Francesco Magnanelli ha deciso di appendere definitivamente le scarpe al chiodo! La bandiera del Sassuolo Calcio, dopo 17 anni trascorsi con la sola maglia neroverde addosso, saluta il calcio giocato. Oggi, a partire dalle 13.30, è in programma la conferenza stampa d'addio di Magnanelli. Presso la sala stampa del Mapei Football Center, centro sportivo neroverde, il campione che ha scritto la storia con le sue 519 gare giocate (domani contro il Milan è previsto il gettone numero 520), racconterà la sua storia ma parlerà anche del futuro e della prossima gara con i rossoneri. SassuoloNews.net è presente con il suo inviato e, come ha fatto per tutta la stagione, vi trasmetterà in diretta le parole del Capitano (Dionisi non parlerà alla vigilia di Sassuolo-Milan). Start previsto ore 13.30.
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13.20 - Presenti in prima linea il presidente Rossi, l'a.d. Giovanni Carnevali, il ds Giovanni Rossi, il segretario generale Fabris e anche l'intero staff di mister Alessio Dionisi, compreso naturalmente il tecnico neroverde.
13.34 - Inizia la conferenza.
Prende parola Magnanelli: "Buongiorno a tutti, ringrazio i media e i giornalisti presenti. Ci tengo perché è un momento particolare ovviamente. È un percorso iniziato tantissimi anni fa, sono qui a chiudere calcisticamente parlando. Sono passati tantissimi anni. Ho avuto la fortuna di incontrare persone e il posto al momento giusto. Sono arrivato bambino e me ne vado da padre, questa è una cosa molto bella per me. Sapete che legame ho con la città, con tutti coloro che lavorano nel Sassuolo, l'ho voluto costruire giorno dopo giorno e che ho voluto fortemente, anche quando sembrava ci fosse la possibilità d'andarmene ma non l'ho voluto io, la società, i dirigenti, gli allenatori. Certi tipi di carriera non si fanno se non siamo in due, io l'ho voluto fortemente ma dall'altra parte c'era il Sassuolo, la città, la proprietà, la dirigenza: abbiamo fatto un percorso molto bello. Ringrazio la famiglia Squinzi, penso che dall'alto anche il patron e sua moglie siano contenti di questo percorso, ringrazio i figli. I ringraziamenti sono lunghi perché c'è da ringraziare tutti coloro che lavorano dietro: dai giardinieri, ai magazzinieri, a tutti, sono diventati una parte integrante della mia vita e ci tenevo in modo particolare. Ringrazio i miei genitori che mi hanno messo nella strada giusta. La scuola calcio che ho fatto da piccolo che mi ha dato determinati valori e mia moglie che mi ha completato. Si chiude un capitolo e se ne apre un altro, spero altrettanto bello, in un mondo in cui non so minimamente niente. Ho tanta esperienza sul campo che spero di poter modellare. La speranza è quella di farlo. La società mi ha proposto qualcosa di bello, insieme al mister, e per me questo è una grandissima soddisfazione. Grazie a tutti! A chi mi è stato vicino e mi ha permesso di fare una determinata carriera". Si parte con le domande dei giornalisti".
Come si può fare tutto questo?
"Madre natura mi ha donato di qualcosa ma non penso di esser stato baciato da un talento incredibile. Ci sono dei valori sui quali non ho mai abbassato la testa, mi sono sempre fatto forza su questi valori, e ho spinto giorno dopo giorno. Per restare tanto tempo, partire dal basso, devi anche trovare le persone giuste e il club giusto. Io ho avuto la fortuna di trovare le persone giuste e l'abbiamo costruita man mano, neanche noi inizialmente pensavamo di fare questa strada ma c'è sempre stata la voglia e l'ambizione, partendo dal patron. Noi l'abbiamo seguito. Io sono stato bravo a mettermi ogni anno in discussione ma essere qui adesso penso che sia la mia vittoria più grande".
Quali ricordi tra i più belli?
"Ne ho vissuti tanti di belli. Dopo le delusioni abbiamo sempre raccolto il massimo ma credo faccia parte di ognuno. La partita che non dimenticherò mai è quella della promozione in Serie A. Dopo una grandissima cavalcata, era quello che voleva il patron, era il suo compleanno e ce lo meritavamo. Ci siamo quasi fregati da soli ma alla fine ce l'abbiamo fatta. Il gol è quello che ho fatto al Cagliari dopo 5 mesi d'infortunio, volevo rientrare fortemente. Dopo Firenze, dopo l'infortunio, mi sino preso il calendario e mi sono fissato la data del rientro e poi è coincisa con il gol. Sono stato fortunato e anche bravo a crederci nei momenti bui".
Cosa lasci qui a Sassuolo?
"Sono orgoglioso di quello che ho fatto. Potevo farlo meglio? Sicuramente, ma l'ho fatto a modo mio e questo è quello che mi rende più orgoglioso. Lascio una società ad altissimi livelli, che pur adattandosi alle richieste dei top club e dei massimi campionati, è rimasta con dei valori ed è questo che mi ha tenuto qua tanto tempo. Ho sempre pensato di lasciare il Sassuolo in Europa: è mancato poco, ha le basi per essere in futuro stabilmente tra le prime 7-8".
Sorpresa: ingresso dei compagni di squadra che salutano Magnanelli.
Nel ricordo più bello che hai c'è una soddisfazione sportiva o di aver dimostrato di poter giocare a questi livelli?
"Mi permetto di ringraziare i miei compagni perché non è facile sopportarmi tutti i giorni, dal prossimo anno avranno un rompiscatole in meno ma potranno vincere qualche partitella in più. Ci tenevo a ringraziarli perché è stato un anno bello ma con le mie difficoltà. Ci tenevo a ringraziarli di persona e ad averli qui. Io ho fatto il calciatore a modo mio, non mi sono mai imposto cose particolari, non mi sono mai costruito, ho semplicemente fatto quello che i miei genitori, il settore giovanile, mi hanno trasmesso ed è stato abbastanza facile da questo punto di vista. Ho avuto tanti compagni bravi e giusti, in questo è stata brava la società. Io credo che non sia facile scegliere le persone giuste, loro sono stati bravi in questo. Credo che più delle vittorie si lasci un segno nello spogliatoio, spero nel mio piccolo di aver lasciato qualcosa e questo per me sarebbe una grandissima vittoria".
C'è stato un momento preciso che potevi lasciare Sassuolo?
"Ci sono stati dei momenti, non tanti, ma ci sono stati momenti anche di difficoltà del club con annate particolari ma le condizioni che c'erano qui erano quelle che più mi piacevano e si sposavano con me, ho fatto quello che mi ha detto il cuore, la testa, ma se metto sul piatto della bilancia le cose pende nettamente a favore di quello che ho fatto e di questo ne sono felice".
Tu hai continuato ad essere parte della città, resterai ancora un po'?
"Per stare qui 17 anni vuol dire star bene anche con la città. Sono diventato uomo qui. È ovvio che tutto si sposta alla quotidianità, fai il calciatore e fai anche altro. Vivere la città, io l'ho vissuta sempre in maniera molto tranquilla, forse piace alla gente anche questo ma non ho fatto niente di straordinario. La scelta di continuare a vivere a Sassuolo è stata naturale. Per il resto, credo che la mia storia sia particolare perché l'abbiamo voluta ed è ovvio che continuerò a vivere qua, probabilmente, continuerò a lavorare qua, probabilmente".
Pensi che sia più difficile fare la bandiera in un grande club o in una società come il Sassuolo? Ti senti sottovalutato a livello nazionale?
"Penso sia più difficile farla non dico in un grande club, ha i suoi vantaggi e svantaggi, devi subire delle pressioni particolari, devi giocare per certi obiettivi e hai certe richieste. Rimanere nello stesso club, trovare ogni anno stimoli nuovi, provare a stupire non ci va molto lontano dall'essere una bandiera in un grande club. Per stare in un grande club devi essere veramente bravo, io ho trovato la mia dimensione, me la sono coltivata e mi è stata anche data l'opportunità di farlo perché ci deve essere qualcuno che ti dia l'opportunità di farlo. Non è possibile fare un grande paragone".
Chi riempirà il tuo vuoto?
"Le squadre devono avere il mix giusto: è la verità. I giovani ti danno tanto, i giovani ti danno esuberanza, leggerezza, quello esperto ti può far capire come fare le cose, come si affrontano certi momenti. Io e Peluso lasciamo una squadra ad un ottimo livello, lasciamo l'onore ad essere più vecchi a qualcuno qua dietro e sono in ottime mani. È una squadra piena di talento, che è cresciuta durante l'anno, è maturata nell'arco della stagione e lascio una squadra con la testa a posto, sono tranquillo".
Il ritiro della 4?
"Sarebbe una grandissima soddisfazione ma non compete a me. Io ho preso un numero tanti anni fa e l'ho portato avanti per scaramanzia. Inconsciamente la maglia numero 4 è nel mio cuore, è già ritirata, non è un problema".
I tre più grandi allenatori che hai avuto quali sono stati?
"Penso di essere stato molto fortunato. Oltre ai 17 anni qui, ho fatto un anno con Sarri, in pochi possono dire di aver avuto Sarri, Allegri, De Zerbi, Di Francesco, Pioli, Dionisi. Ognuno di loro nella loro avventura a Sassuolo mi hanno lasciato tanto, anche qualcuno con cui avevo meno affinità. Mi hanno tutti lasciato qualcosa. Con qualcuno ho costruito qualcosa di bello, con qualcuno ho vinto e raggiunto dei traguardi ma sarebbe poco rispettoso fare dei nomi, vorrei ringraziare loro e il mister attuale per quello che abbiamo fatto insieme e faremo da qui a domani sera".
La partita col Milan di domani?
"Mi aspetto una giornata di sport, non è un modo di dire, e dentro una giornata di sport c'è tutto: sportività, voglia di prevalere sull'avversario. Giocheremo per vincere sapendo che affronteremo una squadra che non vince lo Scudetto da 10 anni e ha la possibilità di vincere lo Scudetto. Se perdiamo non è perché ci siamo tirati indietro, se vinciamo sarà perché siamo stati bravi, siamo stati il Sassuolo, abbiamo talento e una squadra forte. Di sicuro non ci tireremo indietro. Abbiamo fatto una bella settimana, siamo pronti".
13.59 - Fine conferenza stampa.
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