Eusebio Di Francesco è stato l'ospite di A Casa con Sky Sport e ha parlato anche della sua esperienza a Sassuolo. Il tecnico, ora senza squadra, ha parlato del gol di Missiroli, degli anni a Sassuolo con gli Squinzi, dell'ambiente e non solo. Ecco le sue parole.

Quanto hai impiegato a perdonare tuo figlio Federico dopo quel Sassuolo-Bologna vinto dai rossoblu?
"Solitamente ai figli si perdona di peggio (ride ndr). Ho fatto presto. In questo momento poi lui mi ha dato una grandissima gioia, mi ha fatto diventare nonno".

L'esperienza al Sassuolo? (Prima un messaggio di Remo Morini che lo ha salutato a nome di tutti i neroverdi)
"Sono molto vicino alla realtà sassolese ma alla realtà in generale. Come a Piacenza, dove ho giocato tanti anni, ho un'associazione benefica che in questo momento sta cercando di aiutare tante persone bisognose. Stando a casa puoi stare solo vicino sotto il punto di vista morale a queste persone. Quando vedo la maglia di Missiroli e rivedo le immagini col Sassuolo mi vengono i brividi. Sono ricordi stupendi fatti con un gruppo magnifico in un ambiente unico. Lavorare a Sassuolo per tanti è un privilegio con una società seria, peccato non ci siamo più due persone splendide come il dottor Squinzi e la dottoressa Spazzoli perché rappresentavano proprio nei modi e negli atteggiamenti lo stile Sassuolo".

Quanto tempo ha bisogno una squadra per recepire la tua mentalità di giocare?
"Ogni gruppo ha una sua identità e all'interno ha delle determinate personalità. Sei tu che devi essere molto bravo a calarti all'interno delle realtà dove vai sapendo che non tutti i gruppi hanno la stessa capacità di capire determinati meccanismi. Io ho bisogno di calciatori che abbiano qualità in generale però ho capito devi avere anche tanta fisicità. Dipende dove vai ad allenare, dipende quello che tu vuoi. Posso dire due mesi, tre mesi e tante volte con un mese e mezzo. A Sassuolo ci sono riuscito da subito perché sono riuscito ad entrare nella testa dei calciatori in maniera efficace e veloce. A Roma ho impiegato un po' di più però ci sono riuscito ugualmente dare una determinata mentalità. Peccato non aver potuto proseguire per tanti motivi. Dare un tempo effettivo non è facile però tutti sanno che quando prendi un allenatore come me anche i dirigenti devono mettermi a disposizione determinati giocatori".

L'attaccante più forte con cui hai giocato e l'attaccante più forte con che hai allenato?
"Con cui ho giocato ne scelgo tre: Montella, Batistuta per la sua prepotenza e per la sua forza. Lui era arrivato per vincere. Il giocatore più talentuoso è scontato dirlo ma è Francesco Totti per capacità impressionanti non solo tecniche ma anche fisiche. I calciatori che ho allenato dico Edin Dzeko, come giocatore che ho visto crescere e per me merita palcoscenici importanti e non è ancora arrivato, e ha rifiutato di venire da me perchè si è sentito una terza scelta, è Domenico Berardi".

Berardi?
"Lui ha l'ambizione. Ha personalità perché uno che rifiuta e vuole essere, fra virgolette, desiderato come giusto che sia in tante situazioni. L'ultimo anno che ero a Roma ero criticato perché mi dicevano di dimettermi perché non hanno fatto il mercato che volevo. Oggi se ci dimettiamo abbandoniamo la barca, se non lo facciamo non abbiamo il carattere. Quale è la cosa giusta? La cosa giusta è essere sé stessi, cercare di tirare fuori il meglio da quello che hai e da quello che è il tuo lavoro".

Sezione: News / Data: Lun 06 aprile 2020 alle 20:31
Autore: Redazione SN / Twitter: @sassuolonews
vedi letture
Print