"I miei genitori mi hanno insegnato il valore della verità. Non mi piace prendere in giro nessuno. E se lei viene fin qui per parlare con me, io le dico quello che penso": parte così il racconto-verità o se preferite l'intervista di Davide Frattesi a pochi giorni da Roma-Sassuolo, la 'sua' partita. L'ex giallorosso ha parlato alla Gazzetta dello Sport raccontando le sue ambizioni e le sue paure, parlando del presente e del futuro e anche del rapporto con mister Dionisi.

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Davide, secondo Dionisi lei parla troppo anche in campo.
"Sono proprio un rompic... Pochi giorni fa il mister mi ha dato 500 euro di multa perché ho sbracciato verso Laurienté nella gara contro la Cremonese. Non era un gesto di insofferenza, volevo solo dirgli di stare largo. In realtà il mister non aveva appigli per rompermi le scatole e così…".

Il suo rapporto con Dionisi esce un po’ dalla normalità.
"Un rapporto bellissimo anche se ci punzecchiamo. Il legame è nato l’anno scorso quando mi convinse a restare. Poi mi ha fatto vedere il calcio in un altro modo insegnandomi a non chiudermi mai di fronte alle novità. Io sono riconoscente a chi mi dà una possibilità. E mi sento in dovere di dargli qualcosa in più. Quando eravamo quartultimi mi sentivo in difetto con lui. Mi vergognavo quasi a salutarlo perché non riuscivo ad aiutarlo".

Ecco, classifica degli ultime sette turni: Napoli 18, Sassuolo e Lazio 14. Cosa è successo?
"La società è stata brava ad accontentare chi voleva andare via e non faceva nulla per nasconderlo e a prendere ragazzi che stanno bene qui. In una squadra sono fondamentali equilibrio e ambiente: so che è brutto giocare poco, ma chi resta fuori deve capire le scelte e non creare situazioni scomode".

Lei ha già segnato sei gol. Punta alla doppia cifra?
"Gli obiettivi di partenza erano due: fare meglio dell’anno scorso, quando mi ero fermato a 5, e battere il record personale, che è di 8 con il Monza in B. Adesso vediamo… Vorrei fare qualche assist in più".

Domenica Roma-Sassuolo, lei torna a casa. Quanto è difficile staccarsi dal desiderio di indossare quella maglia? Ha mai pensato che forse sarebbe meglio di no?
"Difficile rispondere. A volte sono un po’ autolesionista… Però qualcosa è cambiato. L’estate scorsa, quando potevo passare alla Roma, il trasferimento non si concretizzò per un paio di milioni. Non ho mai chiesto perché la Roma non mi avesse voluto davvero, ho preferito non approfondire. Ci sono rimasto male. E adesso non ci penso più. Non so dove giocherò, ma ho un approccio diverso al mio futuro".

Quali sono i criteri in base ai quali sceglierà?
"Innanzitutto il progetto della società, perché sono molto ambizioso. Poi l’aspetto tattico: meglio mezzala che in un centrocampo a due. Sto seguendo anche l’esperienza di Scamacca e Raspadori e capisco che ci vuole tempo per inserirsi in un altro contesto. Serve soprattutto la testa giusta".

Dovunque andrà, ci sarà la pressione che manca a Sassuolo.
"Non mi piace parlare di pressione, quella la provano altre persone. Preferisco chiamarla sfida. Quando giochi da avversario a San Siro o all’Olimpico, e fischia tutto lo stadio, non sento pressione: è bello, mi esalto".

Se segna domenica esulta?
"Non penso. Magari esulteranno i miei amici romanisti che saranno allo stadio: gli ho detto che, se lo fanno, non sono veri giallorossi".

Quanti biglietti ha dovuto procurare?
"Pochissimi, raccattati qua e là: l’Olimpico è sempre pieno. Porto la famiglia e nonna Stefania che da un mese me lo chiede. L’anno scorso comprai 38 biglietti: mi costò un patrimonio".

Lei ha nelle gambe un ritmo da Champions?
"Dovrei mettermi alla prova, ma credo di sì. Velocità e intensità sono le qualità più importanti. Ho una scala di obiettivi: esordire in Champions, dimostrare di avere un passo adeguato e poi migliorarlo. C’è troppa differenza di ritmo tra la A e la Champions o la Premier. Scamacca mi racconta che in allenamento vanno sempre al massimo, pure quando bevono, e non si fermano mai. Qui magari stacchi due o tre minuti tra un’esercitazione e l’altra e in campo si paga. E poi siamo indietro di anni nei lavori in palestra".

Lei sembra sempre allegro. Le capita qualche momento buio?
"Sì: mi chiudo in casa e non rispondo nemmeno al telefono. E se perdo, soffro. Divento matto quando vedo giocatori che dopo una sconfitta vanno tranquillamente a cena o fanno serata in discoteca. Io voglio rendere orgoglioso chi punta su di me e ho un senso del dovere fortissimo".

Sezione: News / Data: Ven 10 marzo 2023 alle 09:01
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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