Causa Coronavirus, il futuro di tutti è sospeso. Anche quello di un predestinato come Gianluca Scamacca, gioiello del calcio italiano in prospettiva e destinato in ogni caso alla Serie A. L'attaccante di proprietà del Sassuolo ma in prestito all'Ascoli ha raccontato le sue sensazioni al Corriere dello Sport. Ecco le sue parole.

Scamacca, anche in piena emergenza Coronavirus le indiscrezioni di mercato resistono e... sulle sue tracce ci sono club importanti, finanche il Milan. Lei legge, sente, ci pensa?  
WIn questo momento le mie priorità sono altre: allenarmi, stare bene e pensare a quando si ricomincerà a giocare. Se si ricomincerà".

La critica calcistica la considera il futuro bomber della Nazionale maggiore (in quelle giovanili ha già fatto abbondantemente il suo, ndc): si sente pronto, Scamacca?  
"Ho tanto da lavorare, sinceramente adesso non ci penso, ragiono per step. Ovvio che se arrivasse la convocazione... sarebbe un sogno".

Un giovane di grande prospettiva come lei pensa al futuro della professione? Tornerà come prima oppure ci sarà un cambiamento epocale?  
"Spero che tutto torni come prima, se non meglio, però è difficile in questo momento fare delle previsioni. L'unica cosa che si può fare è pensare alla nostra salute, poi al resto provvederà Dio".

E un eventuale cambiamento come lo immagina? Torneremo a vedere gli stadi pieni?  
"Ci ho riflettuto in questi giorni, se si tornerà a giocare all’inizio credo che le partite si disputeranno a porte chiuse, poi, in base a come si svilupperà il fenomeno coronavirus, si procederà al passo successivo. Credo che dopo mesi e mesi si tornerà alla normalità. Sembra, comunque, di essere in un film".

E se le porte chiuse si prolungassero?  
"A porte chiuse non ha molto senso, i tifosi sono l’energia principale di questo sport, sono la cosa più bella, soprattutto i nostri. Capisco però che ci si debba adeguare alla situazione e al momento che stiamo vivendo, quindi, se sarà necessario giocare senza pubblico, lo faremo. Non so che sensazione proverei, ancora non mi è mai capitato, a pensarci mi fa un effetto veramente strano".

Tra l’altro, delle 11 gare rimanenti voi ne giochereste ben 7 in casa... Un vantaggio sfumato?  
"Assolutamente sì. Per il girone di ritorno avevamo calcolato che avremmo giocato le sfide più difficili in casa, dove ci avrebbero spinto i tifosi. Senza tifosi non sarebbe più calcio, ma una fredda esibizione in campo".

In un momento come questo di grave difficoltà economica per tutti i club di B, sarebbe disposto a rinunciare a qualche mensilità per aiutare il club nel caso in cui si dovesse ritornare a giocare? 
"Si troverebbe senz’altro un modo per essere tutti soddisfatti".

In attesa degli eventi, ci racconta come vive la sua “clausura”? I suoi affetti, la sua famiglia?  
"La mattina mi sveglio alle 10, porto fuori il cane, Amstaff Pitbull di nome Ettore, poi gioco a burraco con mamma Cristiana e nonna Simonetta. Pranzo alle 13, un’ora di play station, quindi alle 16 mi alleno. Ho comprato una bike, seguo il programma di Nazzareno e del prof, faccio corsa, circuiti e bike. In questi giorni sto rivedendo un po’ di partite dell’Ascoli, la gara col Livorno e quella col Cosenza quando ho segnato due gol: ho un po’ di nostalgia, mi mancano quei momenti".

Cosa le manca di più?  
"La spensieratezza di stare nello spogliatoio, abbracciare i compagni, farsi due risate. Insomma, la quotidianità".

I vertici dello sport italiano ragionano su una riapertura a breve, ma probabilmente il protocollo di sicurezza è un po’ troppo impegnativo per i club che non siano di Serie A: lei che pensa a questo proposito?  
"Penso che possa essere impegnativo per i club di A medio-bassi, figuriamoci per la Serie B. Inoltre, il nostro è un gioco di contatto: cosa fai quando vai a marcare dentro l’area, stai a distanza? Siamo giocatori e viviamo di contatto fisico, o si riprende in sicurezza assoluta o è meglio lasciare stare".

Se dipendesse da lei, cosa farebbe?  
"Finché la situazione non si calma, ma deve calmarsi tanto, non farei riprendere nulla e non rischierei. Con la salute non si scherza, basta poco per ricominciare tutto daccapo".

Per concludere, si sente pronto a ricominciare? E cosa promette ai tifosi ascolani?  
"Giocare sapendo che ogni giorno muore ancora tanta gente non fa piacere, sarebbe più consono giocare con la tranquillità e la spensieratezza che abbiamo sempre avuto. Cosa prometto? Che porterò sempre la mascherina, ma... non in partita".

Sezione: Non solo Sasol / Data: Lun 20 aprile 2020 alle 11:26
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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