Ci sono gli allenatori di calcio. Poi c'è Roberto De Zerbi. Uno che si è sempre sentito "libero libero" sin dalla nascita, che darà sempre fastidio e che non piacerà mai a tutti. Ma a lui va bene così. Va bene, va bene così. D'altronde, nemmeno Gesù Cristo piaceva a tutti. E a mister De Zerbi probabilmente questo non interessa neanche. Abbiamo imparato a conoscerlo nei suoi 3 anni a Sassuolo. Le sue frasi sono ormai un must tra gli appassionati neroverdi: "Se dobbiamo perdere almeno giochiamo come vogliamo", in riferimento allo stile di gioco e alle suo credo calcistico. "Preferisco affogare nell'oceano che nella vasca da bagno" un'altra celebre citazione dell'allenatore bresciano. E un altro che preferisce affondare nell'oceano o nelle folle oceaniche che riesce a radunare grazie alle sue canzoni "spericolate" e "libere libere" è sicuramente Vasco Rossi, di cui RDZ è grande fan. E allora perché non raccontare Roberto De Zerbi attraverso le parole semplici, schiette, dirette, oneste e sincere, di Vasco? Ci abbiamo provato! Sperando di lasciarvi "senza parole". Come le canzoni di Vasco. E come i 3 anni di Roberto De Zerbi a Sassuolo che, intervistato dal direttore di SassuoloNews.net Antonio Parrotto, si è raccontato come sempre senza filtri. Ed ecco la prima parte di questa spericolata intervista (non perdete l'appuntamento con la seconda parte che verrà pubblicata domani alle 12.00).
Nella prima parte troverete il titolo della canzone di Vasco, tra virgolette la frase estrapolata che riguarda poi la domanda vera e propria fatta al mister, nella parte conclusiva, dopo le virgolette.

UN GRAN BEL FILM. “Io lo so che le cose, poi non sono mai come…come te le aspettavi te”. Le cose a Sassuolo sono andate come se le aspettava?
"Sono un insaziabile e quindi non riesco mai a vedere tutto come in realtà magari è. Sì, mi aspettavo che nel mio periodo si sarebbe fatto bene. Secondo me abbiamo fatto molto, molto bene. E' stato un gran bel film. Però, dopo la partita che abbiamo fatto a Benevento, io dopo quella gara lì avevo detto che ci mancava sempre qualcosa, che potevamo chiuderla prima. Magari un altro allenatore avrebbe potuto fare di più ma non era una cosa per togliermi i meriti ma era una questione come per dire che mi accorgo che abbiamo fatto un gran bel film, che è stato fatto un triennio fantastico ma dentro di me c'è più il rammarico per quello che non abbiamo fatto, per quello che non abbiamo raggiunto, che per tutto il lavoro fatto dai ragazzi e dalla società che è stato strepitoso".

VITA SPERICOLATA. “Voglio una vita spericolata, voglio una vita come Steve McQueen”. Qual è stata la scelta più spericolata che ha fatto in questi 3 anni a Sassuolo?
"Quella di andar via! Ancora non l'ho digerita, non ho ancora superato il distacco. Io sono un passionale che basa tutto sui rapporti anche se tante volte non sembra perché sono orso, sono distaccato, ma tagliare il cordone con Sassuolo, con i giocatori, con l'ambiente, ancora non l'ho superato, nonostante qui mi trovi bene, si è già creato un bel rapporto con la società e con i giocatori. Però tre anni in quel modo, prendendomi da retrocesso a Benevento, facendo tre anni in quella maniera...Mi mancano i giocatori, mi mancano le persone che lavorano attorno a Sassuolo, quella è stata forse una scelta spericolata perché avevo tutto e questo dimostra il fatto che quando parlo di 'non vedo il miglioramento e non voglio stare nella zona di comfort' è proprio così e oggi lo confermo".

I SOLITI. “Abbiamo frequentato delle pericolose abitudini e siamo vivi quasi per miracolo. Grazie agli interruttori”. Quali sono stati i momenti più difficili e quali interruttori ha premuto per scacciare il pericolo?
"Non ci sono stati momenti difficili difficili a Sassuolo. Ho avuto la fortuna di avere una società che si è affidata completamente in tutto e mi ha appoggiato in tutto: dalle scelte di mercato alle scelte nella gestione quotidiana perché sono un rompicoglioni ma sono un rompicoglioni onesto, pulito, sano, nel senso che faccio tutto perché antepongo il calcio a tutto il resto, quindi chiedo a tutti, a me per primo, di spingere al 100%. Non ci sono stati momenti difficili anche se l'interruttore è stato un po', spingendo, spingendo, spingendo, comunque usciva fuori la persona. L'interruttore mio era sempre l’io come persona, penso di essere stato apprezzato come persona perché mi comportavo in maniera corretta e pulita, mai per ingannare o mai per far fuori qualcuno".

T'IMMAGINI: “T’immagini, la faccia che farebbero, se da domani davvero, davvero tutti quanti smettessimo. T’immagini, quante famiglie sul lastrico, altro che crisi del dollaro questa sì che sarebbe la crisi del secolo”. Questione SuperLega. Ha già detto che è uno sfogo che rifarebbe. Ma forse è passato in sordina che lei aveva chiesto a Carnevali di non giocare con il Milan. Era pronto davvero a non giocare? Ha pensato alle conseguenze o, citando Vasco, t’immagini le conseguenze? E alcuni l’hanno attaccata, ricordando le sue parole, quando ha accettato l’offerta dello Shakhtar, dicendo che è andato lì per soldi: cosa si sente di rispondere?
"Senza sapere che allo Shakhtar avevo detto, prima di firmare, che se si fossero uniti alla SuperLega sarei andato via! Quando fai le cose le fai senza pensare alle conseguenze. Quelle cose dette prima di Milano le ho dette perché le pensavo e le penso ancora. Non ce l'avevo con i tifosi, con l'allenatore o con i giocatori del Milan perché non c'entravano, ce l'avevo con un modo di pensare che non è un modo di pensare, dal mio punto di vista, corretto. Ogni tanto penso che ci sia bisogno di esporsi, almeno nelle persone che rappresentano dei ruoli di responsabilità. Io ero l'allenatore di una squadra provinciale che andava a giocare sul terreno di gioco di una squadra che aveva aderito alla SuperLega ed era giusto, secondo i parametri della mia educazione, che mi esponessi, dicendo quello che pensavo. 'T'immagini la faccia che farebbero' non l'ho nemmeno pensato: lo dico e poi vediamo".

SPLENDIDA GIORNATA. “Ma che importa se è finita, che cosa importa se ho la gola bruciata o no? Cosa importa s'è durata, quello che conta è che sia stata una splendida giornata. Stravissuta, straviziata, stralunata”. Sicuramente sono stati tanti i momenti belli vissuti in neroverde. Ma la splendida giornata, una sola, quella che ricorderà per sempre, qual è stata?
"La vittoria di Milano, col Milan, è stata bellissima. La vittoria di Napoli senza tanti giocatori è stata bellissima anche quella. L'ultima partita con la Lazio, il saluto ai giocatori, è stata durissima perché è stata emozionante, quando ci sono le emozioni vuol dire che è una cosa bella perché ti accorgi che hai lasciato qualcosa, un po' di più del lavoro, perché poi il lavoro finisce ma rimane la persona. Direi che non è stata una sola splendida giornata ma sono stati tre anni splendidi".

C'E' CHI DICE NO. “C’è chi dice no, c’è chi dice no, io non mi muovo”. Quante e quali offerte ha rifiutato in questi anni neroverdi? Quelle conosciute sono Roma, Spartak Mosca e Fiorentina. C’è altro? C’è un giocatore al quale ha detto no?
"Ci sono stati alcuni momenti in cui potevo andare via già nel primo anno, così il secondo e così l'ultimo a gennaio, a campionato in corso. Ma onestamente non ho detto di no, perché se tu dici di no hai pensato di poter andare via ma io non ci avevo nemmeno pensato. E probabilmente sarebbe stato così anche quest'anno se non avessi capito che probabilmente più di quello che abbiamo fatto non potevamo fare. Per quanto riguarda i giocatori non è neanche corretto fare nomi, qualcuno potevamo prenderlo e non l'abbiamo preso. A me piace, anche tutt'ora, tenere tutti quelli della rosa protagonisti, falli sentire mentalmente dentro al campionato, potenziali titolari tutti e se intravedevo la possibilità che uno poteva coprire oppure oscurare lo spazio di un altro o non poteva servire dal punto di vista tecnico, si diceva di no e si andava da qualche altra parte".

IL MONDO CHE VORREI. “Non si può fare quello che si vuole, non si può spingere solo l'acceleratore. Guarda un po', ci si deve accontentare. Qui si può solo perdere. E alla fine non si perde neanche più”. Qual è il suo rapporto con la sconfitta?
"Se fai uno sport di competizione la sconfitta devi metterla già in preventivo. Io dico sempre che puoi scegliere come perdere e la modalità posso modificarla. La vittoria o la sconfitta un po' meno".

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De Zerbi SuperLega
Sezione: Esclusive / Data: Gio 12 agosto 2021 alle 16:14
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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