Parola a Milena Bertolini. La c.t. dell'Italia Femminile ha parlato della decisione del Consiglio Federale che lunedì ha decretato la chiusura della Serie A femminile. Solo due club su 12 (Milan e Juve) avevano permesso alle giocatrici di tornare ad allenarsi (c'è anche il Sassuolo che da un paio di settimane aveva aperto agli allenamenti individuali facoltativi), in condizioni di disparità di forma le ragazze hanno rifiutato la mano tesa dalla Figc (playoff e playout in sede unica con protocollo sanitario garantito). Ecco le parole della c.t. Bertolini al Corriere della Sera: "Avevo preparato una sorpresa per le ragazze — racconta Milena —. Appuntamento su Zoom alle 13, orario d’inizio della partita d’esordio in Francia, per ricordi, aneddoti e un quiz sul nostro Mondiale. Avrebbe vinto chi avesse azzeccato più risposte. Invece ci siamo ritrovate volentieri ma con molta amarezza di fondo. Visi tristi, soprattutto di chi ha patito di più l’annullamento del campionato: le juventine, che non hanno avuto lo scudetto, e le milaniste, che in Champions vedranno andare la Fiorentina. E pensare che Juve e Milan erano i due soli club che dopo il lockdown avevano permesso alle calciatrici di tornare ad allenarsi. Un paradosso".

In un mondo normale, dal 4 maggio le 12 squadre di serie A avrebbero messo le ragazze in condizione di riprendere.
"Con il distanziamento, facendo la doccia a casa, certo — sottolinea la c.t. —, ma saremmo tornati a parlare di calcio femminile e così, con tutte nelle stesse condizioni, il torneo sarebbe potuto ricominciare. Ci sono state squadre, invece, che mentre facevano allenare gli uomini non trovavano un campo per le donne. È accettabile? Non è discriminazione? La verità è che c’è ancora qualcuno che si rifiuta di capire che queste ragazze sono un patrimonio del calcio italiano".

Bertolini rifiuta l’idea che sia stata la lettera in sindacalese firmata da Gama e dalle sue sorelle a rompere la trattativa con la Figc.
"Giudichiamo i fatti. Su 12 squadre, due, Juve e Milan, hanno considerato le atlete un valore, dando loro dignità. Io capisco le difficoltà dei quattro club dilettantistici, ma i restanti sei? Sono rimasti fermi, e questo dice tanto. Ci dice che avere la sezione femminile per alcune società è un investimento importante, per altre solo una questione di immagine, priva di sostanza".

Un anno dopo il patrimonio di un Mondiale in cui l’Italia era arrivata nei quarti rischia di evaporare.
"Con la passione, in vista di un obiettivo comune, si possono ottenere grandi risultati. Quella Nazionale veniva da due stagioni di lavoro durissimo. Purtroppo oggi si è perso di vista il bene generale, a favore degli interessi particolari. In Italia manca una visione più ampia del calcio femminile: non si possono lasciare le calciatrici senza allenamenti per sei mesi... Le altre nazioni vanno più veloci, non ci aspettano».

Fondamentale, in vista del raduno azzurro di settembre e delle qualificazioni europee contro Israele e Danimarca, che il campionato 2020/2021 cominci presto.
"Entro la prima quindicina di giorni di agosto — si augura Bertolini —, per poter arrivare a giocare con almeno un mese di partite nelle gambe e con una preparazione adeguata, sennò non saremo in grado di affrontare alla pari le avversarie. Ma nel futuro ci deve essere una progettualità, servono investimenti forti e non di facciata. Fin qui, invece, ho visto molte chiacchiere e pochissimi fatti".

Sezione: Sassuolo Femminile / Data: Mer 10 giugno 2020 alle 16:20
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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