Prima la salvezza con il Grosseto, poi il futuro. Federico Artioli, centrocampista classe 2001, è uno dei tanti giovani che in estate ha salutato Sassuolo per andare a giocare con continuità. Prima esperienza tra i grandi in una piazza importante come Grosseto per l'ex capitano della Primavera neroverde che lo scorso anno ha sfiorato i playoff. È arrivato al Sassuolo nel 2014, dalla SPAL, e dopo i primi momenti difficili lontano da casa, come è normale che sia per un ragazzo, nel distretto delle ceramiche ha trovato l'ambiente ideale per crescere. E 'Artio' si racconta in esclusiva ai microfoni di SassuoloNews.net, tra sogni e realtà. Ecco le sue dichiarazioni.
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Federico, 29 presenze complessive per 1.273 minuti in campo tra campionato e Coppa Italia. In C hai trovato anche due bei gol, l’ultimo contro il Montevarchi di Mercati, e hai all’attivo un assist. Nella prima parte di stagione hai giocato un po’ meno da titolare, ora sei titolare indiscusso. Come valuti questa tua prima esperienza tra i grandi?
"Ho fatto un bel percorso qui a Grosseto. All'inizio ho avuto poco spazio, mi dovevo ambientare. Non sono particolarmente della mia prima parte di stagione, nella seconda parte invece ho sempre giocato e sono soddisfatto, anche a livello di numeri. Spero in queste ultime tre partite di fare un altro gol".
Non state vivendo un’annata facile però il discorso salvezza è ancora aperto. Nelle ultime 5 gare avete conquistato 6 punti. Cosa non ha funzionato quest’anno?
"Il primo problema è stato trovare il gol, questo è stato il nostro problema più grosso ma ce la possiamo fare. Siamo a -1 dall'Imolese, mancano 3 partite, visto il calendario, se ce la mettiamo tutta possiamo toglierci le nostre soddisfazioni".
Qual è la cosa più importante che hai imparato quest’anno e che sicuramente ti servirà nelle tue prossime esperienze?
"I consigli dei più esperti. Con la loro esperienza mi hanno aiutato, da qualsiasi allenamento, sia quando non giocavo che quando giocavo, e questo, lo ripeto ogni giorno anche a loro, me lo porterò dietro come bagaglio".
Una domanda più seria. È scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina, tu sei un ragazzo, come stai vivendo tu tutto questo e come la sta vivendo la squadra? Se ne parla nello spogliatoio?
"Ne parliamo e sicuramente speriamo finisca al più presto. Già abbiamo avuto due anni non bellissimi a causa del Covid, che ancora c'è, se poi ci si mette anche la guerra non c'è più pace. Speriamo torni tutto alla normalità".
Tu sei arrivato a 14 anni in neroverde, dalla SPAL. Ho letto che inizialmente non ti eri ambientato benissimo e volevi tornare a casa: è vero? Mi racconti perché? E poi cos’è scattato?
"Perché ero andato via di casa. Io con i miei genitori ero felice ed ero contentissimo di andare al Sassuolo. Facevo tanto il leone ma poi ho fatto fatica quando mi sono ritrovato da solo in un convitto. Poi ci sono delle persone eccezionali che mi hanno aiutate: dai miei compagni, al tutor, è un'esperienza che rifarei altre 200 volte, è stata un'esperienza davvero importante".
Una battuta: ma se si affrontano Sassuolo e SPAL tu per chi fai il tifo?
"Sassuolo, però simpatizzo per la SPAL che è la squadra della mia città".
E invece cosa ti porti dietro dalla trafila nelle giovanili con il Sassuolo?
"Tante cose, tante emozioni. Non c'è una cosa in particolare, non saprei neanche dirlo. Penso di aver imparato e appreso qualsiasi cosa. Mi sono trovato bene sia in campo che fuori dal campo. A Sassuolo ci sono persone competenti, è una società di grande livello".
L’anno scorso eri capitano del Sassuolo Primavera, quest’anno ti sei ritrovato per la prima volta in un mondo opposto, ovvero sei uno dei più giovani e giochi in Serie C. Quali differenze hai trovato tra la Primavera e la C? Il salto è davvero così importante?
"A livello di intensità, devi correre su ogni pallone come in Primavera, però in Primavera c'è più spazio per fare la giocata, mentre in C anche nello scontro fisico trovi persone più grandi e più piazzate, quindi lo scontro fisico è la prima cosa che si nota. Quando vai affrontare gente della tua età è un conto, quando ti ritrovi contro gente come può essere Ardemagni, la cosa cambia".
In queste ultime settimane si è parlato della crisi dei giovani italiani. Ma non abbiamo più talenti oppure c’è un problema di mentalità? Ad esempio per noi i ’99 sono considerati giovani ma hanno 23 anni, in altri Paesi giocano già i 2003 e i 2004…Cosa si può fare per migliorare?
"Bisognerebbe dare più spazio ai giovani, noi italiani siamo forti come gli stranieri, magari con un po' più di fiducia...se guardi il Barcellona, c'è Gavi che è un 2004 e sembra un fuoriclasse. Anche noi giovani italiani abbiamo qualità importanti, bisogna darci più spazio e ne possiamo uscire perché le qualità ci sono".
Tornando al Sassuolo, hai lavorato in prima squadra con De Zerbi e sei andato in panchina con Roma e Inter. Cosa ricordi di quei momenti? Che allenatore è stato per te De Zerbi? E Bigica?
"Mister De Zerbi è stato un grande allenatore per me. Mi ha tirato fuori qualcosa anche a livello di carattere, andavo all'allenamento sempre motivato cercando di dare qualcosa di più. Allenarmi con gente che fino al giorno prima vedevo in tv e poi allenarmi insieme è stata un'emozione bellissima, soprattutto quando sono andato in panchina con la Roma e poi a San Siro con l'Inter, è stata una delle emozioni più belle della mia vita e per questo lo ringrazio. Mi hanno insegnato tanto sia lui che il suo staff, come Paolo Bianco. Ringrazio anche mister Bigica, è un grande allenatore e lo ha dimostrato in Primavera. Ci faceva giocare a calcio ma anche lui a livello di carattere voleva sempre che tu dessi qualcosa in più, una corsa in più, non mollare mai e anche lui è stato un grande allenatore. Lo sento ogni tanto e mi porto dietro tanto anche da lui, mi ha insegnato tanto".
Avevi legato con qualcuno dei senatori? Che rapporto avevi con loro?
"Con Francesco Magnanelli parlavo spesso, cercavo di apprendere qualsiasi cosa da loro: quando mai mi capiterà un'occasione del genere? In quei momenti cercavo di prendere spunto da qualsiasi giocatore. È stata un'emozione incredibile giocare con lui, anche con Obiang. Parlavo tanto anche con Traore che nonostante sia giovane ha già tanta esperienza".
Hai giocato anche in Primavera con Giacomo Raspadori. Tutti dicono che sia un ragazzo con la testa sulle spalle e si vedeva sin da giovane che aveva una luce diversa. Hai un aneddoto su di lui? È tutto vero quello che si dice su di lui?
"Assolutamente sì, è un professionista sia fuori che dentro il campo. A parte che è un talento indiscusso e penso lo abbiano visto tutti, ma anche fuori dal campo è una persona umilissima. Io e Turati non avevamo la macchina e lui ci veniva a prendere al convitto, è sempre stato disponibile. È una grande persona e lo sta dimostrando, si dedica sempre al lavoro e sta avendo quello che si merita".
Quest’anno il Sassuolo è decimo, il sogno europeo sembra svanito. Vista da fuori, come giudichi l’annata dei neroverdi di mister Dionisi?
"Secondo me è una grande annata perché mister Dionisi ha un po' ripreso ciò che ha lasciato De Zerbi e lo ha fatto bene, anche perché ha vinto a San Siro, in casa della Juve. Se il Sassuolo continuerà a crescere come sta facendo potrà togliersi delle grandi soddisfazioni perché è una società organizzata. Io dico sempre che è una grande famiglia e penso che una società migliore non si possa trovare, ma non lo dico perché sono di parte. È veramente una grandissima società e li ringrazio perché mi hanno cresciuto loro".
Se ti dico invece Filippo Artioli? Quanto è importante tuo fratello, che è un calciatore come te? Che rapporto avete?
"Mio fratello è un po' tutto quello che ho, giocando a calcio anche lui mi dà tanti consigli. Ho preso scelte in passato e cerco di anticipare ciò che lui può aver sbagliato. Parlo tutti i giorni con lui, è la parte più importante della mia vita, giocando anche lui siamo molto legati, c'è un rapporto bellissimo. Chi è più forte tra i due? Lui lui...".
Avevi un idolo da ragazzino? Chi era?
"Cristiano Ronaldo, anche se non è il mio ruolo, è il mio idolo anche adesso, è strano ma cerco di prendere spunto da lui, mentre nel mio ruolo mi ispiro a Barella".
Doppia domanda sul futuro: dove ti vedi l’anno prossimo e dove ti vedi tra 5 anni?
"Il mio sogno è giocare in Serie A, penso sia il sogno di tutti quelli che giocano a calcio. Per l'anno prossimo poi si vedrà, intanto voglio salvarmi con il Grosseto cercando di dare una mano a questa società perché ce lo meritiamo. Spero entro due anni di fare un salto in Serie B. Io cerco di fare il mio percorso, preferirei giocare e farmi le ossa, per un giovane è importante giocare, poi si vedrà".
Chiudiamo come sempre con un giochino, 10 domande a bruciapelo per conoscerti meglio. Risposta secca.
Cristiano Ronaldo o Messi?
"Cristiano Ronaldo".
Film o serie tv?
"Serie tv".
Pizza o sushi?
"Pizza".
Crescentina o gnocco fritto?
"Gnocco fritto".
Rock o rap?
"Rock. Grazie a quel 'folle' di Stefano Turati, sono stato in camera con lui e adesso ascolto anch'io rock, mi gasa tantissimo".
Bionda o mora?
"Castana perché la mia ragazza è castana".
Mutande o boxer?
"Boxer".
Mare o montagna?
"Mare".
Roma o Parigi?
"Roma".
Coca Cola o Pepsi?
"Coca Cola".
Si ringraziano Federico Artioli e il Grosseto per la disponibilità dimostrata in occasione di questa intervista.
Autore: Antonio Parrotto / Twitter: @AntonioParr8
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