di tutto da me che sono a capo di questa società, dagli allenatori che abbiamo avuto, dagli stessi giocatori, per cui penso che sia un po' da parte di tutti, per cui credo che comunque quest'anno abbiamo dimostrato tutti assieme, perché poi il gruppo è rimasto quasi tutto compatto, di dover qualcosa a questa società e di essere riusciti a dare qualche cosa a questa società per ritornare nel posto che ci compete".
L'arrivo di Grosso?
"La scelta di allenatore con mister Grosso subito dopo la retrocessione penso che sia stato il primo punto di partenza per poter ricominciare questa stagione nel modo migliore. Con mister Grosso innanzitutto ci leggo una conoscenza da più anni e con lui la telefonata è stata una continuazione di quello che abbiamo fatto a gennaio, per cui a gennaio probabilmente non era il momento giusto, ma con la nuova stagione sì, perché lui ha sempre avuto, ha sempre visto nella società Sassuolo una società importante, una società da poter costruire un suo percorso e anche un percorso nostro assieme e le idee sono chiare, le idee, quello che noi vogliamo sia a livello di gioco, sia a modello proprio di gestione di società e tutto coincidono e quando c'è un'unione di intenti da parte di società e da parte dell'allenatore questo è il modo migliore per poter cercare di portare avanti questo cammino che tante volte non è facile ma se subito è risultato un cammino importante".
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Qual è stata la reazione di Marco e Veronica Squinzi dopo la retrocessione?
"Ma noi abbiamo una grandissima proprietà e questa è un po' diciamo la forza più importante di questa società, è chiaro che anche con la famiglia, con Marco, con Veronica non è stato facile tutto quello che ci ha portato poi al momento definitivo in cui c'è stata la retrocessione perché da proprietà importante la retrocessione è una sconfitta e non si vuole perdere, dal momento in cui invece siamo retrocessi la volontà loro era quella di dire dobbiamo ripartire per cui anche qua vale lo stesso discorso, pensiero uguale da parte di tutti e il fatto di rimboccarsi le maniche, di investire e di voler assolutamente cercare di ritornare in Serie A e mi ricordo benissimo che Marco chiese il primo posto in classifica, io mi ricordo di dire l'importante è arrivare in Serie A, poi i primi, i secondi, ai playoff l'importante è arrivare in prima in Serie A ma in cuor mio anch'io volevo arrivare per primo ma io sapevo le difficoltà di questo campionato, riconosciamo che la Serie B è un campionato difficile, basta pensare un po' alle altre squadre che sono in retrocesse come noi, le difficoltà che hanno avuto però Marco e Veronica sono stati molto importanti per darci anche quell'energia, quella carica, quella voglia di sapere che dobbiamo affrontare qualcosa di difficile ma di arrivare primi".
Avete puntato su Palmieri ds della prima squadra...
"Sono anni che lavoriamo tutti assieme, sta di fatto che anche la scelta del direttore sportivo Francesco Palmieri, una persona che ha costruito con noi tutto il settore giovanile ottenendo dei risultati straordinari per cui anche lì ci siamo messi al lavoro subito sapendo che avevamo una rosa da Serie A, una rosa con parecchi giocatori che probabilmente non sarebbero stati adatti alla Serie B, giocatori con degli ingaggi alti però sapevamo anche che dovevamo cercare di trattenere dei giocatori importanti perché non è facile far capire a giocatori magari soprattutto stranieri e soprattutto giocatori che avevano delle opportunità di andare via che invece sarebbero dovuti rimanere a Sassuolo in un campionato come la Serie B, questo però ci ha permesso di costruire una squadra forte".
All'inizio ci sono state delle difficoltà...
"Io ricordo bene il periodo del ritiro con una rosa molto importante, una rosa ampia, una rosa in cui dovevamo fare cessioni, una rosa in cui c'erano dei giocatori che volevano andare via però sai il voler andare via poi non è neanche tanto facile perché poi bisogna che ci sia anche una squadra. Noi la cosa più importante è che volevamo costruire un gruppo, un gruppo affiatato, un gruppo di ragazzi che fossero proprio disponibili, un gruppo di ragazzi con il desiderio, la voglia, la capacità di sacrificio per fare un campionato duro e questo ci ha permesso comunque di puntare su questi ragazzi per costruire una rosa giovane con tanto entusiasmo".
Laurienté?
"Abbiamo avuto offerte per Laurienté, abbiamo avuto offerte però per noi Laurienté è un giocatore su cui noi puntavamo e volevamo che rimanesse con noi, c'erano alcuni punti cardine di cui noi proprio eravamo concentrati sul fatto che i giocatori come come Laurienté dovesse far parte del progetto Sassuolo. Abbiamo detto di no? Sì, abbiamo detto di no a varie richieste, abbiamo detto di no ad alcune proposte che potevano essere molto allettanti, magari alcune ci hanno fatto anche tentare un pochettino ma eravamo belli convinti, belli decisi tutti e questo è stato la forza che ha dimostrato comunque questa società di trattenere anche i giocatori importanti ma per poter risalire velocemente. Laurienté alla fine si è dimostrato il capocannoniere della Serie B e penso che è stato un buon risultato anche per lui".
Berardi?
"Berardi è il nostro campione, il nostro campione che si è dimostrato quest'anno, campione non soltanto sul campo ma anche all'interno della società e con lui abbiamo condiviso il suo percorso di riabilitazione, cioè il suo percorso per poter ritornare a essere il Berardi di prima perché doveva essere anche un percorso un po' graduale ma credo che la dimostrazione comunque di alcuni giocatori, Berardi in primis proprio quello di dover dare qualche cosa a questa società perché nessuno di noi e nessuno del giocatore voleva il Sassuolo in Serie B. Ricordo bene la partita con Cittadella, entrò Berardi e nel momento in cui lui mise piede dentro il campo per me è stata una grande emozione e posso dire che ho avuto brividi in quel momento perché Berardi con lui ci lega a qualcosa di speciale. Poi nel momento in cui abbiamo visto alcune sue giocate allora lì si è aperto anche il cuore, cioè capire che Berardi è tornato, ha cominciato a essere il vero Berardi e soprattutto a prendere per mano questa squadra, per aiutarla e soprattutto i ragazzi giovani perché i ragazzi giovani hanno bisogno di avere qualche uno che sia un po' un punto di riferimento".
Thorstvedt?
"Thorstvedt è uno di quei pochi giocatori che noi abbiamo rinunciato a delle richieste da parte di club importanti. Thorstvedt ha avuto anche una richiesta, mi ricordo dal Bologna, il mio amico Claudio Fenucci che siamo amici veri, abbiamo fatto una grandissima discussione e anche una grandissima litigata perché per me Thorstvedt era incedibile e a volte mi fa capire anche quando l'amicizia che a volte ci può legare con dei dirigenti perché in questo mondo dopo tanti anni ci sono anche dei rapporti di amicizia, il bene della società, il lavoro viene prima di tutto, la serietà, il voler portare a casa un risultato viene prima di qualsiasi altra cosa.Thorstvedt era uno di quei ragazzi in cui noi credevamo che ci poteva aiutare per il ritorno in Serie A e così è stato per una parte di campionato. Thorstvedt è un giocatore forte ma la sua assenza poteva essere importante per noi perché la sua assenza ci poteva portare delle problematiche anche in mezzo al campo, sebbene abbiamo dei giocatori validi ma non giocatori con le caratteristiche sue, ma ecco perché siamo intervenuti sul mercato, ecco perché abbiamo pensato anche in quel momento che sarebbe stato giusto dare a lui la possibilità di fare un certo tipo di operazione ma per essere pronto per la nuova stagione, per cui abbiamo cercato di lavorare sì sia sul presente ma soprattutto anche per il futuro perché Thorstvedt è uno degli elementi fondamentali per noi".
Come ha vissuto la promozione?
"Nel momento in cui si riesce ad ottenere qualche cosa di speciale purtroppo fa parte un po' del mio carattere, tante volte non riesco a tirare fuori quella gioia, la vivo dentro di me, qualche cosa che rimane, la tengo come tra virgolette nascosta, poi i pensieri sono tanti perché posso pensare ai sacrifici che abbiamo fatto, penso alle persone che mi sono vicini a me per cui si può pensare a tante cose ma alla fin fine il pensiero è di essere riusciti con tanta fatica perché abbiamo fatto tanta fatica quest'anno a ottenere un risultato che è quello che volevamo".
Cosa le direbbe adesso il dottor Squinzi se fosse qui?
"Se ci fosse qua accanto a me il dottor Squinzi non ci sarebbero parole ci sarebbe soltanto un grande abbraccio. Il dottor Squinzi diceva sempre mai smettere di pedalare ma sia il dottore che la moglie, la dottoressa Spazzoli, due persone fantastiche, due persone che ritengo persone della mia famiglia e ho sofferto quando loro sono mancati, ho sofferto tanto, ma io mi sento legato, mi sento legato ancora tutt'oggi e soprattutto ricordo i momenti belli con lui, le telefonate, il confronto, ricordo veramente tante cose particolari nel momento in cui c'era da acquistare un giocatore, da vendere un giocatore, la sua frase era sempre quella 'decida lei', ma questo mi ha permesso comunque di migliorarmi sempre di più e tante volte quando c'è una cessione, qualche cosa da fare, la mia domanda che penso è quello di dire cosa mi avrebbe detto, che cosa avrebbe fatto lui, per cui è come se ogni tanto qualche suggerimento mi venga dall'alto e di questi ne faccio tanto tesoro".
Che rapporto ha con Veronica e Marco Squinzi?
"Il rapporto con Veronica e Marco è la continuità del rapporto con la famiglia Squinzi, sono ragazzi più giovani per cui sono ragazzi in cui magari si crea anche magari un feeling un pochettino differente, ma una delle cose più belle che loro hanno fatto è nel momento in cui, in un momento difficile familiare, mi è stato detto appunto di continuare a quello che ho sempre fatto, perché poi alla fin fine sono sempre stato uno della famiglia Squinzi".
Quali sono le immagini di questa stagione?
"Le immagini di questa stagione potrebbero essere sicuramente quella del ritiro, per cui un ritiro con tante difficoltà, tanti giocatori, le prime partite, le prime sconfitte, per cui momenti difficili, momenti in cui abbiamo cominciato a fare un filotto di vittorie, il momento delle feste, la festa fatta tra di noi, la cena fatta tra di noi, il momento della vittoria, il momento dell'alzata della coppa, il momento diciamo della celebrazione, per cui vedere la squadra sul palco, vedere proprio tutte le immagini che tu hai vinto, per cui quello è il momento in cui tu dici, ragazzi abbiamo veramente fatto qualcosa di speciale".
I tifosi?
"A noi tante volte dicono appunto che abbiamo pochi tifosi, ma è la verità, non abbiamo pochi, ma perché la città è anche piccola, a Sassuolo che ha 40 mila abitanti, per cui penso che in proporzione agli abitanti che abbiamo, noi ne abbiamo tanti di tifosi, ci hanno seguito, ci hanno aiutato e ci hanno dato una grande mano e soprattutto hanno capito le difficoltà di questa squadra qua e non c'è mai stata contestazione, non c'è mai stato, c'è stato anche una vicinanza alla squadra, per cui penso che anche i nostri tifosi sono stati determinanti".
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