Sfida anche l'anagrafe Francesco Magnanelli, che a novembre compirà 36 anni e si gode tutto dall’alto di 453 presenze in campionato con gli emiliani. Il centrocampista e capitano del Sassuolo, simbolo neroverde, si è raccontato ai microfoni del Corriere dello Sport: "Adattamento? Ho dovuto farlo. Rispetto chi ne sa più di me per risolvere prima possibile questa situazione che ha spiazzato".

Chi comanda di più in casa con sua moglie Annalisa e i figli Sofia e Vittorio?
"Comandano loro. Ci dividiamo i compiti, io cerco di essere d'aiuto. Abbiamo due figli straordinari che non creano problemi. I bambini ti stupiscono sempre e reagiscono in modo che nessuno immagina".

Suo figlio ha quasi 5 anni, gioca a calcio? 
"Gioca con me e gli piacciono tante cose. Per ora tocca la palla soprattutto con le mani".

Parla del Coronavirus con Sofia e Vittorio? 
"Bisogna cercare di essere trasparenti. Ci seguono e lo fanno con naturalezza".

Se nel 2005 appena arrivato a Sassuolo le avessero detto che ci sarebbe rimasto così tanto?
"
Una follia. All'epoca vivevo alla giornata, mi hanno fatto restare la voglia di crescere e l'incastro di tante situazioni. Siamo da 7 anni in Serie A ed è un traguardo che va oltre le promozioni. Si può raggiungere il massimo, ma rimanerci è più importante".

Cosa rappresenta il capitano di lungo corso? 
"Mi sono prefissato di non mollare mai, migliorarmi e impormi nella continuità. Sono cresciuto diventando un buon giocatore di Serie A. E' una cosa bella fare il capitano del Sassuolo, significa aver fatto un certo cammino diventando un punto di riferimento". 

Il 4 della maglia è anche un numero simbolo per lei?
"
Per casualità l'ho scelto e poi ritrovato spesso nella mia vita, dal numero delle case abitate al fatto che stava sulla camera dov'è nata mia figlia. Poi ti affezioni, ormai ho la prelazione".

Ha mai pensato di cambiare aria? 
"Ai tempi della Serie B c'è stata qualche offerta e ci stavo pensando. Credevo che fosse finito il mio percorso, poi le circostanze mi hanno rilanciato ancora più forte a Sassuolo. La mia strada non l'hanno fatta in molti, io l'ho voluta e mi ha ripagato".

Torneremo più forti di prima o niente sarà più come prima? 
"Le due cose possono unirsi: la forza di tornare e per certi aspetti diversamente da prima. Penso specialmente alla prima parte del ritorno alla normalità, dovremo convivere. Però torneremo e cambieremo, ce lo impongono gli scenari, senza pensare solo a se stessi. Questo virus lascia dolore e danni, però possiamo imparare a rapportarci meglio, a capire di più le cose importanti della vita e il rispetto". 

Come si torna in campo? 
"Ne stiamo discutendo, il governo e gli organismi del calcio stanno valutando come e quando. Non vorrei che si stia frenando. Ci sono tanti aspetti, siamo un'azienda importante che crea ricchezza nel Paese. C'è bisogno di ripartire alle giuste condizioni".

La stagione si può concludere? 
"Se lo vogliamo sì, se il governo vuole si può. Non vorrei che ci sia una frenata. Possiamo aspettare e si può tornare con protocolli chiari, pronti a ogni evenienza e consapevoli che il rischio zero non ci sarà".

Sta pensando al futuro personale? 
"E' da persone intelligenti guardarsi attorno. Non smetterò tra poco, ho il contratto fino al 2021 e andrò avanti se il fisico reggerà e sarò competitivo. Poi dipenderà dalla società e dall'allenatore. Vorrei restare nel calcio, mi piacerebbe allenare. Non cercherò ruoli di facciata".

Cosa vi dite con i compagni? 
"Nella chat parliamo di come va. Ci sono i ragazzi stranieri che vivono da soli, vogliamo fare gruppo anche in questo modo. Ci confrontiamo su tutto prendendoci anche un po' in giro per sdrammatizzare".

De Zerbi vi martella anche a distanza? 
"Lui non è nella nostra chat e non fa riunioni video. Ci lascia tranquilli anche se è sempre presente, chiama e ci è vicino".

De Zerbi rimarrà? 
"Ho fiducia. Credo che, pur essendo pronto, non gli interessa arrivare prima possibile alle squadre top ma farlo con un potere decisionale. Non cerca una chance con una squadra interamente fatta da altri, vuole essere nel progetto. A Sassuolo il programma sta dando i frutti e lui può migliorarlo".

Ci sono tante voci su Berardi, Boga e Locatelli: teme una rivoluzione? 
"Non lo so, forse il virus è un alleato per non farceli portare via. Sono forti, di qualità e prospettiva. Mi piacerebbe che restassero più a lungo possibile. Berardi ha un forte senso di appartenenza, Boga e Locatelli hanno grandi mezzi e sono maturati. Giocatori così ce ne sono pochi".

Sezione: News / Data: Ven 01 maggio 2020 alle 10:01
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
vedi letture
Print