Premio Bearzot a Roberto De Zerbi! L'allenatore dello Shakhtar ed ex tecnico del Sassuolo è stato premiato quest'oggi a Roma e ha parlato alla stampa presente anche del suo futuro. Queste le sue parole raccolte da TMW: "Guardando anche chi mi ha preceduto mi fa molto piacere ricevere questo premio. Metto sempre insieme la persona e il professionista, non si possono scindere le due cose, restare in Ucraina con il mio staff è stata una scelta normale per noi. Adesso aspetto di capire cosa sarà del campionato ucraino, per una questione morale. Se riparte, dove riparte. Vediamo cosa succederà. Sono legato a quel Paese, sotto il punto di vista lavorativo e non solo. Vediamo, siamo in attesa".

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Ancora De Zerbi: "Lo stare a casa a vedere quei posti dove ho vissuto è stato difficile, la mia squadra è sfasciata, era forte e stava iniziando a vedere i primi frutti del nostro lavoro. Aver per colpa di altri sfasciato tutto provoca fastidio e dispiacere. In quei giorni a Kiev vivevamo insieme ai brasiliani in hotel, quindi avevamo un rapporto molto stretto, poi ognuno è tornato nel proprio Paese e ci sentivamo via telefono con gli ucraini. Il calcio è comunque la mia vita e le partite le ho guardate, non subito dopo ma quasi. Mi piacerebbe iniziare a capire cosa fare, sono passati tre mesi e il desiderio è quello di tornare ad allenare, anche in Italia, che ha la precedenza su tutte. La guerra? Si capisce che da un momento all'altro può cambiare tutto, il mercoledì mattina ci siamo allenati e il giovedì eravamo in hotel barricati. Il popolo ucraino sta combattendo per la libertà, per la propria terra".

Ai microfoni di Sky ha aggiunto: "Se il Parma mi marca stretto? No, non ho mai sentito nessuno e non ho sentito nessuna squadra italiana. Vediamo, io chiaramente sono italiano e l'Italia è il Paese più bello di tutti, dove si vive meglio che altrove. Poi cerco le condizioni giuste per allenare: se in Italia, sono più contento. Se fuori, vuol dire che migliorerò sotto altri aspetti. Gli allenatori? Io non sono d'accordo nel distinguere tra allenatori giovani e anziani. Bisognerebbe distinguere tra bravi e non bravi, capaci e non capaci. Poi ognuno ha il metro per giudicare la bravura, ma Ancelotti che non è più giovanissimo ha dimostrato che l'età conta poco. Io credo che al nostro calcio serva del ritmo, ma questo è conseguenza del talento: l'Italia ha bisogno di talenti, con questi si trova il ritmo. Senza, si fatica a trovare un po' tutto".

Sezione: Non solo Sasol / Data: Lun 16 maggio 2022 alle 13:31
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
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