DAZN ricorda Giorgio Squinzi con uno bellissimo speciale che potete trovare in questi giorni sulla piattaforma streaming. Carlo Rossi, presidente del Sassuolo, Remo Morini, storico dirigente neroverde e il capitano Magnanelli, oltre a Paolo Bettini, ex ciclista di Mapei, tratteggiano uno straordinario quadro del compianto patron neroverde. Ecco la trascrizione dello speciale dedicato al Dottore.

Le parole di Remo Morini: "Il dottore arrivava e la sua posizione era sempre al settore F, al secondo posto del Ricci. E da lì guardava il suo Sassuolo che cresceva tutte le domeniche. Io sono arrivato al Sassuolo nel 1985. Conoscevo Giorgio Squinzi di fama e l'ho conosciuto di persona quando ha iniziato a fare lo sponsor a Sassuolo. E' sempre stato un vincente. E' venuto qui prima da sponsor, poi ha rilevato il club. E' sempre stato positivo, carico, ci ha dato una spinta incredibile. Con Allegri aveva un rapporto straordinario, credo di non averlo mai visto così contento come nel giorno della promozione dalla C1 alla B. Regalai alla squadra una vespina e mandai una lettera al Dottore: "Con questa vespina andremo in B". Lui mi rispose: "Caro Morini, grazie. Con questa vespa andremo in Serie B".Lui era milanista, io interista e nei primi tempi ci telefonevamo. La sera di Inter-Milan 0-6 mi chiamò e mi disse: "Caro Morini ne ha prese abbastanza o ne vuole ancora?". "Un giorno batteremo l'Inter a San Siro", me l'ha detto forse 50 volte. Allora pensai, dopo la prima vittoria: gli faccio una targa con la data, il giorno, il risultato e i marcatori. Gliela portai a Milano dopo la prima vittoria, rimase contento, lui e anche la moglie. Ora ha 7 targhe perché abbiamo vinto 7 volte con l'Inter. Al calcio italiano lascia un miracolo che è il Sassuolo calcio, ha portato un paese di 40mila abitanti in Europa League e ha lasciato tanto al ciclismo. Cosa mi ha lasciato? L'umiltà. Persone così, ai suoi livelli, non ne nasceranno più. Penso a domenica prossima, alla sfida con l'Inter, quando non lo vedrò. Starò male".

Le dichiarazioni del presidente Rossi: "Io l'ho conosciuto nel 1969, è venuto alle mie nozze. Mio suocero lavorava in Mapei da alcuni anni. Mapei allora era una piccola industria ma penso avesse una 20ina di dipendenti. Lui sosteneva sempre che aveva un debito di riconoscenza con Sassuolo perché le industrie ceramiche hanno permesso alla sua azienda di internazionalizzare e di esportare i suoi prodotti. Credo abbia avuto la visione di internazionalizzare la sua azienda, ha 82 impianti internazionali, capite la mole di lavoro. Conosceva fino a qualche anno fa il nome di tutti i dipendenti, ora era arrivato a 10mila, non credo li ricordasse tutti. Non dettava le regole, si faceva consigliare. A Sassuolo la svolta è avvenuta nel 2004. Dopo i primi anni di sponsor prese in mano la società, anche tramite me, vincendo il campionato con Remondina. L'anno dopo, sbagliati i playoff, ingaggiando Allegri siamo andati in B. Lui diceva sempre che se avessimo tenuto Allegri saremmo arrivati in A molto prima. Mi è dispiaciuto che lo abbiamo fatto esonerare noi, con i 4 gol di Berardi in quel famoso Sassuolo-Milan 4-3 e lui fu poi esonerato. La promozione in A arrivò il 18 maggio, giorno del suo compleanno, compì 70 anni. Nel '94, prima della prima tappa del giro d'Italia ci fu una pedalata da Maranello a Bologna, lui era impaziente e voleva pedalare anche lui. Il suo obiettivo era quello di vedere il Sassuolo nelle prime 4-5 squadre e voleva andare in Champions. Il nostro obiettivo deve essere questo, dobbiamo cercare di accontentare il Dottore, sarebbe il regalo più bello. Mi manca un riferimento, quando avevo un dubbio facevo riferimento a lui".

Così capitan Magnanelli: "Io sono arrivato con il Sassuolo in C2 e lui non era molto presente. L'ho incontrato qualche giorno dopo la presentazione e fu un impatto molto importante. Avevi la sensazione di avere vicino qualcuno che ti proteggesse e allo stesso tempo ti facesse lavorare nel miglior modo possibile. Ha sempre cercato di farci capire i reali obiettivi senza cercare scorciatoie. Io penso ne abbia fatto una sua filosofia di vita nell'azienda e in famiglia e questo si è visto, si percepiva. Lui è stato molto riservato ma gli brillavano gli occhi quando potevamo regalargli delle soddisfazioni. Di Francesco? Con lui hanno costruito qualcosa di magico, siamo andati in Serie A, poi abbiamo mantenuto la categoria in un anno non semplice in cui fu anche esonerato. C'è stato grandissimo amore e quando hanno capito che c'era solo una persona che poteva darci una mano l'hanno richiamato ed è stata la nostra fortuna. Quando parlo di un presidente che guardava lontano, penso che il Mapei Stadium sia la dimostrazione. Ha costruito il Mapei Football Center, una casa per noi e per le giovanili. Vedeva lontano e credo che se avesse avuto più tempo avrebbe fatto ancora di più. Mancherà tantissimo sapere che se ci dovesse essere un momento di difficoltà non puoi alzare la cornetta per telefonare".

Parola anche al ciclista Bettini: "Io sono arrivato in Mapei nel '99, al terzo anno di professionismo. In quegli anni ero l'uomo di riferimento, il gregario preferito di Michele Bartoli che concluse un accordo con Mapei e io facevo parte del pacchetto. Eravamo consapevoli e coscienti di far parte di una famiglia più grande, di un progetto. Avevamo le nostre responsabilità, avevamo le direttive che Mapei dava. Da lì il motto: "per vincere insieme". Era un grande intenditore. A differenza di tante aziende che hanno investito con grandi sponsorizzazioni, Mapei ha creato la sua squadra con la sua passione per il ciclismo e quello in cui la dottoressa Spazzoli, persona di gran marketing, che aveva valutato come opportunità per la sua azienda, ha fatto nascere Mapei Sport, la squadra. E' sempre stato molto coerente, proprio come la dottoressa. Ci ripeteva: se un giorno uno dei miei atleti verrà trovato positivo, avrò fallito nel mio percorso. Accadde nel 2002 e nel 2003 Mapei decise di lasciare il ciclismo. Ci mancherà andare a trovarlo a ridosso di Natale per il brindisi di Natale, le pedalate con lui, la persona, la parte umana perché con lui e con la famiglia ci hanno fatto crescere come uomini più che come atleti. Se avevamo un problema poi era un riferimento, era pronto ad ascoltarci".

Sezione: News / Data: Gio 17 ottobre 2019 alle 18:20
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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